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“Magazzini pieni di scorte. Filiera a rischio collasso”


L’attuale congiuntura fatta di guerre e conflitti commerciali sta generando notevoli contrazioni di mercato nel settore del riuso. Una situazione che sta causando molteplici problemi di carattere economico e logistico. Anche perché queste sono condizioni che perdurano ormai da parecchi mesi, con conseguenze devastanti: dalle pesanti scorte di invenduto nei magazzini, al conseguente crollo dei prezzi, fino al problema della capacità logistica di stoccaggio. Problemi che stanno mettendo a dura prova la filiera del riuso a rischio collasso.

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“Per evitarlo chiediamo alle istituzioni di aprire un tavolo di dialogo, valutando le possibili azioni da mettere in campo per salvare il settore”. E’ un grido d’allarme a nome di tutta la filiera del riuso tessile quello lanciato da Raffaello De Salvo, presidente del consorzio Corertex, Consorzio per il riuso e il riciclo tessile. In queste settimane, assieme a Confartigianato Imprese Prato, il consorzio ha inviato una lettera alle istituzioni locali e ai parlamentari per metterli a conoscenza della grave situazione di crisi che sta attraversando il settore. Azione a livello istituzionale che ha portato anche a un incontro col presidente della Provincia di Prato, Simone Calamai.

“Dobbiamo aggiungere – prosegue De Salvo – che tutti i materiali da post consumo non riusabili e quindi da destinare ad una fase di downcycling risultano non più sfilacciabili in percentuale ottimale a causa di normative più stringenti in merito alle certificazioni Iso e alle normative Reach in via di applicazione, non consentendo più il massimo riciclo e costituendo un ulteriore aggravio economico poiché tali materiali sono da destinare ad altro tipo di recupero con tutte le spese del caso. Inoltre le raccolte di indumenti usati sono aumentate di volume e nettamente peggiorate a livello qualitativo a causa del problema del fast fashion e del super fast fashion colpevole di un utilizzo smodato di materie prime con un’eticità di produzione molto discutibile, produce un fine vita dei capi di pessima qualità difficilmente riusabile e riciclabile. Tutte queste concause stanno influenzando negativamente le dinamiche di un mercato che prima riusciva, sia pur con alti e bassi, a mantenere in equilibrio economico. In mancanza di un sostegno esiste il rischio concreto di un graduale ma inevitabile collasso di un intero ecosistema industriale fondamentale per la transizione circolare”.

A rischio, spiega il Corertex, c’è il modello Prato. “Se non sarà possibile concordare delle misure di sostegno urgenti a favore dei primi impianti, anche temporanee – aggiunge il presidente del Consorzio -, le raccolte di indumenti usati rischiano di fermarsi per la mancanza di possibilità di cessione. Con il conseguente aumento esponenziale dei quantitativi di rifiuti indifferenziati e costi ambientali ed economici di smaltimento, inevitabilmente a carico di Comuni e cittadini”.

Corertex individua anche le possibili azioni per arginare i problemi, al fine di scongiurare una crisi senza precedenti. “Maggiori investimenti e un sostegno politico sono essenziali per garantire la stabilità del settore – aggiunge -. La legislazione deve adeguarsi ma è in ritardo: per costruire una casa si è voluti partire dal tetto e non dalle fondamenta. La Responsabilità estesa del produttore (Epr) e l’Espr, con percentuali obbligatorie di contenuto tessile riciclato post-consumo, sarebbero dovute essere implementate prima che la raccolta differenziata obbligatoria dei tessili entrasse in vigore. Un’azione legislativa rapida è fondamentale per promuovere un cambiamento significativo. Infrastrutture a rischio: c’è la reale preoccupazione che le infrastrutture necessarie vengano smantellate prima che la legislazione entri in vigore”.

Poi le misure necessarie: esenzione Iva sugli abiti di seconda mano e materia prima seconda, così da incoraggiare l’acquisto, imposte elevate sulle importazioni di abbigliamento ultra-fast-fashion, per scoraggiare il consumo non sostenibile. Riduzione dei costi di gestione dei rifiuti scartati.

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