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Emidio Massi: sindacato, socialismo e sviluppo


Emidio Massi (1922–2016) è stato uno dei protagonisti più longevi e influenti della storia politica e sindacale delle Marche nel secondo dopoguerra. Sindacalista nella CGIL e figura di primo piano del Partito Socialista Italiano, fu tra i fondatori della Regione Marche e ne guidò lo sviluppo per oltre un decennio come Presidente della Giunta regionale. La sua azione politica, improntata all’equilibrio tra valori socialisti e pragmatismo economico, contribuì in modo decisivo al consolidamento del cosiddetto “modello marchigiano”, basato sulla valorizzazione delle piccole e medie imprese e sul sostegno pubblico all’innovazione. Questo articolo ripercorre la sua biografia politica e il suo contributo alla modernizzazione di un’intera regione, con uno sguardo attento ai cambiamenti economici, istituzionali e geopolitici del suo tempo.

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Nato ad Ascoli Piceno il 5 agosto 1922, Emidio Massi è stato una figura politica che, pur non godendo di notorietà nazionale, ha lasciato un’impronta profonda nella storia economica e istituzionale delle Marche e del socialismo italiano. La sua parabola politica è esemplare per comprendere il ruolo dei quadri intermedi nella costruzione della democrazia repubblicana e nella gestione dello sviluppo locale nel secondo dopoguerra.

Fin dai primi anni dopo la Liberazione, Massi si impegnò nelle fila del Partito Socialista Italiano, diventando consigliere e assessore comunale ad Ascoli Piceno. Contestualmente, si distinse per il suo attivismo sindacale nella CGIL, dove, tra il 1947 e il 1963, guidò le Camere del Lavoro di Ascoli e poi di Ancona, occupandosi di complesse vertenze industriali nei distretti del cappello e della manifattura leggera.

Il suo passaggio alla politica regionale avvenne in un momento cruciale: la nascita delle Regioni a statuto ordinario nel 1970. Eletto consigliere nelle prime elezioni regionali, Massi fu immediatamente chiamato a ricoprire ruoli chiave nella Giunta: prima come assessore all’Industria, Artigianato, Lavoro e Pesca, poi come Vicepresidente.

La coalizione di centro-sinistra che governava la Regione Marche in quegli anni si rivelò un laboratorio politico innovativo, in grado di dialogare anche con le istanze provenienti dalla sinistra comunista. In questo contesto, Massi giocò un ruolo di mediazione e visione, partecipando attivamente alla breve ma significativa apertura al PCI nel Consiglio regionale, culminata nell’elezione a Presidente del Consiglio dell’esponente comunista Renato Bastianelli (1975-1980).

Dal 1978 al 1990, Massi fu Presidente della Giunta Regionale delle Marche. Il suo lungo mandato – il più duraturo nella storia della regione – fu caratterizzato da una visione riformista che coniugava la tutela del lavoro con la promozione dell’impresa. È in questi anni che si affermò con forza il cosiddetto “modello marchigiano”, un sistema produttivo diffuso, fondato sulle piccole e medie imprese, altamente specializzate, radicate nei territori e sostenute da reti di servizi e istituzioni.

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Massi fu tra i primi amministratori italiani a comprendere che l’equilibrio tra mercato e intervento pubblico poteva tradursi in una formula vincente per regioni periferiche come le Marche. A sostegno di questo tessuto imprenditoriale, promosse la nascita di enti come il COSMOB di Pesaro (arredo e legno), la Meccano S.p.A. di Ancona (meccanica), e TecnoMarche di San Benedetto del Tronto (innovazione tecnologica).

Sotto la sua guida, la Regione creò anche una propria Finanziaria per lo sviluppo economico, volta a sostenere i consorzi di imprese, la ricerca applicata e i processi di ristrutturazione industriale, sempre con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione.

Tra le intuizioni più lungimiranti di Emidio Massi vi fu certamente la creazione, nel 1990, di una rete di collaborazione tra le regioni italiane affacciate sull’Adriatico e le repubbliche federali della Jugoslavia, in un momento storico in cui la guerra non era ancora esplosa, ma si profilavano già tensioni nei Balcani. Questa iniziativa rappresenta un’anticipazione concreta della Strategia Macroregionale Adriatico-Ionica, adottata ufficialmente dall’Unione Europea nel 2014, e della stessa Iniziativa Adriatico Ionica, che nascerà ad Ancona nel 2000.

Massi dimostrò così un’attitudine alla diplomazia territoriale, promuovendo l’apertura internazionale delle imprese marchigiane attraverso missioni economiche, gemellaggi e una politica di scambi commerciali, culturali e istituzionali.

Terminata l’esperienza da Presidente, Massi guidò la Società Adriatica di Navigazione dal 1990 al 1993. Anche se si ritirò formalmente dalla vita politica attiva, non cessò mai di essere un punto di riferimento per molti dirigenti locali e nazionali del socialismo riformista. Dopo lo scioglimento del PSI nel 1994, aderì prima allo SDI di Enrico Boselli e poi al rinnovato PSI di Riccardo Nencini.

Morì ad Ancona il 13 agosto 2016, all’età di 94 anni. La sua figura, spesso poco celebrata fuori dalla sua regione, rappresenta un caso emblematico di politica territoriale come politica nazionale, in cui ideali e concretezza amministrativa si sono incontrati per plasmare una regione e influenzare un intero modello economico.

La parabola di Emidio Massi testimonia quanto il ruolo dei politici locali – radicati nel tessuto sociale e capaci di coniugare valori e pragmatismo – sia stato decisivo nel plasmare l’Italia repubblicana. Il suo contributo non è solo parte della storia delle Marche, ma di una più ampia storia dell’Italia delle autonomie, della sinistra riformista e della collaborazione tra economia e istituzioni. Un’eredità oggi quanto mai attuale.

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