Il comparto dell’artigianato moda in Piemonte – che comprende tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature – continua a registrare una flessione preoccupante. Secondo i dati Unioncamere Piemonte, tra marzo 2019 e marzo 2025 hanno cessato l’attività 229 imprese artigiane del settore, passando da 2.458 a 2.229 unità.
La crisi nazionale si riflette sul comparto regionale (e familiare)
La crisi coinvolge anche il panorama nazionale, dove il settore moda, composto da circa 60.000 imprese e oltre 600.000 addetti, risulta particolarmente fragile. A rischio è l’intera filiera artigianale, formata in gran parte da microimprese a conduzione familiare, che faticano a reggere l’urto della competizione globale, dei cambiamenti nei consumi e dell’assenza di ricambio generazionale.
A fronte di questi dati, emerge la necessità di un intervento mirato da parte delle istituzioni, con l’obiettivo di analizzare l’andamento del mercato e costruire strategie di rilancio per un comparto strategico, sia per l’economia regionale che per quella nazionale.
“La qualità delle nostre produzioni sono riconosciute in tutto il mondo e riteniamo che sia arrivato il momento di garantire una maggiore stabilità ad un marchio di alto valore come il Made in Italy – afferma Samantha Panza, Presidente Abbigliamento di Confartigianato Imprese Piemonte. Il settore ha retto il periodo pandemico, ma altre situazioni geopolitiche internazionali e le nuove misure imposte a livello europeo, anche sulla sostenibilità, stanno mettendo a dura prova la sua resilienza. Il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi del settore, prova ne è la convocazione del Tavolo di Crisi del Sistema Moda convocato per il 6 agosto, ma la sfida è alta”.
“Al Ministero chiediamo, tra le altre, misure ad hoc per la salvaguardia dei livelli occupazionali, una politica mirata di sostegno al credito e disposizioni normative per agevolare l’implementazione di nuove tecnologie e strumenti digitali. Se vogliamo che il Made in Italy continui ad essere il fiore all’occhiello della produzione del nostro Paese ed un’eccellenza da esportare in tutto il mondo – dichiara Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – è necessario valorizzare e sostenere le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, che garantiscono qualità, professionalità e l’artigianalità che tutti ricercano”.
Non solo grandi firme, il ruolo degli artigiani
Il sistema moda, spesso associato alle grandi firme, si regge anche su una fitta rete di artigiani che operano in modo indipendente, dando vita a capi unici grazie a competenze che spaziano dal disegno al taglio. Una realtà ben radicata anche in Piemonte, dove la qualità e la creatività artigiana rappresentano un tratto distintivo. Tuttavia, l’intero comparto continua ad affrontare una crisi strutturale aggravata da dinamiche di mercato sempre più complesse.
Confartigianato, intervenuta nei tavoli di confronto istituzionali, ha evidenziato diverse criticità: la crescita dell’e-commerce ha penalizzato le imprese meno attrezzate sul fronte digitale, mentre l’inflazione e l’aumento dei costi del lavoro stanno mettendo sotto pressione la sostenibilità economica delle attività. Le difficoltà di accesso al credito continuano a frenare investimenti e innovazione, soprattutto per le realtà più piccole.
Tra e-commerce, illegalità e concorrenza sleale
A complicare ulteriormente il quadro, la concorrenza da parte di aziende che utilizzano impropriamente il marchio “artigianale” per prodotti di importazione o realizzati in serie, spesso senza rispettare le normative vigenti. Fenomeni di illegalità, come laboratori non registrati che impiegano manodopera sottopagata, alterano le regole del mercato generando concorrenza sleale.
Anche i cambiamenti nelle abitudini di consumo – con la crescente diffusione del casual e dello sportivo – stanno riducendo la domanda per capi di alta gamma, a vantaggio del fast fashion. Intanto, le nuove politiche ambientali e gli obblighi di trasparenza impongono trasformazioni produttive che, pur auspicabili, comportano ulteriori costi.
In questo contesto, molte imprese cercano sbocchi all’estero, dove però è necessario disporre di competenze specifiche e risorse adeguate. La tenuta del settore dipenderà dalla capacità di adattamento delle imprese e da strategie di sostegno in grado di tutelare una filiera ad alto valore culturale ed economico.
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