La call for evidence avviata dalla Commissione Europea rappresenta uno di quei passaggi chiave che, pur avvenendo spesso lontano dai riflettori, definiscono la traiettoria di interi settori industriali.
Una consultazione pubblica per un cambiamento silenzioso, ma strategico
Per quattro settimane, operatori economici, associazioni di categoria, esperti tecnici e cittadini possono contribuire con osservazioni e proposte sulla creazione di una nuova etichetta energetica destinata ai radiatori a bassa temperatura. Un meccanismo di partecipazione democratica che mira a costruire una regolamentazione più solida, inclusiva e fondata sull’evidenza.
Perché serve una nuova etichetta per i radiatori?
Oggi, la maggior parte dei sistemi di riscaldamento installati nelle case europee risale a decenni fa ed è basata su tecnologie ad alta temperatura che consumano molta energia. I radiatori a bassa temperatura, invece, sono progettati per funzionare in modo efficiente con acqua a 35–55 °C, anziché con temperature superiori ai 70 °C. Questo li rende ideali per l’integrazione con pompe di calore, caldaie a condensazione e impianti ibridi. Tuttavia, manca uno standard condiviso che consenta di confrontare le prestazioni di questi dispositivi. L’etichetta energetica colma proprio questo vuoto.
Un tassello nella cornice dell’European Green Deal
L’etichettatura energetica dei radiatori non è un’iniziativa isolata. Rientra in un mosaico normativo ben più ampio, legato all’attuazione del Green Deal Europeo, che prevede la decarbonizzazione completa del parco edilizio entro il 2050. Le abitazioni, che oggi sono responsabili di oltre un terzo del consumo energetico europeo, diventano così uno dei principali fronti d’azione per la transizione ecologica. L’etichetta si propone come uno strumento per orientare consumi, scelte di mercato e innovazione.
Efficienza, trasparenza, competitività: i tre pilastri della proposta
L’etichetta per radiatori a bassa temperatura ha almeno tre obiettivi chiave. Il primo è stimolare l’adozione di tecnologie efficienti, in particolare nelle ristrutturazioni energetiche. Il secondo è garantire trasparenza nel mercato: oggi i consumatori non hanno strumenti chiari per distinguere tra radiatori simili. Il terzo è favorire la competitività tecnologica europea, spingendo i produttori a investire in innovazione e prestazioni misurabili.
L’elettrificazione del riscaldamento: un trend irreversibile
Il contesto in cui nasce questa iniziativa è segnato da un’accelerazione dell’elettrificazione degli usi finali dell’energia. Le pompe di calore, in particolare, sono ormai al centro delle strategie di efficienza domestica, grazie anche agli incentivi nazionali e comunitari. Tuttavia, il loro rendimento dipende fortemente dal tipo di terminali di emissione utilizzati. Un sistema moderno non può prescindere da terminali moderni: ecco perché l’etichetta ha anche una funzione educativa, oltre che normativa.
Verso il regolamento delegato: un processo strutturato
La consultazione pubblica rappresenta solo la prima fase di un iter regolatorio complesso. Dopo la raccolta dei contributi, la Commissione procederà con una valutazione d’impatto, coinvolgendo stakeholder istituzionali e tecnici. Il regolamento delegato dovrebbe essere finalizzato entro il 2026, con un ampio periodo transitorio per l’adeguamento del mercato. Questo approccio garantisce stabilità normativa, ma anche adattabilità tecnologica.
Radiatori a bassa temperatura: tecnologia chiave per l’efficienza delle pompe di calore
Nel dibattito sulla transizione energetica degli edifici, spesso si parla di pompe di calore, cappotti termici e pannelli solari, ma raramente si approfondisce il ruolo dei terminali di riscaldamento. Eppure, i radiatori a bassa temperatura — anche detti low temperature emitters — rappresentano un elemento cruciale per il funzionamento efficiente dei nuovi sistemi di climatizzazione, in particolare quelli alimentati da fonti rinnovabili.
Come funzionano i low temperature emitters
A differenza dei radiatori tradizionali, progettati per funzionare con acqua ad alta temperatura (70–80 °C), i radiatori a bassa temperatura sono ottimizzati per erogare calore con acqua a 35–45 °C. Questo è possibile grazie a:
- Superfici di scambio maggiorate: che aumentano la capacità di cedere calore all’ambiente
- Convezione forzata: piccoli ventilatori integrati che favoriscono il flusso d’aria calda e accelerano la diffusione del calore
- Materiali ad alta conducibilità termica: spesso alluminio o acciaio trattato, più reattivi ai cambiamenti di temperatura.
Il risultato è un sistema capace di offrire comfort termico stabile e omogeneo, anche a bassa potenza, riducendo gli sbalzi e migliorando la regolazione fine della temperatura ambiente.
L’efficienza dei sistemi integrati: pompa di calore + radiatore evoluto
Uno degli aspetti più interessanti è la sinergia tra pompe di calore e radiatori a bassa temperatura. Le pompe di calore, per loro natura, lavorano in modo molto più efficiente quando devono produrre acqua a temperature moderate. Aumentare la temperatura dell’acqua richiesta ne riduce drasticamente il COP (Coefficient of Performance), ovvero il rapporto tra energia prodotta e consumata.
