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Tasse, adesso tocca al ceto medio. Parla il viceministro all’Economia Maurizio Leo




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Ultim’ora news 25 luglio ore 20


Riduzione delle tasse: «ora tocca al ceto medio». L’annuncio riguarda quel mondo complesso del nostro sistema fiscale e le parole sono del viceministro all’Economia e alle Finanze, Maurizio Leo (Fratelli d’Italia), che della riforma tributaria è il principale autore e realizzatore. Leo, pazienza certosina nell’affrontare con preparazione e calma serafica una sfida mondiale per un Paese come il nostro, parla con Milano Finanza in un caldo pomeriggio di luglio mentre l’Italia è a metà del guado tra le ottime notizie sulla finanza pubblica e le nubi che incombono ancora per i dazi di Donald Trump.

Domanda. Viceministro, il governo Meloni ha compiuto mille giorni. Che bilancio fa dal punto di vista fiscale e che punto è il cantiere della riforma?

Risposta. Siamo molto soddisfatti per quanto fatto in questi due anni. Oggi possiamo dire senza timore di smentita di avere superato abbondantemente la metà del percorso di riforma intrapreso. Ad oggi sono pubblicati in gazzetta ufficiale sedici decreti legislativi, mentre tre sono stati esaminati in prima lettura dal Consiglio dei ministri. A questi si aggiungono sei testi unici, quattro in Gazzetta Ufficiale, uno in corso di pubblicazione e due approvati in prima lettura. Ma c’è di più.

D. Cosa?

R. In questi mille giorni di governo non ci siamo limitati a disegnare una riforma organica del sistema tributario – la prima dopo oltre cinquant’anni – ma lo abbiamo fatto con la massima prudenza, rispettando gli equilibri di bilancio e senza cedere alle sirene del populismo che abbiamo visto in passato. Soprattutto, abbiamo mantenuto molti degli impegni presi in campagna elettorale, dimostrando che la buona politica, quella fatta con serietà e responsabilità, esiste ancora.

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D. Nell’ultimo Consiglio dei ministri avete approvato due provvedimenti importanti, che effetti avranno?

R. Sì, il primo riguarda tematiche del terzo settore, della crisi d’impresa e alcune correzioni in materia di Iva. Per quanto riguarda le ODV e le APS, abbiamo allineato, come per i forfetari, il tetto per l’esclusione dell’Iva da 65 mila a 85 mila euro. Il provvedimento inoltre sospende le plusvalenze che sarebbero potute sorgere con l’entrata in vigore del Codice terzo Settore laddove le attività considerate oggi «commerciali» rientrerebbero tra quelle «non commerciali».

D. Il secondo provvedimento riguarda invece i testi unici?

R. Esatto, in particolar modo abbiamo approvato quello relativo alle disposizioni legislative in materia di imposta di registro e altri tributi indiretti. Tutto questo sta portando a un riordino sistematico di tutta la materia tributaria. Il nostro obiettivo è mettere ordine e far sì che poi in tempi ragionevoli si possa costruire il codice tributario.

D. Quando vedremo i primi risultati concreti nell’abbassamento delle tasse, obiettivo primario del governo Meloni?

R. I risultati sono già sotto gli occhi tutti. Ma «Va fatto di più» come dice il nostro Presidente del Consiglio. Dal primo gennaio 2024 è già in vigore il taglio dell’Irpef e la riduzione del cuneo fiscale. Questi interventi hanno portato nelle buste paga degli italiani fino a circa 1.000 euro in più l’anno. Si tratta di risorse in tasca alle famiglie, grazie al nuovo sistema a tre aliquote e agli sgravi fiscali sulle fasce medio-basse. Ma abbiamo voluto dare un segnale concreto a chi ne aveva più bisogno.

D. Ci si ferma qui?

R. Ora, chiaramente, il nostro sforzo deve concentrarsi sul ceto medio ovvero coloro i quali hanno un reddito tra i 28 mila e i 60 mila euro.

D. Spesso le riforme si arenano sui decreti attuativi. Com’è la situazione su questo fronte?

R. Rispetto al quadro che ho fatto poc’anzi, sono costretto a smentire questa interpretazione. Tra decreti ministeriali e direttoriali abbiamo emanato oltre 75 provvedimenti, abbondantemente oltre la metà di quelli previsti. E non si tratta di provvedimenti spot, ma misure concrete per rendere operativa la riforma fiscale.

D. A che punto è il concordato preventivo biennale?

R. Il concordato preventivo biennale oggi è realtà. In questi mesi abbiamo lavorato per migliorare ulteriormente una misura che al suo esordio ha dato buoni risultati. Nonostante scontasse il fatto di essere poco conosciuto, al concordato hanno aderito il 20% dei soggetti ISA e ha portato all’affidabilità fiscale circa 190 mila contribuenti, in un colpo solo. Non sono risultati da poco. Per il futuro l’obiettivo è continuare così, anche grazie alle nuove semplificazioni introdotte su indicazione delle principali associazioni di categoria, professionali ed imprenditoriali.

