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Sardegna, il “grande ritorno del click day”: odiato all’opposizione, amato al governo della regione.


Altro che discontinuità. La tanto promessa svolta del governo regionale guidato da Alessandra Todde continua ad essere disattesa, non solo nei toni ma anche nei modi: il famigerato “click day” – quello strumento di selezione a metà tra lotteria e corsa al mouse – anche al governo della Regione resta ancora il criterio principe per l’assegnazione dei fondi pubblici alle imprese.

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È accaduto con il bando da 30 milioni e 550 mila euro destinato all’artigianato sardo. Risultato? In mezzo minuto le risorse sono andate esaurite Una pioggia di richieste ha polverizzato il budget in 30 secondi netti, lasciando fuori dalla porta centinaia di imprese.

Secondo i numeri ufficiali, 807 domande saranno finanziate, mentre altre 210 – per un totale di oltre 8 milioni di euro – restano congelate, in attesa di eventuali economie o nuove risorse che il Consiglio regionale potrebbe decidere (o meno) di mettere a disposizione.

Il bando prevede l’abbattimento di parte degli interessi bancari e, in Sardegna, anche un contributo a fondo perduto fino al 40% del capitale investito, con un massimo di 300 mila euro per impresa. Un’opportunità importante, certo, ma che finisce per trasformarsi in un terno al lotto digitale.

Eppure, paradossalmente, l’assessore Franco Cuccureddu si dice “molto soddisfatto” per l’esito dell’operazione: “In pochi secondi – afferma – abbiamo erogato oltre 30 milioni, dando liquidità alle imprese che avevano investito negli ultimi 24 mesi”. Salvo poi ammettere che forse è il caso di “pensare a strumenti più agili” per superare, almeno in teoria, la logica del click day.

Parole che suonano vagamente familiari. Non fosse che quando il centrosinistra era all’opposizione, il click day veniva regolarmente attaccato come strumento iniquo, discriminatorio, classista, incapace di valutare la qualità dei progetti e le reali necessità del tessuto produttivo. Oggi, invece, viene pompato come simbolo di efficienza amministrativa, seppur con qualche riserva di facciata.

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Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole isolano. L’attuale centrosinistra continua in modo a dir poco plateale ha evidenziare tutta la propria incoerenza, come già assodato con le famigerate tabelle dell’assestamento di bilancio 2024, la prima manovra finanziaria dello scorso aprile (dove oltre 170 milioni sono andati bruciati da amici, parrocchie e lobby di partito) e con le future “elargizioni discrezionali” (chiamiamoli emendamenti puntuali) del prossimo assestamento di bilancio balneare che tanto entusiasmo e condivisione sta riscontrando in tutte le commissioni permanenti del Consiglio regionale… chissà come mai!

La tanto sbandierata “discontinuità” rispetto all’era Solinas esiste solo nei comunicati stampa. Neanche l’attuale assessora che non si indigna più urla come un tempo nonostante si sia in presenza delle medesime circostanze.

Alla fine, la narrazione del “governo dei casti e puri” regge solo finché non si aprono i link dei bandi. Poi il sipario cala, e resta solo il rumore dei clic.



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