Studi indipendenti, come quelli condotti da istituti di ricerca nordici e dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), dimostrano che l’integrazione con terminali ottimizzati può ridurre i consumi elettrici delle pompe di calore fino al 50%. Ciò equivale, su scala europea, a miliardi di kWh risparmiati ogni anno, con effetti diretti su bollette e bilanci energetici nazionali.
Un’architettura termica per il futuro dell’edilizia
L’impiego di radiatori a bassa temperatura si adatta perfettamente agli edifici nZEB (Nearly Zero Energy Buildings), oggi obbligatori per tutte le nuove costruzioni pubbliche nell’Ue. In tali contesti, la qualità dell’involucro edilizio, combinata con impianti a bassa entalpia, permette un’ottimizzazione complessiva del comfort ambientale.
Inoltre, questi radiatori sono ideali per l’integrazione con sistemi ibridi (pompa di calore + caldaia a condensazione) e con impianti solari termici, contribuendo a ridurre l’impronta ambientale complessiva anche nelle mezze stagioni o in condizioni climatiche miste.
Curiosità: l’effetto della convezione forzata sul comfort percepito
Un vantaggio poco noto dei radiatori con convezione forzata è il loro impatto sul comfort soggettivo. La distribuzione più omogenea del calore, unita alla rapidità di risposta, riduce l’effetto “muro freddo” tipico dei vecchi impianti. In ambienti dove l’inerzia termica è elevata (es. case in pietra o uffici con ampie vetrate), questa caratteristica contribuisce a una percezione di calore più naturale e meno fluttuante.
Un mercato in evoluzione che attende una cornice normativa
Nonostante le potenzialità tecnologiche e ambientali, il mercato dei radiatori a bassa temperatura resta poco normato. Mancano standard comuni per confrontarne le prestazioni e certificare l’effettiva efficienza. Ecco perché l’introduzione di un’etichetta energetica specifica è cruciale: potrà accelerare la diffusione di questi dispositivi, guidare le scelte dei consumatori e incentivare i produttori a migliorare design, materiali e prestazioni.
Radiatori a bassa temperatura: un alleato anche per le tecnologie tradizionali evolute
Sebbene l’adozione dei radiatori low-temperature sia spesso associata all’uso con pompe di calore, i benefici si estendono anche ai sistemi basati su caldaie a condensazione e, in particolare, alle configurazioni ibride che combinano fonti energetiche diverse per ottimizzare l’efficienza operativa. Questo li rende una soluzione trasversale, adatta sia alle nuove costruzioni che agli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Caldaie a condensazione: guadagni di efficienza oltre le aspettative
Le caldaie a condensazione ottengono i migliori rendimenti quando operano a basse temperature, poiché riescono a recuperare il calore latente contenuto nel vapore acqueo dei fumi di scarico. Tuttavia, questo processo richiede che l’acqua di ritorno dell’impianto rimanga sotto i 55 °C. Con radiatori tradizionali, spesso ciò non accade.
L’adozione di radiatori a bassa temperatura consente un abbassamento strutturale della temperatura di mandata e ritorno, favorendo quindi il funzionamento in modalità di condensazione per periodi più estesi durante la stagione invernale. Studi condotti da istituti europei di efficienza energetica hanno dimostrato che questo può incrementare l’efficienza complessiva del sistema di almeno il 5–7%, traducendosi in minori consumi di gas e minori emissioni di CO₂.
Sistemi ibridi: flessibilità e performance migliorate
Nel contesto delle politiche europee per la graduale eliminazione delle caldaie fossili, i sistemi ibridi — che combinano una pompa di calore elettrica con una caldaia a condensazione — rappresentano una soluzione intermedia strategica, soprattutto nei contesti in cui non è ancora possibile affidarsi esclusivamente all’elettrico (es. climi freddi o edifici con isolamento termico insufficiente).
In questi sistemi, i radiatori low-temperature permettono alla pompa di calore di operare in un range di massima efficienza per gran parte dell’anno, riducendo il carico termico delegato alla caldaia. Il risultato è una efficienza complessiva dell’impianto che può aumentare dal 5% fino al 50%, a seconda della potenza relativa dei due generatori e del livello di ottimizzazione dei flussi termici.
Approccio sistemico: più di una semplice sostituzione
L’adozione di radiatori evoluti non è solo un intervento tecnico, ma una leva abilitante per trasformazioni più profonde. Permette di ripensare la progettazione impiantistica in chiave integrata, migliorando:
- La regolazione climatica degli ambienti
- La compatibilità con fonti rinnovabili
- La modularità e scalabilità degli interventi di retrofit
- La risposta alle politiche fiscali e di incentivazione, come i meccanismi di detrazione o gli schemi “pay-per-performance”.
Tali interventi sono sempre più richiesti da strumenti regolatori e finanziari europei, come il Regolamento EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), che impone requisiti minimi di efficienza per gli impianti termici negli edifici ristrutturati.
