«Il giro della Madonna»
Righetti, Murari e Schiorlin hanno pedalato e avviato una raccolta fondi per la ricerca sull’atassia telangiectasia, malattia rara neuro degenerativa che colpisce i muscoli dei bambini
Fausto Righetti e Giorgio «Musseu» Murari (a sinistra) e i tre ciclisti premiati in Consiglio comunale
Sport, santuari mariani e solidarietà. I negraresi Fausto Righetti, Giorgio Murari e Doriana Schiorlin hanno pedalato per circa 2.900 chilometri in mezza Europa, dall’Italia all’Albania, passando da Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro, per un totale di 26mila metri di dislivello. Per 21 giorni, macinando un media di 150 chilometri giornalieri, prima dell’arrivo del grande caldo estivo. Gambe forti, animo curioso e cuore in mano.
Con il loro «Giro della Madonna», infatti, hanno avviato una raccolta fondi da destinare alla ricerca medico scientifica sull’atassia telangiectasia, una malattia rara neuro degenerativa che colpisce i muscoli dei bambini. Rendendoli incapaci di svolgere qualsiasi normale attività e costringendoli a una vita di sofferenza. Sono rientrati da oltre un mese, ormai. Ma continua l’onda lunga della solidarietà che hanno innescato.
«Macché impresa, ce ne sono di ben maggiori», minimizza, sorridendo, Righetti. «Penso ai bimbi colpiti da questa patologia e alle loro famiglie, ad esempio. Trattandosi di una malattia rara, le case farmaceutiche non trovano interesse a fare ricerca, ma ce n’è un gran bisogno: con il nostro giro abbiamo voluto accendere i riflettori sul problema e avviare una raccolta di donazioni che rimarrà attiva fino a settembre».
In favore dell’Associazione nazionale atassia telangiectasia sono stati accumulati fino al 21 luglio 3.360 euro, su un traguardo prefissato di 15mila. «Finora c’è stata una bella risposta, siamo soddisfatti», commenta. «Ma la raccolta continua e ogni altra donazione che faccia salire la cifra è la benvenuta».
Per saperne di più e aderire alla causa è possibile consultare il sito web www.fondazioneveronese.org e collegarsi a «La via del dono lungo il giro della Madonna». «È una piattaforma veronese che raccoglie fondi per queste iniziative e che ho già potuto sperimentare», spiega il ciclista di Negrar.
Il tragitto
«Il Giro della Madonna» è stato chiamato così per due ragioni: perché si trattava di un lungo percorso, ma anche perché sul tragitto erano previste tappe in un centinaio di santuari mariani, tra cui Monte Berico nel Vicentino e Medjugorie in Bosnia Erzegovina. Dopo il rientro in Italia via mare dall’Albania, a bordo di un traghetto diretto a Bari, l’itinerario è proseguito lungo la costa, passando da posti noti come San Giovanni Rotondo, Loreto, San Luca a Bologna, Madonna delle Grazie a Curtatone «fino ai nostri luoghi veronesi ricchi di fede e devozione come la Madonna del Frassino, della Corona, della Salette per finire alla Madonna di Lourdes sulle Torricelle, a Verona».
Con l’amico Murari, in arte Musseu, ciclista dalle mille e infaticabili gesta, Righetti ha percorso 2.200 chilometri. Poi, a causa di un improrogabile impegno, Musseu si è dovuto staccare. E a supporto è arrivata per gli ultimi 680 chilometri la moglie di Righetti, Doriana Schiorlin. «Non mi ha lasciato solo, le sono grato», sottolinea lui, «affrontando con tenacia e spirito di sacrificio strade spesso trafficatissime e piene di insidie».
Il riconoscimento
L’avventura di sport e solidarietà, patrocinata dal Comune di Negrar di Valpolicella e dalla Provincia, non è passata inosservata in paese. Il trio ha raccolto il plauso di tanti concittadini ed è stato pure premiato dal Consiglio comunale. Durante la seduta assembleare di giugno, infatti, tutti e tre hanno ricevuto una targa di ringraziamento degli amministratori a nome dell’intera comunità durante una breve, ma intensa, cerimonia. «Hanno saputo mettersi in gioco per un nobilissimo fine», ha commentato il sindaco, Fausto Rossignoli.
«Questo riconoscimento ci riempie di gratitudine e ci commuove», dichiara Righetti. «Lo condividiamo con tutte le persone che ci hanno accompagnato, sostenuto, incoraggiato lungo i 2.900 chilometri del nostro viaggio speciale a pedali che ha unito i cuori, acceso la ricerca e portato un messaggio forte: anche una malattia rara può diventare occasione di luce. Queste targhe sono anche loro: ogni pedalata è stata possibile grazie a una comunità che ci ha creduto insieme a noi».
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