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“Troppi giovani non sono valorizzati. Migliorare retribuzione e welfare è un guadagno per tutti”


Talenti. È il nome della collana dedicata da Edizioni Lavoro alle professionalità, che non sempre il mercato del lavoro italiano riesce a valorizzare e a trattenere. Il deflusso verso l’estero di giovani e meno giovani con elevate competenze non è compensato dagli arrivi di personale qualificato nel nostro Paese, che nel rapporto tra condizioni del lavoro (retribuzioni in primis, ma non solo), costo della vita e qualità dei servizi appare poco competitivo. A porre la questione in modo strutturato è stata l’Emilia-Romagna, con una legge regionale per l’attrattività dei talenti a partire dalla quale «si possono individuare linee di lavoro da discutere anche a livello nazionale», assicura Filippo Pieri, segretario generale di Cisl Emilia-Romagna e promotore della collana Talenti.

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Segretario, perché il sindacato si occupa di attrattività del capitale umano? Non è un problema delle imprese?

«L’efficienza del mercato del lavoro – e dunque la capacità di far incontrare domanda e offerta – è un tema che non può non interessare il sindacato. Se troppi giovani non si sentono valorizzati e riconosciuti nelle proprie competenze, la questione ci riguarda. In Emilia-Romagna avvertiamo da tempo il problema, a partire dalle professionalità con competenze strategiche, molto ricercate in relazione all’innovazione».

Ci spieghi.

«Aerospazio, big data, infrastrutture critiche, biotecnologie. Sono solo alcune delle aree di sviluppo su cui si concentrano le aspettative per i prossimi anni. Alla base di tutto però ci sono le teste: ancora prima dei grandi calcolatori che fanno di Bologna la capitale europea del supercalcolo, ci sono le competenze e le esperienze di persone in carne e ossa. Ecco i talenti, a cui si è scelto di dedicare una legge regionale (l.r. 2/2023), allo scopo di promuovere l’attrattività, convogliando le risorse della politica di coesione fino al 2027. Risorse che ci auguriamo non vengano tagliate nel prossimo bilancio pluriennale europeo (2028-2034), oggi in discussione».

Ci si occupa solo dei lavoratori più qualificati o c’è una prospettiva per le competenze più comuni?

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«Il sindacato si occupa di tutti i lavoratori. Senza dubbio, i più qualificati hanno una parte importante – diamo voce per esempio alla categoria dei ricercatori (universitari, ma anche sanitari e della ricerca pubblica), troppo spesso ignorata in Italia e attratta all’estero – ma la nozione di talenti che abbiamo messo a punto in Emilia-Romagna è più ampia e individua i lavoratori che, a prescindere dai titoli di studio, hanno competenze richieste dalle imprese e di non facile reperimento sul mercato. Se lavoriamo per migliorare le condizioni dell’occupazione (organizzazione del lavoro, retribuzione, welfare) ci guadagniamo tutti».

Come si arriva al progetto editoriale?

«In dialogo con il direttore di Edizioni Lavoro, Andrea Benvenuti, ci siamo resi conto che il tema dell’attrattività del capitale umano desta interesse ben oltre il territorio regionale, arrivando a interrogare l’intero sistema Paese. Basti pensare che il saldo degli espatri arrivi a costare al Paese più o meno 4,5 miliardi di euro all’anno. In pratica, regaliamo alte competenze ad aziende e sistemi pubblici di altri Paesi, nostri competitor, attraverso i lavoratori qualificati che si stabilizzano all’estero. I dati Ocse a tal riguardo sono allarmanti: 164mila euro è il costo medio sopportato dalle casse pubbliche per ogni laureato, 228mila per i dottori di ricerca. Senza contare poi il cosiddetto costo-opportunità. La Collana nasce con l’intento non di offrire improbabili soluzioni prêt-à-porter, ma di mettere al centro la questione, a partire dalle esperienze d’avanguardia dei territori».

Avete presentato l’iniziativa editoriale a Bologna.

«È stata insieme una tappa inaugurale e una chiamata alle armi, che sono lieto di poter ribadire: siamo aperti al dialogo con chi volesse proporre temi e spunti di riflessione su questi temi. Tra i nostri interlocutori, oltre agli autori e ai curatori del libro, tengo a sottolineare il dialogo con il vicepresidente di Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, che ha voluto la legge regionale sull’attrattività dei talenti, con l’economista Stefano Zamagni e con il segretario nazionale di Cisl, Mattia Pirulli».

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