Curiosità: un caso applicativo reale
Uno studio pilota condotto in Germania su un complesso residenziale del dopoguerra ha evidenziato che, con la sola sostituzione dei radiatori e l’installazione di un sistema ibrido ottimizzato, si è ottenuto:
- Un taglio del 38% sui consumi energetici annuali
- Una riduzione delle emissioni di CO₂ pari a oltre 10 tonnellate l’anno per edificio
- Un tempo di ritorno economico dell’investimento sotto i 7 anni, senza incentivi pubblici.
Uno strumento per accelerare la neutralità climatica
La Commissione Europea, con la Climate Law e il Green Deal, ha fissato obiettivi ambiziosi: neutralità climatica entro il 2050, con riduzioni delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Per raggiungerli, è necessario coinvolgere l’intero parco edilizio esistente, responsabile di oltre il 40% del consumo energetico europeo.
L’introduzione di una etichetta energetica per radiatori a bassa temperatura rappresenta un passo in avanti importante. Consentirà agli attori di mercato — produttori, installatori, progettisti, consumatori — di orientare le scelte su base informata, accelerando il tasso di sostituzione dei vecchi terminali e contribuendo a sbloccare il potenziale di efficienza latente nei sistemi termici ibridi e tradizionali.
Etichetta energetica: uno strumento per guidare consumatori e installatori
L’introduzione di una nuova etichetta energetica per i radiatori a bassa temperatura rappresenta molto più di un aggiornamento tecnico: si tratta di uno strumento di policy industriale e ambientale che può trasformare l’intero mercato dei terminali di riscaldamento. In un contesto in cui il consumatore finale spesso non ha gli strumenti per valutare le differenze tecnologiche tra prodotti, l’etichettatura fornisce un linguaggio semplice e standardizzato per orientare le scelte verso soluzioni più efficienti e sostenibili.
Doppia funzione: informare e guidare
L’etichetta proposta dalla Commissione Europea avrà una doppia funzione strategica:
- Per i consumatori, offrirà una base comparabile per distinguere le performance dei radiatori a bassa temperatura, proprio come già avviene per elettrodomestici, lampade o caldaie. Questo favorisce comportamenti d’acquisto più razionali, incentivando il passaggio a tecnologie migliori e più efficienti
- Per gli installatori e progettisti, diventerà un riferimento tecnico utile per integrare i radiatori nei diversi contesti impiantistici, che possono variare per tipo di fonte energetica (pompa di calore, caldaia, sistema ibrido), condizioni climatiche o caratteristiche dell’edificio.
In altre parole, l’etichetta agirà come ponte tra l’innovazione tecnologica e l’adozione di massa, riducendo il gap informativo lungo tutta la catena del valore.
Verso una classificazione armonizzata: parametri e metriche in discussione
Secondo le ipotesi in discussione, l’etichetta potrebbe includere una serie di indicatori standardizzati, coerenti con le direttive europee sulla progettazione ecocompatibile (Direttiva 2009/125/CE) e sull’etichettatura energetica (Direttiva 2010/30/UE, rifusa nel Regolamento 2017/1369). Tra questi, potrebbero rientrare:
- Efficienza termica stagionale (ηs): un valore medio che tiene conto delle prestazioni del radiatore lungo un’intera stagione di riscaldamento, in condizioni reali
- Temperatura ottimale di funzionamento: per identificare la compatibilità con le pompe di calore ad alta efficienza o con le caldaie a condensazione
- Capacità di trasmissione termica per metro quadro (W/m²): un parametro utile per progettare impianti coerenti con il fabbisogno energetico dell’edificio
- Consumo energetico indiretto stimato: valutazione dei consumi legati all’uso del radiatore all’interno di un sistema impiantistico-tipo
- Classe di compatibilità con pompe di calore (A, B, C, etc.): utile per l’integrazione in retrofit o nuove installazioni.
Tutti questi parametri, se ben calibrati, possono creare un sistema di riferimento chiaro e affidabile, contribuendo a evitare greenwashing e favorendo la trasparenza nel marketing tecnico dei prodotti.
L’importanza della standardizzazione per un mercato interoperabile
L’etichettatura proposta è anche una risposta alla frammentazione tecnica che oggi caratterizza il mercato europeo dei terminali di riscaldamento. Attualmente, i produttori utilizzano schemi propri di certificazione, con metriche spesso non comparabili tra brand o tecnologie. Questo rende difficile:
- Valutare oggettivamente le prestazioni
- Garantire interoperabilità tra componenti di impianti diversi
- Monitorare il reale contributo dei radiatori all’efficienza energetica complessiva dell’edificio.
Con la nuova etichetta, l’Unione Europea mira a armonizzare gli standard tecnici, rafforzando così il mercato unico, riducendo le barriere non tariffarie tra Stati membri e stimolando la competitività industriale nel settore HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning).
