UN’AGRICOLTURA che consuma molta meno acqua rispetto a quella basata sui metodi tradizionali. È il cuore della nuova serra aeroponica inaugurata da Eni nel suo centro ricerche di Bolgiano, quartiere del comune di San Donato Milanese. È un progetto che unisce tecnologia, sostenibilità e welfare aziendale, portando la produzione agricola direttamente dentro il perimetro dell’azienda e aprendo, al tempo stesso, una finestra su uno dei modelli alimentari del futuro. L’impianto, frutto della collaborazione con Agricooltur e con Dussmann Italy, rappresenta una prima assoluta in Italia nell’ambito della ristorazione collettiva. Non solo perché adotta soluzioni ad alta automazione e gestione da remoto, ma anche perché realizza un’idea radicale: coltivare insalate, micro-ortaggi e piante aromatiche a poca distanza dalle cucine e dai ristoranti aziendali, per un consumo immediato, senza imballaggi, senza trasporto e senza sprechi. La tecnologia aeroponica si basa su una innovazione dal potenziale altissimo: le piante crescono fuori dal suolo, con le radici sospese nell’aria, nutrite da una nebulizzazione precisa di acqua e sostanze nutritive. L’ossigenazione è ottimale, l’uso di fertilizzanti minimo, quello di pesticidi praticamente nullo. E il risparmio idrico è impressionante, con un taglio dei consumi di acqua che arriva fino al 98% rispetto all’agricoltura convenzionale.
Per Eni il progetto ha una triplice valenza: ambientale, sociale e industriale. Ambientale, perché si inserisce in una più ampia strategia di decarbonizzazione. Sociale, perché mira a migliorare la qualità della vita dei dipendenti, fornendo alimenti freschissimi e sani. Industriale, perché è un modello replicabile, in grado di ispirare altre aziende, enti e comunità. “Abbiamo scelto questo metodo innovativo per la nostra serra aziendale perché unisce tecnologia, innovazione sostenibile e attenzione al benessere delle persone”, dice Giuliana Carbone (nella foto a fianco), responsabile Welfare & People Services di Eni, che aggiunge: “Partendo dal territorio di San Donato Milanese vogliamo sensibilizzare la popolazione all’utilizzo responsabile delle risorse naturali, ma anche incentivare l’uso di sistemi produttivi efficienti e tecnologici”. Carbone sottolinea infatti che la serra sarà anche aperta al territorio, grazie alla collaborazione con il Comune di San Donato. Sarà uno spazio visitabile da scuole. Un luogo dove toccare con mano le possibilità offerte dall’agricoltura 4.0, ma anche per riflettere su consumi, impatti ambientali e nuovi stili di vita. Dal punto di vista strategico, l’iniziativa si inserisce inoltre in una visione ampia: non esiste una sola tecnologia per affrontare la transizione energetica, ma serve un mix di soluzioni adattabili e sinergiche.
La serra di Bolgiano è dunque un tassello di un variegato mosaico. Con oltre 1.000 ricercatori e sette centri di ricerca in Italia, Eni sviluppa infatti diverse soluzioni tecnologiche legate al tema della efficienza energetica e decarbonizzazione. Il Centro Ricerche di Bolgiano è stato inaugurato nel 1985 ed è un polo di avanguardia scientifica dedicato alle tecnologie per l’utilizzo delle risorse naturali, per lo sviluppo di nuovi processi industriali e per la formulazione di prodotti rivolti alla mobilità sostenibile, per la ricerca sui temi ambientali. Più recentemente il Centro si è focalizzato su attività legate alla decarbonizzazione, quali cattura, stoccaggio e conversione CO2, biocarburanti avanzati. Per quanto riguarda i biocarburanti, Eni è focalizzata sullo sviluppo e sull’ottimizzazione dell’intera filiera dei biocarburanti per la decarbonizzazione del settore dei trasporti.
La collaborazione con Agricooltur, azienda torinese fondata nel 2018, si inserisce in un’altra direttrice che Eni sta percorrendo con decisione. Agricooltur ha brevettato infatti un sistema di vertical farming ad alta efficienza, basato su coltivazioni fuori dal suolo e ambienti a clima controllato, con soluzioni modulari adattabili a diversi contesti: mense, scuole, ristoranti, hotel, ma anche progetti residenziali e comunitari.
Nel caso specifico di Eni, l’impianto include una zona di germinazione, linee di coltivazione aeroponica e un sistema intelligente che regola luce, temperatura, irrigazione e nutrienti. Il tutto costruito anche con materiali riciclati e recuperati, in linea con la logica dell’economia circolare. E non si tratta solo di insalate: le coltivazioni comprendono micro-ortaggi come rucola, porri, cavolo rosso e ravanelli, oltre a piante aromatiche come il basilico. Prodotti vivi, con radici intatte, pronti per essere raccolti al momento del consumo. Inoltre, le eccedenze produttive saranno messe a disposizione dei dipendenti che potranno acquistarli per il consumo domestico. Per Eni, l’agricoltura hi-tech rappresenta dunque una delle leve per ridisegnare i modelli produttivi, insieme ai biocarburanti, all’elettrificazione e alla digitalizzazione dei processi. Non si tratta solo di coltivare piante, si potrebbe dire parafrasando lo spirito del progetto, ma di coltivare una cultura aziendale in cui l’innovazione sostenibile rappresenta uno strumento concreto di benessere, efficienza e competitività.
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