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AI Act e Codice GPAI: nuove regole 2025‑Italia | Articoli


Dal 2 agosto 2025 l’intelligenza artificiale entra nell’età della responsabilità: l’AI Act diventa operativo, il Codice di condotta GPAI offre una corsia di conformità, e in Italia scatta il pacchetto di decreti attuativi. Trasparenza sui dataset, tutela copyright e red‑teaming non saranno più opzioni ma obblighi. Scopri regole, scadenze, opportunità per imprese, sviluppatori e pubbliche amministrazioni che puntano sull’innovazione in Europa.

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Il quadro normativo europeo sull’IA

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Regolamento (Ue) 2024/1689 – più noto come AI Act – l’Unione Europea ha inaugurato nel luglio 2024 la prima cornice legislativa al mondo che disciplina l’intelligenza artificiale secondo un approccio graduale, fondato su quattro livelli di rischio: minimo, limitato, alto e inaccettabile.

Il regolamento è entrato in vigore nell’agosto 2024, ma le scadenze applicative sono scaglionate: i divieti per gli usi “inaccettabili” sono già operativi, mentre gli obblighi per i modelli di IA a uso generale (GPAI) scatteranno dal 2 agosto 2025; i sistemi GPAI già presenti sul mercato avranno tempo fino al 2 agosto 2027 per adeguarsi.   

Ruolo dell’AI Office e dei codici di condotta

Per facilitare il recepimento delle nuove norme, la Commissione ha istituito l’AI Office, incaricato di assistere imprese e Stati membri, monitorare i rischi sistemici e coordinare i regulatory sandbox nazionali che dovranno essere operativi entro il 2 agosto 2026.

Tra i suoi primi compiti c’era la redazione, assieme a un panel di mille stakeholder, di un Codice di condotta per i modelli GPAI: il documento definitivo è arrivato il 10 luglio 2025 e funge da guida volontaria su trasparenza, copyright e sicurezza.

Chi lo sottoscrive potrà “contare” quel rispetto ai fini dell’AI Act, riducendo audit e burocrazia. 

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Perché serve un quadro comune

L’Europa ha scelto una regolazione preventiva per tre motivi chiave:

  • Tutela dei diritti fondamentali – Evitare sorveglianza di massa e discriminazioni algoritmiche ancora prima che accadano.
  • Mercato unico – Offrire definizioni e procedure armonizzate, scongiurando 27 regolamenti nazionali divergenti.
  • Competitività sostenibile – Chi aderisce ai codici di pratica ottiene un “bollino” che semplifica l’accesso ai bandi pubblici e agli investimenti, oltre a mitigare il rischio di sanzioni fino al 7 % del fatturato globale per violazioni gravi.

     

Gli snodi del 2025

Nei prossimi dodici mesi entreranno in scena tre tasselli decisivi:

  1. Linee guida su concetti chiave e template sui training data (luglio 2025) per rendere operativa la trasparenza richiesta dall’art. 53 AI Act.
  2. Decisione di adeguatezza della Commissione e degli Stati membri sul Codice GPAI (entro agosto 2025), che ne certificherà il valore probatorio.
  3. Avvio del registro UE dei modelli con “rischio sistemico” gestito dall’AI Office, con obbligo di red‑teaming, tracciamento incidenti e report annuali.

Con questo mosaico normativo l’Europa punta a coniugare innovazione e fiducia: uno scudo per cittadini e imprese che, se ben applicato, potrebbe trasformarsi in un vantaggio competitivo per chi sviluppa IA “by design” sicura, trasparente e rispettosa del diritto d’autore.

   

General‑Purpose AI Code of Practice: pubblicata il 10 luglio

Il 10 luglio 2025 la Commissione europea ha pubblicato la versione definitiva del General‑Purpose AI Code of Practice(GPAI CoP), uno strumento volontario che anticipa e dettaglia gli articoli 53‑55 dell’AI Act per i modelli d’intelligenza artificiale a uso generale.

Il documento, frutto di un percorso multi‑stakeholder coordinato dall’AI Office con quasi mille partecipanti, fornisce a sviluppatori e distributori una “corsia preferenziale” per dimostrare la conformità alle norme che diventeranno cogenti dal 2 agosto 2025: chi lo sottoscrive potrà limitarsi ad applicare le sue procedure, riducendo audit, oneri documentali e potenziali sanzioni fino al 7 % del fatturato globale.

