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Schlein: «Innoveremo il Veneto: più giusto, sostenibile e vicino alle imprese»


di
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La segretaria del Pd: «Manildo? Mi piace un sacco: è il volto di un centrosinistra che vuole unire»

Elly Schlein arriva in Veneto a dar manforte a Giovanni Manildo, candidato del centrosinistra. Nel pomeriggio, ieri, la segretaria del Pd è planata sulla Festa dell’Unità di Marcon, nel Veneziano, per poi proseguire in direzione Verona. Il momento va sfruttato: nel campo avverso ancora non c’è una parola definitiva sul candidato di centrodestra.

Il Veneto sta vivendo la fine dell’«era Zaia», che spazi di manovra lascia il governatore uscente?
«È evidente che siamo alla fine di un ciclo politico durato 30 anni tra Galan e Zaia. Nonostante i molti tentativi scomposti di prolungare ancora questa stagione, noi siamo convinti che il ricambio oggi in Veneto sia un passaggio salutare e necessario. Zaia ha fatto 15 anni da presidente, quanto poteva offrire al Veneto l’ha offerto, ora è tempo di immaginare un modello più giusto, più sostenibile, capace di accompagnare il suo prezioso mondo produttivo nelle nuove sfide della competitività globale».




















































Questa è una regione storicamente orientata al centrodestra. Con quale messaggio si può far breccia? Come si parla ai ceti produttivi e alla media borghesia cattolica?
«Potrei dire che noi parliamo come mangiamo. Sembra una battuta ma ciò che ha consentito alla nostra proposta di tornare a crescere è il fatto che l’abbiamo portata più vicina ai bisogni dei cittadini e delle imprese. Il governo di centrodestra non se ne sta facendo carico, troppo impegnato a non dare fastidio a Trump che, nel frattempo, minaccia una guerra commerciale che sarebbe devastante per l’economia anche del nostro Nord produttivo. Questa è una delle regioni più ricche e avanzate d’Italia ma dopo anni di crisi economica, pandemia e crisi energetica sono emerse fragilità che nella narrazione trionfalistica della destra che governa la Regione sono state negate. Dopo 30 anni di governo dello stesso colore politico si è sclerotizzato il meccanismo decisionale, è venuta meno la capacità di innovare. L’assenza di ricambio si traduce in mancanza di visione. Noi partiamo dall’ascolto da cui sono nati i temi della nostra campagna».

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Quali sono le priorità?
«Lavoro di qualità, il diritto di restare per i giovani veneti, diritto alla salute, trasporto pubblico e politiche industriali per accompagnare Pmi e mondo agricolo nei cambiamenti che li stanno mettendo fuori mercato»

Come, concretamente?
«Faccio alcuni esempi, in Campania ed Emilia Romagna abbiamo investito per la gratuità del trasporto pubblico per gli studenti, ora è una proposta nazionale. E con i fondi europei abbiamo reso gratuiti, ad esempio in Toscana ed Emilia Romagna l’accesso agli asili nido per chi non ce la fa. E poi la casa: in Toscana abbiamo approvato una legge che regola turismo e affitti brevi. Sulla sanità si può fare molto di più, a cominciare, come rilevato dalla Corte dei Conti, dal personale e dalle liste d’attesa senza sbilanciamenti sul privato. Ma anche la sanità accessibile alle aree interne perché non si arrivi all’opzione sanità privata solo per chi se la può permettere».

E per le imprese?
«L’attenzione va alle Pmi che da sole non hanno la stazza per grandi investimenti in ricerca e innovazione. C’è poi un problema tutto italiano che impatta sulle imprese: abbiamo le bollette dell’energia più care d’Europa. E non lo possiamo accettare».

Manildo è sostenuto dalla coalizione progressista più ampia degli ultimi 15 anni…
«Ne vado particolarmente orgogliosa».

All’appello manca ancora Azione…
«Con Azione sono in corso interlocuzioni positive».

Per una volta giocate d’anticipo, il centrodestra è in alto mare…
«La spaccatura del centrodestra veneto riflette e alimenta le fratture nazionali. Dopo 30 anni ininterrotti di governo è incredibile che non abbiamo costruito il “dopo”».

Con Manildo ci ha già parlato?

«Come no! E mi piace moltissimo, la sua è una candidatura concreta, credibile coraggiosa. È il volto di un centrosinistra che vuole unire. Con la sua grande esperienza amministrativa a Treviso ha interrotto 20 anni di amministrazioni leghiste dimostrando capacità di aggregazione ed evitando i personalismi. Il risultato è stata una Treviso più sostenibile e inclusiva con tanti spazi di opportunità dei giovani. Ecco, questo mi ha colpito, con lui cresce una proposta di Veneto che non lascia indietro nessuno».


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