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Urso detta i tempi del nucleare: “Dieci anni”


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Il ministro: “L’invasione dell’Ucraina è stato il nostro 11 settembre”

di Giovanni Vasso




Il Ministro delle imprese Adolfo Urso al XX congresso confederale della CISL. Roma, 17 luglio 2025
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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Spazio al nucleare, il ministro Adolfo Urso lancia la sua sfida alle stelle: “Bisogna rendersi autonomi sul fronte delle energie”. A margine dell’evento sul futuro dell’aerospazio che ieri è iniziato a Senigallia sotto l’egida dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia, il titolare del Mimit ribadisce che l’obiettivo del Paese è quello di sganciarsi dalle dipendenze sugli approvvigionamenti e di non tralasciare alcuna strada sulla via dell’autosufficienza energetica da ritrovare. Tanto per l’Italia quanto, a maggior ragione, per l’Europa: “Il nostro 11 settembre è avvenuto con l’invasione della Russia in Ucraina”, ha detto Urso aggiungendo che sull’energia “è necessario rendersi autonomi”. Il tema è di quelli seri che non possono passare sotto le forche caudine dei sondaggi e dei dibattiti trascinati all’infinito.

Urso, le due strade tra rinnovabili e nucleare

Ha tracciato le “due strade per l’Italia”, che portano da un lato alle “rinnovabili” e, dall’altro “al nucleare con reattori di terza e quarta generazione, costruiti su base industriale, adattabili, componibili e trasportabili”. Ecco, proprio a proposito del nucleare il ministro è sicuro: “L’Italia ha messo tutte le premesse per farlo nel più breve tempo possibile attraverso un disegno di legge che il ministro Pichetto Fratin ha presentato in Parlamento e ne definisce la cornice legislativa attraverso una new-co con imprese a controllo pubblico e già realizzata”. Dunque ha aggiunto: “Enel, Leonardo e Ansaldo Nucleare, per lo studio della tecnologia migliore, di nuova generazione, affinché poi questi reattori, pensiamo agli small reactor, di piccola dimensione, realizzati su base industriale, adattabili, componibili e trasportabili anche all’interno di un container, possono essere fatti in Italia e installati ovunque le imprese lo chiedono nel mondo”. Il nodo, però, è sempre lo stesso: quello dei tempi: “Ci vorranno ancora qualche anno, verosimilmente tra i nove e i dieci anni, prima di vederne una produzione industriale significativa, ma noi dobbiamo pensare al futuro di questo Paese e del nostro continente”. E nel frattempo? “Noi dobbiamo sapere che il nostro Paese e il nostro continente deve nel tempo realizzare un mix energetico che ci renda davvero indipendenti nella produzione energetica con costi contenuti e sostenibili delle imprese. E questo mix energetico può essere allo stato, solo, formato dall’energia rinnovabile, idroelettrica in Italia, ma anche solare, fotovoltaico, eolico, geotermico e quant’altro ancora la scienza ci fornisce e nel contempo di un’energia continuativa che possa anche sostituire nel tempo il gas e questa energia continuativa a basso costo prodotta nel nostro Paese, e nel nostro continente, non può che essere il nucleare di nuova generazione, terza e quarta, su cui tra l’altro le imprese, la scienza, la tecnologia italiana sono molto avanti”.

Che dicono gli esperti

A proposito di tempi del nucleare, e dei tempi dettati da Urso, sono state molto interessanti le parole che, ieri, ha pronunciato Luca Del Fabbro, presidente Iren, alla cerimonia della campanella tenutasi a Palazzo Mezzanotte a Milano per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes): “Il nucleare è un orizzonte molto lungo. Per fare una centrale nucleare ci vogliono tra i dieci e i quindici anni. Il suggerimento che darei a chi parla di nucleare – ha affermato Del Fabbro – è di sopravvivere nei prossimi cinque-dieci anni facendo quello che è possibile e in parallelo studiare le migliori forme per produrre energia elettrica sostenibile e sicura, con tutte le fonti, nessuna esclusa”. Insomma, bene lavorare al ritorno dell’atomo ma intanto occorre dare risposte subito alla pressante richiesta di energia che arriva dalle famiglie ma, soprattutto, dalle imprese e in maniera particolare da quelle digitali.

I conti di Eni

E proprio ieri la società energetica più rappresentativa del Paese, cioè Eni, ha presentato i risultati del primo semestre di quest’anno. E, tra le altre cose, il Cane a Sei Zampe ha confermato “i ritorni previsti per gli azionisti nel 2025, con un aumento del dividendo del 5% a 1,05 euro per azione e l’esecuzione di un programma di riacquisto azioni da almeno 1,5 miliardi”. Programma che, secondo quanto ha riferito l’ad Claudio Descalzi, potrebbe addirittura essere ampliato: “Il trend è molto positivo, stiamo andando avanti con l’implementazione del piano, della strategia, vedremo nei prossimi mesi se possiamo continuare con questo trend e considerare di aumentare il buyback, lo vedremo nei prossimi mesi ma c’è questa possibilità”.


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