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Il codice è suddiviso in tre capitoli autonomi:

  1. Trasparenza – introduce un Model Documentation Form pronto all’uso che chiede di descrivere architettura, dati, benchmark, limiti d’impiego e governance di ciascun modello. Obbliga inoltre a pubblicare un summary“sufficientemente dettagliato” dei dataset di addestramento, in linea con il template presentato dalla Commissione pochi giorni dopo. 
  2. Copyright – impone di adottare una policy by design sul diritto d’autore: rispetto dell’opt‑out per il text‑and‑data mining (art. 4(3) DSM), crawler conformi al protocollo robots.txt/RFC 9309, misure tecniche che evitino l’ingestione di contenuti riservati e procedure di reclamo rapide per i titolari dei diritti. È il primo quadro operativo europeo che lega esplicitamente IA generativa e protezione delle opere.
  3. Safety & Security – riguarda solo i modelli con “rischio sistemico” (high‑impact foundation models). Richiede valutazioni ex‑ante di impatti sociali, red‑teaming periodico, monitoraggio incidenti, disclosure di vulnerabilità e un piano di mitigazione pubblicabile. Chi ricade in questa fascia dovrà iscriversi al registro UE gestito dall’AI Office e presentare un report annuale.

Il GPAI CoP specifica anche il processo di adesione: i provider compilano un modulo di “signatory”, inviato all’AI Office; una volta accettati, possono vantare la presunzione di conformità nei confronti di clienti, investitori e autorità nazionali.

La firma resta facoltativa, ma il rifiuto di alcune Big Tech (Meta in primis) indica che la partita sulla governance dell’IA è tutt’altro che chiusa.

In ogni caso, dal 10 luglio il messaggio è chiaro: per operare sul mercato europeo i modelli generali dovranno essere trasparenti, rispettare il copyright e gestire i rischi di sicurezza con standard verificabili.   

   

Che cosa succede e cambia dal 2 agosto 2025 

Dal 2 agosto 2025 l’AI Act smette di essere solo un framework e diventa un regolamento operative per l’intera catena dei modelli general‑purpose: chi lancia un nuovo foundation model dovrà arrivare sul mercato con documentazione completa, politiche copyright attive e – se “molto potente” – un piano di gestione dei rischi.

Gli sviluppatori che firmano il GPAI Code of Practice avranno una corsia preferenziale, mentre i grandi player che restano fuori (es. Meta) si espongono a controlli caso‑per‑caso e a sanzioni pesanti.

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Parallelamente, gli Stati membri mettono in campo le proprie autorità di vigilanza e ufficializzano il regime sanzionatorio: l’età della responsabilità per l’IA in Europa comincia qui.


Ambito Nuovi obblighi/novità operative Riferimenti AI Act / fonti
Provider di modelli GPAI • Devono essere già conformi se immettono un nuovo modello sul mercato dopo il 2 agosto 2025.• Pubblicare la Model Documentation con architettura, capability, limiti d’uso e benchmark (art. 53).• Rendere disponibile un “summary of training data”sufficientemente dettagliato (art. 53 (1) d).• Adottare una policy copyright che rispetti l’opt‑out TDM e usi crawler in linea con robots.txt (art. 53).• Per i modelli “con rischio sistemico” (art. 55) scattano anche red‑teaming, mitigazione rischi, incident reportingannuale.• Firmare (opzionale ma consigliato) il GPAI Code of Practice per avere “presunzione” di conformità e meno burocrazia. (Artificial Intelligence Act EUStrategia Digitale EuropeaStrategia Digitale Europea)
Modelli GPAI pre‑esistenti Possono continuare a operare, ma dovranno adeguarsi entro il 2 agosto 2027; ogni major release dopo il 2025 va già certificata. (Artificial Intelligence Act EU)
Notified bodies Entrano in funzione gli organismi di valutazione di conformità per i sistemi alto rischio e per il monitoraggio dei GPAI con rischio sistemico. (Artificial Intelligence Act EU)
Governance UE • L’AI Office assume poteri ispettivi sui GPAI; istituisce il registro pubblico dei modelli a rischio sistemico.• Parte il meccanismo di cooperazione AI Board–autorità nazionali(cap. VII). (Artificial Intelligence Act EU)
Stati membri • Devono aver designato le autorità competenti (market‑surveillance e notifiche) e definirne le sanzioni.• Obbligo di report biennale su risorse e organici alle autorità UE.• Avviare l’iter per almeno un sandbox regolatorio nazionale (scadenza operativa: 2 ago 2026). (Artificial Intelligence Act EU)
Sistema sanzionatorio Entrano in vigore gli articoli 99‑100: fino al 7 % del fatturato mondiale o 35 milioni € in caso di violazioni gravi (trasparenza, copyright, sicurezza). (Artificial Intelligence Act EUReuters)
Fallback normativo Se entro il 2 agosto 2025 il Codice di Pratica non fosse giudicato “adeguato”, la Commissione può emanare atti di esecuzione con regole comuni vincolanti. (Artificial Intelligence Act EU)

   

Adempimenti in Italia: cosa devono fare sviluppatori, integratori e utenti d’IA

Con l’AI Act che diventa operativo nell’agosto 2025, il Parlamento italiano ha varato un AI Bill nazionale (approvato alla Camera il 25 giugno 2025, ora al secondo passaggio in Senato) che affianca il regolamento UE e ne fissa l’attuazione pratica.