Etichettatura e incentivi pubblici: un’alleanza possibile
Un aspetto fondamentale sarà la connessione tra l’etichettatura e le politiche di incentivo. In molti Paesi UE, gli interventi di efficientamento energetico beneficiano di detrazioni fiscali, crediti d’imposta, fondi pubblici o accesso facilitato a finanziamenti verdi. Tuttavia, l’assenza di criteri tecnici uniformi per i radiatori rende difficile stabilire soglie oggettive di ammissibilità.
Con un’etichetta ufficiale, sarà possibile:
- Definire criteri minimi di prestazione per accedere agli incentivi
- Favorire una maggiore tracciabilità delle installazioni
- Monitorare l’impatto ambientale degli investimenti pubblici
- Sviluppare schemi di certificazione interoperabili tra Paesi, evitando frammentazioni.
Ciò rappresenta una leva potente per moltiplicare l’adozione di radiatori a bassa temperatura, integrando strumenti tecnici, normativi ed economici in una strategia coerente.
Curiosità: come cambiano le scelte d’acquisto con le etichette
Numerosi studi comportamentali, tra cui quelli condotti dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), hanno dimostrato che le etichette energetiche influenzano profondamente il comportamento degli utenti, anche in ambiti apparentemente tecnici. Nei casi degli elettrodomestici e delle lampade, l’introduzione delle etichette ha portato in pochi anni a un aumento esponenziale della quota di mercato di prodotti in classe A, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici residenziali in tutta l’UE.
Lo stesso effetto è atteso per i radiatori low-temperature: con una comunicazione semplice, visiva e basata su indicatori chiave, la nuova etichetta potrebbe accelerare l’abbandono dei terminali obsoleti e favorire la diffusione di tecnologie efficienti — anche in segmenti di mercato meno sensibili all’innovazione.
Una filiera in evoluzione tra sostenibilità e competitività
L’introduzione di una nuova etichetta energetica per i radiatori a bassa temperatura rappresenta un cambiamento strutturale per l’intero comparto del riscaldamento europeo. Non si tratta solo di un aggiornamento informativo per consumatori e installatori, ma di un driver di innovazione industriale che può influenzare l’intera supply chain, dalla progettazione dei prodotti alla produzione, fino alla distribuzione e alla manutenzione post-vendita.
Questa transizione tocca in particolare il settore HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning), che in Europa conta migliaia di imprese — dalle grandi multinazionali ai distretti industriali specializzati — con un forte legame con l’edilizia, la componentistica avanzata e l’innovazione tecnologica legata all’efficienza energetica.
Nuovi standard e materiali: come cambiano i radiatori
L’imposizione di parametri prestazionali e la classificazione su base europea porteranno a una revisione dei processi di progettazione. I produttori saranno spinti a:
- Investire in nuovi materiali a maggiore conducibilità termica e minore inerzia (es. leghe leggere, rivestimenti nanotecnologici)
- Sviluppare geometrie più efficienti per massimizzare lo scambio termico a bassa temperatura
- Integrare sistemi di ventilazione assistita o convezione forzata anche in prodotti di fascia intermedia
- Testare le performance in condizioni standardizzate, conformi ai criteri europei.
Questi adeguamenti tecnologici possono stimolare la creazione di brevetti, know-how interno e collaborazioni con centri di ricerca, aumentando il valore aggiunto interno alla filiera e sostenendo la trasformazione green dell’industria manifatturiera europea.
Opportunità per l’industria europea e minore dipendenza dalle importazioni
Uno degli aspetti più rilevanti in chiave geopolitica ed economica riguarda la possibilità per l’Europa di recuperare competitività in un mercato ancora dominato da produttori asiatici, soprattutto cinesi, in grado di offrire prodotti a basso costo, ma non sempre compatibili con gli standard prestazionali richiesti dai moderni sistemi di riscaldamento a bassa temperatura.
Con l’introduzione di un’etichetta obbligatoria, i prodotti importati dovranno conformarsi a requisiti tecnici più stringenti, rendendo meno vantaggioso l’import di soluzioni non ottimizzate per pompe di calore o caldaie a condensazione. Ciò potrebbe:
- Riequilibrare la concorrenza di mercato, valorizzando la qualità progettuale europea
- Incentivare la rilocalizzazione produttiva di alcune fasi della supply chain
- Sostenere le PMI specializzate in produzione di terminali, accessori, controlli intelligenti e materiali avanzati.
In definitiva, la nuova etichetta può agire da volano per la politica industriale europea, creando un ecosistema favorevole all’innovazione sostenibile.
Il quadro giuridico: regolamento delegato come strumento normativo
L’implementazione dell’etichetta avverrà attraverso un regolamento delegato della Commissione Europea, uno strumento giuridico previsto dall’articolo 290 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Questo tipo di atto consente alla Commissione di completare o modificare alcuni elementi non essenziali della legislazione primaria — già approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio — per adeguarla agli sviluppi tecnici, scientifici o di mercato.