D. Da tempo si sostiene che servirebbe un Fisco unico, oltre alla moneta e al mercato unico. È un’utopia sperare di ridurre le disomogeneità nel mercato interno?

R. A livello teorico l’idea di un fisco unico europeo è ambiziosa, ma oggi dobbiamo guardare la realtà. Andare in quella direzione, significherebbe anzitutto cedere una quota significativa di sovranità nazionale, cosa non così semplice e immediata, sia dal punto di vista «tecnico» che politico. Ad ogni modo, il nostro governo è impegnato affinché la tassazione degli investimenti, del lavoro e dei profitti sia il più possibile omogenea tra gli Stati membri. Non vogliamo certo un’Italia «isolata» fiscalmente parlando, ma siamo consapevoli che l’armonizzazione profonda passa per decisioni multilaterali complesse.

D. I dazi di Trump possono avere un impatto negativo sul gettito fiscale?

R. Come ha giustamente affermato il ministro Giancarlo Giorgetti al G7 di Durban, c’è preoccupazione per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie. Il governo ovviamente sta già monitorando con le associazioni di categoria e con i vertici europei quelli che potrebbero essere eventuali contraccolpi macroeconomici. L’auspicio è che si continui a trattare, sotto la regia dell’Unione Europea, per arrivare a una soluzione sostenibile e ragionevole per tutti.

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D. Come sono i rapporti con la Ragioneria? Il suo collega di partito Marco Osnato ha avuto parole critiche sulla tempistica dei pareri del Mef.

R. Con la Ragioneria Generale dello Stato c’è piena collaborazione. Stimo profondamente il lavoro di questo importante dipartimento del Mef che giorno per giorno garantisce la solidità della Nazione. Permettetemi poi di fare un plauso al ragioniere generale, Daria Perrotta, che sta svolgendo un lavoro egregio, con un livello di professionalità elevatissimo.

D. La Ragioneria è una macchina complessa e tutto ciò che ruota attorno ai conti pubblici è effettivamente una macchina delicata e complessa.

R. Dobbiamo poi considerare che dietro ogni provvedimento c’è il lavoro di decine di servitori dello Stato che fanno funzionare al meglio la complessa macchina pubblica. Dalla ragioneria, al dipartimento delle finanze, passando per le agenzie fiscali, siamo tutti uniti per il bene del Paese. Capisco poi lo stato d’animo dell’ottimo presidente Osnato ma i momenti di tensione vanno considerati per quel che sono: momenti, per l’appunto. Francamente credo sia poco utile soffermarsi su una vicenda che pare abbondantemente superata.

D. Milano Finanza ha appena pubblicato un’inchiesta sui tantissimi miliardari italiani che risiedono all’estero. Cosa si può fare di concreto per far rientrare questi capitali?

R. Stiamo costruendo, attraverso la riforma tributaria, un quadro fiscale improntato alla chiarezza, alla semplicità e alla stabilità. Sono fattori determinanti nelle scelte di localizzazione dei grandi patrimoni. In particolare, stiamo creando un contesto per rendere l’Italia una Nazione affidabile, competitiva e orientata alla valorizzazione dei capitali. Sul fronte delle imprese un decreto attuativo della delega fiscale è intervenuto in questo senso, con l’introduzione del cosiddetto reshoring. Il nostro obiettivo è quello di attirare le imprese stabilite al di fuori dell’Ue per portare la produzione in Italia garantendo un importante vantaggio fiscale.

D. È già operativo?

R. Siamo in attesa del placet dell’Ue in modo da attivare il prima possibile anche questa importante misura. Per le persone fisiche esistono già diverse misure agevolative come quelle per i neo residenti e gli impatriati.

D. Capitolo successioni. Sempre il nostro giornale ha rivelato che nel 2030 ammonteranno a 20 miliardi le eredità senza eredi che finiscono allo Stato. C’è qualcosa che si può fare nell’ambito della riforma fiscale?

R. Su questo tema c’è molta attenzione da parte nostra, anche perché il 2030 non è poi così lontano. Sono convinto che su un dossier così delicato ci sia bisogno di un confronto trasversale, e il Parlamento potrà avere un ruolo centrale. Il ventaglio delle misure possibili è ampio. Si potrebbe immaginare di destinare queste risorse a misure specifiche come la riduzione della pressione fiscale, sussidi alle imprese piuttosto che al mondo del Terzo settore.

D. Lei si è occupato anche della parte relativa alla tassazione di borsa, c’è qualche provvedimento in cantiere per incentivare l’afflusso di risparmio verso investimenti produttivi?

R. Stiamo pensando ad alcune misure. Infatti, nella legge delega è prevista non solo la revisione dei redditi finanziari, ma anche un allineamento dell’imposizione fiscale dei Fondi pensione con quello delle Casse di previdenza. Quindi, anche per le Casse arrivare ad un’aliquota del 20% sul rendimento degli investimenti, purché destinati all’economia reale. Il risparmio privato rappresenta un patrimonio prezioso per l’Italia e, se adeguatamente indirizzato, può contribuire in modo significativo alla crescita del Paese. (riproduzione riservata)

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