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Blue economy: in Italia il mare vale 216,7 miliardi di euro pari all’11,3% del Pil e corre più dell’intero paese


L’Economia del Mare italiana, un settore che abbraccia molte diverse attività, si è trasformata ed evoluta. I dati sono del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere

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Con 232.841 imprese e oltre un milione di occupati, l’Economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto pari a 76,6 miliardi di euro, che raggiunge i 216,7 miliardi, se consideriamo il valore attivato nel resto dell’economia: ciò rappresenta l’11,3% del Pil nazionale.

Sono i dati emersi dal XIII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare a cura di Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network.

La Blue Economy è un settore vastissimo che abbraccia attività legate alla pesca, all’acquacoltura, alla cantieristica navale, al turismo costiero, alla logistica portuale, alla ricerca marina, alla protezione dell’ecosistema, alla generazione di energia fino alla valorizzazione delle risorse biologiche e non biologiche.

“L’Economia del Mare italiana sta vivendo una fase di straordinaria evoluzione, non solo come sintesi della nostra identità e vocazione mediterranea, ma anche come asset strategico per lo sviluppo del Paese” ha detto Giovanni Acampora, presidente dell’Assonautica Italiana. “Il 2025 ci consegna un quadro profondamente trasformato. l’Italia non è sola. Il nostro percorso si inserisce nel quadro dell’Agenda Blu europea, che promuove una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva dei settori marittimi, e in una rinnovata attenzione geopolitica verso il Mediterraneo, tornato crocevia strategico di interessi
economici, ambientali, energetici e infrastrutturali”.

La Blue Economy è più vivace dell’intero paese

L’economia del mare ha dimostrato di avere uno spirito vivace, superando i numeri nazionali. “Si caratterizza non solo per il contributo crescente allo sviluppo dell’intera economia nazionale, ma anche per la vivacità imprenditoriale. Tra 2022 e 2024 le imprese sono cresciute del 2% a fronte di una contrazione della base complessiva del 2,4%” ha sottolineato Andrea Prete, presidente di Unioncamere. Un dato ancora più evidente nel periodo dal 2019 al 2022: le imprese sono cresciute del 4,3%, mentre la base imprenditoriale complessiva nazionale ha segnato un decremento di oltre il 2%. Sono in crescita anche gli addetti del 7,7%, più di quattro volte quello registrato nel Paese (+1,9%). Il moltiplicatore di quest’anno è rimasto stabile a 1,8: ossia per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia.

Microcredito

per le aziende

 

Secondo il rapporto è cresciuto il valore aggiunto diretto con un +15,9%, pari a più due volte la crescita media italiana ferma al 6,6%. In cima alla classifica regionale per incidenza del valore aggiunto dell’Economia del mare sul totale dell’economia c’è la Liguria (13,8%), seguita da Sardegna (8,8%), Friuli-Venezia Giulia (8,4%). Lazio (6,7%) e la Campania (6,6%).



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