Nel caso specifico, il regolamento si collocherà nel solco delle norme già esistenti sull’etichettatura energetica, garantendo:
- Applicazione diretta e uniforme in tutti gli Stati membri, senza bisogno di recepimento nazionale
- Aggiornabilità periodica in funzione dell’evoluzione tecnologica e dei dati di mercato
- Coerenza sistemica con le altre normative ambientali e di prodotto, come il Regolamento Ecodesign e il Regolamento EPREL (il database europeo delle etichette energetiche).
L’utilizzo di questo strumento normativo è indicativo della volontà dell’UE di accelerare l’attuazione di politiche tecniche complesse, mantenendo un alto livello di trasparenza e partecipazione.
Curiosità: impatti sulla formazione professionale e le competenze
L’evoluzione della filiera tecnica legata ai radiatori low-temperature comporta anche una trasformazione del capitale umano. Installatori, tecnici termoidraulici, progettisti impiantisti e consulenti energetici dovranno aggiornare le proprie competenze per:
- Comprendere e utilizzare i nuovi parametri dell’etichetta
- Progettare impianti integrati con pompe di calore e sistemi ibridi
- Consigliare i clienti in modo informato e orientato all’efficienza.
Questo apre uno spazio per nuovi percorsi di formazione professionale, certificazione delle competenze e cooperazione tra imprese e istituzioni educative. Le etichette, insomma, non modificano solo i prodotti, ma anche i mestieri che li rendono operativi.
Partecipazione aperta: invito agli stakeholder entro il 29 luglio 2025
La consultazione pubblica è aperta fino al 29 luglio 2025. Tutti gli stakeholder — aziende, progettisti, associazioni di categoria, consumatori, enti pubblici — possono inviare il proprio contributo attraverso il portale della Commissione Europea dedicato alla Better Regulation.
Questa fase di consultazione pubblica strategica è finalizzata a raccogliere osservazioni sul progetto di introduzione di una nuova etichetta energetica per i radiatori a bassa temperatura. Si tratta di una call for evidence nell’ambito del programma di Better Regulation, volto a garantire trasparenza, partecipazione e qualità normativa nell’adozione di atti delegati.
Un’occasione chiave per influenzare la politica energetica
Sono invitati a partecipare tutti i portatori di interesse: produttori, progettisti di impianti, associazioni di settore, enti locali, soggetti della distribuzione energetica, esperti tecnici, consumatori organizzati e cittadini. Il contributo può essere inviato online tramite il portale dedicato della Commissione (Have Your Say), disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’UE.
Trasparenza e tracciabilità del processo
Tutti i commenti saranno resi pubblici in modo trasparente, come previsto dalla procedura, e serviranno da base per la successiva fase di impact assessment che si svolgerà tra il 2025 e il 2026. Questo studio di valutazione d’impatto analizzerà benefici e costi connessi all’introduzione dell’etichetta: dai risparmi energetici previsti agli effetti sul mercato interno, dall’impatto per le PMI ai potenziali vantaggi ambientali.
In linea con Green Deal e Fit for 55
Il percorso normativo è inserito all’interno del più ampio quadro delle strategie europee per il clima e l’energia: il Green Deal Europeo, il pacchetto Fit for 55 e la strategia Renovation Wave. L’etichetta per i radiatori low-temperature, in particolare, si propone come uno strumento abilitante per la decarbonizzazione degli edifici, la diffusione delle pompe di calore e l’elettrificazione efficiente del riscaldamento domestico.
Curiosità: il ruolo crescente della progettazione partecipata
Negli ultimi anni, l’UE ha aumentato il ricorso a strumenti di consultazione aperta non solo per obbligo giuridico, ma anche per rafforzare la qualità democratica e tecnica dei processi regolatori. Secondo i dati del portale Better Regulation, oltre 2.500 consultazioni pubbliche sono state lanciate tra il 2016 e il 2024, coinvolgendo più di un milione di risposte tra imprese e cittadini. La consultazione attuale rientra tra le iniziative a più alto impatto potenziale in ambito energia/clima del 2025.
Un’occasione da non perdere
Partecipare alla consultazione significa avere l’opportunità concreta di orientare lo sviluppo di una normativa che potrà incidere su efficienza, innovazione e competitività nel settore del riscaldamento europeo. In un’epoca in cui le decisioni tecniche sono sempre più legate a scelte politiche complesse, il contributo diretto degli stakeholder si configura come un elemento essenziale per la qualità della regolazione e la legittimità delle politiche pubbliche.
Il riscaldamento domestico: il vero banco di prova della transizione energetica
Quando si parla di decarbonizzazione degli edifici, il pensiero corre spesso a pannelli fotovoltaici, cappotti termici o infissi performanti. Tuttavia, uno degli elementi più critici e meno visibili dell’equazione è proprio il sistema di riscaldamento. Attualmente, il riscaldamento rappresenta il 40% dei consumi energetici finali dell’UE e quasi un terzo delle emissioni dirette di CO₂ nel settore edilizio, secondo i dati consolidati della Commissione Europea e di Eurostat.
