Cosa scrivono i giornali francesi sul piano di Bayrou per il bilancio 2026 della Francia. Estratto dalla rassegna stampa sul canale Telegram di Giuseppe Liturri.
BUDGET 2026: LA FRONDA SI AMPLIFICA CONTRO BAYROU
(Le Figaro, Louise Darbon e Pierre-Loeiz Thomas, 23 luglio 2025)
Punti chiave:
- Un’intersindacale di otto sigle (CGT, CFDT, FO, CFE-CGC, CFTC, UNSA, FSU, Solidaires) ha lanciato una petizione contro il budget 2026 di François Bayrou, definito “di una brutalità senza precedenti”.
- Le misure, come l’anno bianco, la soppressione di due giorni festivi e il taglio di 3.000 posti nella funzione pubblica, sono accusate di colpire i lavoratori e i disoccupati senza coinvolgere le imprese.
- Anche il padronato, inizialmente favorevole, esprime perplessitĂ sulla soppressione dei giorni festivi e sulla nuova tassa dello 0,6% sulla massa salariale.
Il piano di François Bayrou per il budget 2026, che mira a risparmiare 43,8 miliardi di euro, ha scatenato un’ondata di proteste. “La nuova riforma dell’assicurazione disoccupazione voluta dal governo sarebbe un carnage per i demandeurs d’emploi”, ha dichiarato Marylise Léon della CFDT, denunciando misure come l’anno bianco, la soppressione di due giorni festivi e il non sostituzione di un funzionario su tre in pensione. I sindacati, uniti in una petizione su Change.org, chiedono l’abbandono immediato di un piano che penalizza lavoratori, disoccupati e pensionati, senza toccare le imprese, destinatarie di 211 miliardi di aiuti pubblici annui.
La CGT parla di “dichiarazione di guerra” ai diritti dei lavoratori, mentre la CFTC lamenta l’assenza di vere negoziazioni. Anche la proposta di monetizzare la quinta settimana di ferie ha irritato i sindacati, che temono pressioni aziendali per sacrificare i diritti. Cyril Chabanier della CFTC avverte: “Se nulla cambia entro settembre, ci sarà sicuramente una mobilitazione”.
Sul fronte opposto, il padronato (Medef, CPME, U2P), inizialmente soddisfatto per l’assenza di nuove tasse, ora si mostra scettico. La soppressione dei giorni festivi, lavorati ma non pagati, e la tassa dello 0,6% sulla massa salariale preoccupano settori come turismo e ospitalità . Il Medef lamenta la mancanza di incentivi agli investimenti. Con una riunione intersindacale fissata per il 1° settembre e il rischio di censure parlamentari, Bayrou affronta un autunno rovente, costretto a un’estate di lavoro per trovare compromessi.
CAMPI LIBERI
(Le Figaro, Bertille Bayart, 23 luglio 2025)
Punti chiave:
- Le agevolazioni alle imprese in Francia, stimate tra 112 e 211 miliardi di euro annui, alimentano un dibattito politico acceso, ma sono distorte da un sistema fiscale complesso.
- La concentrazione di sgravi sui salari bassi ha creato una “trappola dei bassi salari”, favorendo l’occupazione poco qualificata a scapito della produttività .
- La complessitĂ di 2.200 dispositivi di aiuti e 243 tasse a basso rendimento genera costi gestionali e sospetti di iniquitĂ , ostacolando una riforma coordinata.
Il dibattito sulle agevolazioni alle imprese in Francia, riacceso da due rapporti recenti, riflette la crisi dei conti pubblici e un sistema economico ingarbugliato. Un’indagine del Senato quantifica le agevolazioni in 211 miliardi di euro annui, mentre France Stratégie ne stima 112 miliardi, escludendo gli sgravi contributivi da 75 miliardi. Questi ultimi, concentrati sui salari bassi, sono spesso equiparati ad “aiuti”, ma, come scrive Bertille Bayart, “le système crée la suspicion légitime que le premier qui renoncera à son bout de lard sera le dindon de la farce”, evidenziando il rischio che chi rinuncia per primo agli incentivi perda competitività .
La Francia preleva il 43,8% del PIL, 4,8 punti sopra la media eurozona, ma la proliferazione di 2.200 dispositivi di aiuti e 243 tasse a basso rendimento crea una complessità ingestibile. I costi amministrativi e l’“ingegneria privata” per accedere agli sgravi drenano risorse senza generare prosperità . La focalizzazione sugli sgravi per i bassi salari, pur creando occupazione, ha favorito la “smicardizzazione” e una trappola dei bassi salari, con il lavoro poco qualificato sovvenzionato fino a 1,5 volte il salario minimo e quello qualificato penalizzato da tasse elevate.
Questo sistema, che premia l’occupazione a scapito della produttività , rischia di lasciare la Francia indietro in settori cruciali come l’automazione e l’intelligenza artificiale. Senza un’ossessione per la produttività , unico motore di crescita in un paese con demografia stagnante, e senza una “discesa coordinata” dalla corsa agli aiuti, il rischio è un ulteriore distacco economico. Bayart invita a un ripensamento strategico per evitare che la complessità amministrativa e le battaglie settoriali compromettano il futuro economico della Francia.
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI PIERRE MOSCOVICI
(Le Figaro, Olivier Babeau, 23 luglio 2025)
Punti chiave:
- La Corte dei Conti francese, guidata da Pierre Moscovici, minimizza la gravitĂ della crisi dei conti pubblici, negando il rischio di una tutela come quella greca.
- Il sistema pensionistico, con un deficit reale di oltre 80 miliardi di euro, è mascherato da trasferimenti statali, distorcendo i bilanci ministeriali.
- L’assenza di un’analisi chiara impedisce un consenso sul budget 2026, rischiando un isolamento politico e una crisi di solvibilità per la Francia.
La Corte dei Conti francese, tradizionalmente un baluardo di rigore, delude con le recenti dichiarazioni di Pierre Moscovici, che esclude un rischio di tutela europea per la Francia, nonostante il crescente debito pubblico. Olivier Babeau critica questa “insostenibile leggerezza”, sostenendo che “l’immagine chiara che dei conti onesti darebbero? Quella di un paese in cui la quantità di lavoro fornita dalla popolazione è troppo bassa rispetto alle sue spese, in particolare per la redistribuzione e le pensioni”.
La Corte, pur segnalando il pericolo di un “soffocamento dell’azione pubblica per l’eccesso del carico del debito”, non affronta la realtà del sistema pensionistico, dove le cotizzazioni coprono solo il 65% delle pensioni, con lo Stato che compensa il resto tramite trasferimenti. Questo mascheramento gonfia i bilanci ministeriali, come quello dell’istruzione, che risulta inferiore del 10% rispetto ai dati ufficiali. Il deficit pensionistico, stimato a 80 miliardi di euro, alimenta il debito pubblico, ma la Corte evita di chiamarlo tale, parlando di “bisogno di finanziamento diversificato”.
Senza una diagnosi condivisa, il budget 2026 diventa una “bomba politica”, con ogni gruppo che difende i propri interessi, rendendo impossibile raccogliere i 43,8 miliardi necessari per stabilizzare i conti. La Francia, in un’Europa che ritrova rigore, appare come “l’uomo malato” dell’Unione, rischiando l’isolamento politico e una crisi di fiducia dei mercati. Se i tassi d’interesse dovessero salire, il servizio del debito diverrebbe insostenibile, portando a un aggiustamento forzato sotto la pressione dei creditori, un scenario che Moscovici sottovaluta ma che già si delinea all’orizzonte.
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