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la Calabria accelera. Ma la bomba demografica rischia di fermare tutto


La Calabria torna a correre. Nel primo semestre del 2025, la regione ha messo a segno la più alta crescita occupazionale d’Italia, con un +7,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che vale 38.000 nuovi occupati e porta il tasso di occupazione al 46,6%, superando la media del Mezzogiorno. Anche il tasso di disoccupazione cala in modo drastico, all’11,9%, con una riduzione di 5,5 punti: il miglior risultato tendenziale tra tutte le regioni.

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Eppure, sullo sfondo di questi numeri incoraggianti, si staglia una minaccia ben più profonda: la desertificazione demografica. Secondo le stime, entro il 2050 la Calabria perderà oltre il 30% della popolazione in età lavorativa (20-64 anni). Un crollo che rischia di rendere insostenibili sia il sistema produttivo sia quello sociale.

Donne e autonomi trainano la ripresa

La crescita dell’occupazione riguarda in particolare le donne (+9,9%) e i lavoratori indipendenti (+9,4%), confermando il ruolo centrale dell’artigianato e del lavoro autonomo nel tessuto economico calabrese. “C’è una vitalità che ci incoraggia”, commenta Salvatore Ascioti, presidente di Confartigianato Imprese Calabria. “Ma se non interveniamo oggi su competenze, natalità e formazione, rischiamo che tutto questo resti una fiammata isolata”.

Domanda di lavoro in crescita, ma mancano i profili

Nel trimestre estivo (giugno-agosto), la Calabria è la seconda regione italiana per aumento della domanda di lavoro: +15,1% rispetto al 2024, pari a 5.580 posti in più. Il boom riguarda soprattutto il turismo (+15,8%). Le province più dinamiche: Reggio Calabria: +25,6%, Vibo Valentia: +23,2%, Catanzaro: +11,8%, Cosenza: +10,9%, Crotone: +8,6%. Nonostante ciò, permane il problema del mismatch tra domanda e offerta di competenze: il 44,2% delle posizioni risulta di difficile copertura, un dato in lieve calo rispetto al 2024, ma ancora molto elevato.

Transizione green: si investe, ma meno che in passato

Il 24,9% delle imprese ha investito in prodotti e tecnologie a basso impatto ambientale, un dato però in calo di quasi 5 punti rispetto all’anno precedente. Le province più virtuose: Vibo Valentia: 30,8%, Reggio Calabria: 29,9%, Catanzaro: 25,2%. Cresce però la consapevolezza: il 40,6% delle imprese ha avviato formazione in ambito ambientale, la quota più alta in Italia. “La transizione ecologica è una priorità, ma servono incentivi mirati per non lasciare indietro le microimprese”, afferma Ascioti.

Digitale stabile, ma l’intelligenza artificiale avanza

Il 64,1% delle imprese ha investito in digitalizzazione, un dato stabile rispetto al 2024. Tuttavia, l’adozione di tecnologie più avanzate, come l’intelligenza artificiale, inizia a emergere: 1.034 imprese artigiane – pari al 20% del totale IA regionale – utilizzano già soluzioni di questo tipo. “Un dato promettente, ma serve più formazione”, sottolinea il report.

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Demografia, la vera emergenza

Il quadro positivo dell’occupazione si scontra con un dato strutturale preoccupante: tra 25 anni la Calabria potrebbe perdere un terzo della sua popolazione attiva. Una condizione che metterebbe a rischio il mantenimento del welfare, la tenuta delle imprese e la stessa possibilità di progettare un futuro sostenibile. “Il tempo è ora“, avverte Ascioti. Serve una politica pubblica coraggiosa, integrata, che metta insieme lavoro, natalità, formazione e sviluppo sostenibile. Altrimenti rischiamo di preparare una ripresa per un futuro che non ci sarà”.



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