Questo dato è ancora più significativo se si considera che l’80% circa dell’energia usata negli edifici residenziali europei serve per riscaldare ambienti e acqua sanitaria, spesso attraverso tecnologie obsolete e poco efficienti. Il problema non riguarda solo le caldaie o le pompe di calore, ma anche — e forse soprattutto — i terminali di emissione, come i radiatori, che trasferiscono fisicamente il calore agli ambienti.
Efficienza dei terminali: una leva strutturale e sottovalutata
Tradizionalmente, l’attenzione normativa si è concentrata sugli impianti di generazione (es. caldaie, pompe di calore), ma l’efficienza complessiva di un sistema dipende in modo critico anche dalla capacità degli elementi terminali di funzionare a basse temperature. I radiatori a bassa temperatura, per esempio, abilitano le pompe di calore a operare in condizioni ideali, massimizzando il COP (coefficiente di prestazione) e abbattendo consumi ed emissioni.
A ciò si aggiunge un ulteriore vantaggio: i terminali efficienti riducono la necessità di sovradimensionamento degli impianti, consentendo una migliore progettazione integrata e una maggiore flessibilità nell’adozione di soluzioni ibride, rinnovabili o intelligenti.
L’etichetta come acceleratore di sostituzione tecnologica
Nel contesto attuale, in cui oltre il 60% dei sistemi di riscaldamento installati in Europa ha più di 15 anni, l’introduzione di un’etichetta energetica specifica per i radiatori a bassa temperatura rappresenta una leva strategica per stimolare la sostituzione dell’intero parco tecnologico obsoleto. Ma non solo: contribuisce a creare una narrazione di mercato centrata sulla qualità, l’efficienza e la compatibilità ambientale, elementi cruciali per orientare le scelte dei consumatori e degli operatori economici.
Con un’adeguata comunicazione e accompagnamento tecnico, l’etichetta potrà diventare anche uno strumento di pianificazione energetica locale e nazionale, utile per definire target di efficientamento e per accedere a misure di sostegno finanziario legate a PNRR, Horizon Europe o programmi regionali.
Un approccio sistemico: tra efficienza, elettrificazione e digitalizzazione
L’etichettatura dei radiatori a bassa temperatura va letta all’interno di una visione olistica e trasversale che accomuna più direttrici della transizione green:
- Decarbonizzazione: riduzione dell’uso di combustibili fossili grazie all’ottimizzazione dei consumi
- Elettrificazione: maggiore compatibilità con pompe di calore elettriche alimentate da fonti rinnovabili
- Digitalizzazione: possibilità di integrazione con sistemi domotici, sensori IoT e piattaforme di monitoraggio energetico.
Il concetto chiave è la integrazione funzionale degli edifici all’interno di un ecosistema energetico distribuito, in cui produzione, consumo, accumulo e gestione intelligente dell’energia diventano parte di un’unica architettura tecnologica e regolatoria.
Curiosità: i radiatori del futuro saranno connessi, adattivi e “parlanti”
Le innovazioni emergenti nel settore dei terminali di riscaldamento vanno ben oltre la sola efficienza termica. Alcuni produttori stanno già sperimentando radiatori dotati di sensori ambientali integrati, regolazione dinamica della temperatura, comunicazione wireless con sistemi domotici e persino capacità predittive basate sull’intelligenza artificiale. Questi dispositivi possono:
- Ottimizzare in tempo reale il comfort in funzione dell’occupazione degli ambienti
- Adattarsi ai picchi di domanda energetica o alla disponibilità di energia da fonti rinnovabili
- Comunicare anomalie o suggerire interventi di manutenzione predittiva.
Si tratta di una nuova generazione di dispositivi smart, che trasforma il concetto stesso di radiatore da elemento passivo a nodo attivo della rete energetica domestica.
Verso una nuova generazione di sistemi di riscaldamento sostenibili
L’iniziativa della Commissione Europea sull’etichettatura dei radiatori a bassa temperatura va ben oltre la semplice classificazione di un prodotto: si inserisce in una visione sistemica, in cui ogni componente dell’edificio — dalle pareti ai terminali, dai sensori ai software — contribuisce a creare un ambiente costruito a basse emissioni, resiliente e intelligente.
A fronte degli ambiziosi obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, l’Europa ha compreso che la decarbonizzazione del settore edilizio richiede azioni multilivello: non solo incentivi economici o aggiornamenti normativi, ma trasformazioni profonde nel design industriale, nella cultura della progettazione e nelle scelte quotidiane dei cittadini.
L’etichetta per i radiatori low-temperature rappresenta uno snodo strategico in questa trasformazione: rende visibile l’efficienza, agevola la comparabilità tra soluzioni, guida la domanda verso tecnologie virtuose e incentiva i produttori ad adottare standard sempre più avanzati. È anche un’opportunità per l’industria europea HVAC di rafforzare la propria competitività globale, sviluppando tecnologie non solo performanti, ma anche interoperabili, smart e sostenibili.