Il disegno di legge designa come autorità competenti l’AgID per la vigilanza tecnica e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) per la sicurezza, coordinando i poteri del Garante Privacy e dei supervisori di settore (Bankitalia, Consob, Ivass).

Entro dodici mesi il Governo dovrà emanare un decreto legislativo che:

  • istituisce un Comitato di coordinamento sull’IA presso Palazzo Chigi;
  • definisce sanzioni amministrative e – nei casi di manipolazione dolosa di dati o algoritmi critici – pene penali;
  • attiva almeno un sandbox regolatorio per PMI e start‑up innovative entro l’agosto 2026.

     

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Impatto per le aziende che sviluppano modelli

  1. Adeguamento immediato (2 agosto 2025) per ogni nuovo modello rilasciato sul mercato: documentazione tecnica in lingua italiana, pubblicazione del training‑data summary, policy sul copyright e, per i modelli a rischio sistemico, red‑teaming e piano di mitigazione.
  2. Firma del GPAI Code of Practice: non obbligatoria ma raccomandata perché riconosciuta come “prova” di conformità dall’AgID e riduce le ispezioni ex‑ante.
  3. Hosting per la PA: se il modello è destinato a servizi pubblici, i dati dovranno risiedere su server localizzati in Italia o in UE con equivalenti garanzie, come chiede l’AI Bill.

    

Impatto per le aziende che integrano o usano l’IA

  • Mappatura del rischio: ogni impresa dovrà censire i sistemi IA in funzione, classificandoli secondo il livello di rischio dell’AI Act. I sistemi “alto rischio” (es. HR tech, scoring creditizio, salute) richiedono analisi d’impatto, registrazione UE e CE‑marking.
  • Due diligence contrattuale: chi acquista API o modelli foundation dovrà chiedere al fornitore la Model Documentation e la prova dell’opt‑out TDM; questi documenti diventeranno clausole essenziali negli appalti privati e pubblici.
  • Formazione e governance: l’AI Bill impone a datori di lavoro e professionisti di informare clienti e dipendenti quando un algoritmo incide sulle loro decisioni; il Ministero del Lavoro istituirà un Osservatorio sull’AI nei luoghi di lavoro per linee guida e controlli.
  • Privacy by design: il Garante Privacy richiede DPIA rafforzate per modelli che trattano dati personali su larga scala e ha già mostrato di poter bloccare servizi non conformi (ChatGPT 2023, DeepSeek 2025). L’assenza di una DPIA aggiornata può far scattare doppie sanzioni privacy+AI.
  • Nuovi obblighi di trasparenza contenuti: etichettatura “contenuto generato da IA” per media e advertising, parental consent sotto i 14 anni, limiti alla disinformazione deepfake. Il disegno di legge allinea le definizioni al Regolamento UE ma mantiene la competenza sanzionatoria di AGCOM per audiovisivo.

Cosa fare subito

  1. Gap analysis tra processi interni e requisiti AI Act / AI Bill.
  2. Roadmap di compliance: aggiornare contratti, policy copyright e procedure di audit prima di Q2 2025.
  3. Scelta strategica sul GPAI CoP: firmarlo entro l’estate 2025 se si sviluppano o integrano foundation model; le PA tenderanno a preferire soluzioni “CoP‑compliant”.
  4. Budget per red‑teaming: stanziare risorse (o service agreement) per i test di sicurezza richiesti ai modelli avanzati.

Lo scenario italiano, in sintesi, non aggiunge livelli di burocrazia ma specifica chi controlla cosa e introduce tutele penali nelle ipotesi di uso fraudolento dell’IA. Per chi opera sul mercato domestico diventa quindi essenziale spostarsi dal “wait and see” alla compliance by design: chi sarà pronto entro agosto 2025 potrà sfruttare bandi pubblici, fondi PNRR e corsie preferenziali, mentre i ritardatari rischiano blocchi operativi e sanzioni milionarie.



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