Un impatto trasversale: dalla progettazione edilizia alla finanza climatica
La portata dell’iniziativa è ampia: un’etichetta energetica ben progettata può influenzare direttamente i comportamenti dei consumatori, ma anche le strategie degli operatori immobiliari, le scelte dei progettisti, le direttive delle pubbliche amministrazioni e persino le metriche ESG degli investitori istituzionali. In particolare:
- I green building certificate schemes (come BREEAM, LEED o WELL) potranno includere l’efficienza dei terminali tra i criteri premianti
- I programmi pubblici di retrofit energetico potranno condizionare gli incentivi alla scelta di prodotti con etichetta ad alte prestazioni
- Gli strumenti di finanza climatica (es. green bonds, climate-linked loans) potranno integrare questi parametri nei modelli di valutazione del rischio.
In questo modo, si crea un ciclo virtuoso tra politica climatica, innovazione industriale e finanza sostenibile, in cui ogni attore della filiera contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici comuni.
Il potenziale di questa misura, quindi, si estende ben oltre il perimetro tecnico dei prodotti HVAC: incide sull’intera catena del valore della transizione energetica, dalla progettazione degli edifici fino alla strutturazione di prodotti finanziari sostenibili.
Nuovi standard per l’edilizia sostenibile
Uno degli impatti più immediati riguarda la progettazione edilizia e la valutazione ambientale degli immobili. Sistemi di certificazione internazionali come BREEAM, LEED e WELL potrebbero aggiornare i propri criteri per includere l’efficienza dei terminali di riscaldamento tra gli indicatori premianti. Questo non solo spingerebbe i progettisti a preferire radiatori ottimizzati per le basse temperature, ma aumenterebbe anche il valore di mercato degli edifici certificati, favorendo una maggiore competitività del patrimonio immobiliare europeo.
Effetto leva sui programmi pubblici di riqualificazione
Sul fronte delle politiche pubbliche, l’inserimento dell’etichetta tra i requisiti per l’accesso a fondi di retrofit energetico — come quelli previsti dai programmi del Green Deal e del Fondo per la transizione giusta — potrebbe indirizzare in modo efficace le scelte tecnologiche in fase di riqualificazione. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), oltre il 50% delle abitazioni europee richiederà interventi significativi entro il 2030 per allinearsi agli obiettivi Net Zero. L’etichetta diventa così un indicatore tecnico facilmente utilizzabile anche per la semplificazione amministrativa e la misurazione dell’impatto delle politiche.
Etichetta come metrica ESG per la finanza sostenibile
Un ambito di frontiera, ma in rapida crescita, è quello della finanza climatica. I grandi investitori istituzionali — fondi pensione, assicurazioni, asset manager — stanno incorporando nei loro portafogli criteri ESG (Environmental, Social, Governance) sempre più sofisticati. In quest’ottica, l’efficienza energetica dei componenti edilizi entra a pieno titolo come metrica di valutazione del rischio fisico e di transizione. Le nuove etichette energetiche potrebbero essere integrate nei framework per i green bond, i sustainability-linked loans e i criteri per l’eleggibilità di progetti nell’ambito della Tassonomia UE. Un radiatore certificato potrebbe così incidere sulla classificazione sostenibile di un intero edificio, con implicazioni su rating, accesso al credito e condizioni di finanziamento.
Verso un ecosistema regolatorio integrato
Questo approccio trasversale crea le condizioni per un ecosistema regolatorio integrato, dove ogni attore — produttori, installatori, architetti, enti pubblici, finanziatori — agisce in sinergia per abbattere le emissioni, ridurre i consumi e migliorare la resilienza energetica del costruito. L’etichetta diventa così molto più di un indicatore tecnico: è uno strumento abilitante per l’evoluzione del mercato verso modelli di produzione e consumo compatibili con gli obiettivi climatici europei al 2050. In un contesto dove ogni punto percentuale di efficienza conta, l’adozione diffusa di tecnologie ottimizzate anche nei dettagli impiantistici può fare la differenza.
Guardare avanti: un ecosistema europeo di regolazione, innovazione e trasparenza
L’etichetta per i radiatori a bassa temperatura sarà solo uno degli elementi del più ampio ecosistema normativo europeo legato all’efficienza energetica e all’uso intelligente delle risorse. In parallelo, la Commissione sta aggiornando le direttive EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), promuove standard armonizzati per la domotica e spinge verso la digitalizzazione degli edifici attraverso i Digital Building Logbooks.
Nel prossimo futuro, ci si può aspettare l’emergere di un linguaggio tecnico comune tra produttori, progettisti, installatori e utenti finali, basato su dati misurabili, tracciabili e accessibili. L’etichetta energetica sarà, in questo contesto, non solo uno strumento informativo, ma una componente infrastrutturale della nuova governance del settore edilizio europeo.
Questo sistema mira a coniugare trasparenza informativa, innovazione tecnologica e strumenti di regolazione integrati per guidare l’intero comparto edilizio verso una maggiore efficienza energetica e una piena integrazione nei principi dell’economia circolare.
Sinergie con le direttive europee in aggiornamento
L’etichetta si inserisce nel contesto della revisione della Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD), attualmente in fase di aggiornamento, che prevede l’introduzione di standard minimi obbligatori di prestazione energetica per gli edifici residenziali e non residenziali.
In parallelo, la Commissione Europea sta lavorando a strumenti complementari come i Digital Building Logbooks, registri digitali che conterranno l’intero ciclo di vita tecnico-energetico dell’immobile. L’integrazione di dati prestazionali relativi ai radiatori potrà rafforzare la tracciabilità e l’interoperabilità tra componenti edilizi e sistemi energetici.
Standard armonizzati per una progettazione intelligente
Accanto alla revisione normativa, la Commissione promuove lo sviluppo di standard armonizzati per la domotica e l’automazione degli edifici (Smart Readiness Indicator), finalizzati a valorizzare l’intelligenza energetica delle abitazioni. L’etichetta per i terminali di riscaldamento si potrà inserire in questa cornice come parametro oggettivo in grado di dialogare con i sistemi di controllo digitale, rendendo più efficiente la regolazione termica e l’adattamento alle condizioni ambientali reali.
Un linguaggio comune tra progettisti, produttori e utenti
Nel prossimo futuro, l’obiettivo sarà costruire un linguaggio tecnico condiviso tra tutti gli attori del settore: produttori di componenti, progettisti, installatori e utenti finali. Questo linguaggio sarà basato su dati misurabili, verificabili e accessibili tramite piattaforme digitali comuni. L’etichetta energetica diventa così uno standard di riferimento, una sorta di “passaporto tecnico” che potrà accompagnare ogni componente lungo tutta la sua vita utile, dal progetto alla manutenzione, fino alla dismissione.
Dati e interoperabilità per il mercato unico dell’efficienza
La standardizzazione delle informazioni aprirà la strada a una maggiore interoperabilità tra piattaforme e strumenti, condizione necessaria per la nascita di un vero mercato unico dell’efficienza energetica a livello europeo. Questo scenario, sostenuto anche dall’European Data Strategy e dal programma Digital Europe, prevede l’uso di ontologie comuni, API standardizzate e piattaforme open data per condividere le performance dei componenti in tempo reale.
Etichetta come infrastruttura della nuova governance edilizia
In questa prospettiva, l’etichetta energetica per i radiatori a bassa temperatura non sarà più soltanto uno strumento informativo rivolto al consumatore, ma una componente infrastrutturale della nuova governance del costruito in Europa. Un sistema integrato, digitale, interoperabile e fondato sulla trasparenza dei dati diventerà il perno per politiche pubbliche più efficaci, per mercati più competitivi e per edifici più sostenibili. La convergenza tra regolazione, innovazione tecnologica e trasparenza rappresenta la strada maestra per un’Europa energeticamente indipendente, digitalmente avanzata e climaticamente neutrale.
L’etichetta energetica per i radiatori come leva trasformativa della politica climatica europea
L’intero percorso normativo e strategico che porterà all’introduzione dell’etichetta energetica per i radiatori a bassa temperatura rappresenta molto più di un intervento tecnico settoriale. È la manifestazione concreta di un nuovo approccio europeo alla transizione climatica: sistemico, partecipativo, basato su dati verificabili e orientato alla costruzione di un ecosistema industriale resiliente, competitivo e sostenibile.
Nel corso dell’editoriale abbiamo visto come un’iniziativa apparentemente di nicchia sia, in realtà, il catalizzatore di dinamiche complesse che abbracciano:
- la decarbonizzazione del parco edilizio europeo
- l’efficientamento degli impianti e la modernizzazione dei terminali di riscaldamento
- il rafforzamento della sovranità tecnologica e industriale dell’UE
- la digitalizzazione e l’interoperabilità dei dati energetici
- la creazione di sinergie tra regolazione ambientale, incentivi fiscali e strumenti finanziari ESG.
L’etichetta energetica per i radiatori low-temperature, in questo contesto, si configura come uno strumento abilitante. Permette di fare chiarezza in un mercato ancora frammentato, offrendo parametri oggettivi e standard condivisi che guidano le scelte di consumatori, progettisti e investitori. Ma soprattutto, abilita nuove forme di collaborazione tra i diversi attori della filiera: produttori, enti normatori, amministrazioni pubbliche, istituti finanziari, associazioni di categoria e cittadini.
Il valore aggiunto di questo approccio risiede nella sua trasversalità. L’etichetta non è solo un adesivo su un prodotto: è un driver di cambiamento culturale, che introduce il concetto di efficienza accessibile, misurabile e desiderabile. È anche una piattaforma di innovazione, capace di stimolare ricerca, sviluppo e miglioramento continuo lungo tutta la supply chain.
Infine, è un segnale politico. In un’Europa che punta alla neutralità climatica entro il 2050, ogni passo verso l’efficienza, anche il più piccolo, conta. E proprio nei dettagli, nella capacità di armonizzare norme, incentivi e tecnologie, si gioca la riuscita della transizione ecologica.
L’etichetta per i radiatori a bassa temperatura è, dunque, un esempio emblematico di come la governance europea possa farsi più concreta, inclusiva ed efficace. Un piccolo tassello, forse, ma essenziale nella costruzione di un futuro energetico più giusto, intelligente e sostenibile.
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