“Nulla sarà come prima”. Con queste parole, il Presidente del CNEL Renato Brunetta ha aperto il suo intervento presso le Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato durante l’audizione sul Documento di Finanza Pubblica 2025, tenutasi il 17 aprile. Una dichiarazione forte, che rispecchia la drammaticità del momento economico e geopolitico attuale.
Secondo Brunetta, l’Italia e l’Europa stanno affrontando la terza grande crisi globale del millennio, dopo quella dei subprime e la pandemia da Covid-19. Ma questa è, a suo dire, la più insidiosa e difficile da affrontare, perché stratificata, prolungata e alimentata da una serie di tensioni internazionali e trasformazioni strutturali: guerra, inflazione, transizione energetica, sfide tecnologiche e demografiche.
Una crisi asimmetrica, senza fine chiara
Brunetta ha definito la crisi attuale come “subdola e asimmetrica”, perché si innesta su fenomeni precedenti e amplifica l’incertezza a tutti i livelli. È una crisi che non ha ancora mostrato appieno i suoi effetti, ma che già oggi si manifesta in termini di volatilità finanziaria, difficoltà di pianificazione e perdita di fiducia da parte di imprese e famiglie.
L’economia globale, ha sottolineato, è attraversata da una disruption permanente, il cui tratto distintivo è l’imprevedibilità. Le sue cause? Una miscela esplosiva di volatilità, ignoranza del futuro e vulnerabilità sistemica, che porta ad un’incertezza “all’ennesima potenza”. Secondo il CNEL, i livelli di incertezza oggi sono doppi rispetto a quelli registrati nel 2020 durante il picco pandemico.
La guerra dei dazi e l’effetto domino sul commercio
Brunetta ha poi concentrato l’attenzione sulla politica protezionista degli Stati Uniti, descrivendo i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump come “una mossa autolesionista”. Ha evocato un parallelismo storico con gli anni ’30, quando l’Smoot-Hawley Act innescò una spirale di protezionismo che aggravò la crisi mondiale.
“I dazi sono come sputare in aria”, ha affermato con forza. Si tratta, secondo il presidente, di una politica che mina il libero scambio, ostacola la crescita globale e rischia di compromettere anche la pace internazionale, oltre a colpire duramente la manifattura europea, e in particolare quella italiana, fortemente orientata all’export.
DFP 2025: tra sobrietà e solidità
Nonostante lo scenario esterno così instabile, Brunetta ha riconosciuto la solidità della finanza pubblica italiana, definendo il Documento di Finanza Pubblica 2025 “sobrio, credibile e coerente”. I principali punti di forza evidenziati:
- Occupazione in crescita, nonostante una dinamica del PIL ancora debole;
- Saldi pubblici migliori del previsto, con una spesa netta in calo del 2,1% (contro l’1,9% stimato);
- Conti con l’estero in attivo, con un surplus pari al 15% del PIL, rispetto al disavanzo di oltre il 20% registrato dodici anni fa.
Tuttavia, il Presidente del CNEL ha anche sottolineato che la crescita è “flebile”, e che il quadro positivo potrebbe essere messo a rischio da fattori esterni come il calo degli investimenti abitativi, l’incertezza sul post-PNRR, e l’eventuale aumento della spesa per la difesa, che potrebbe richiedere un futuro scostamento di bilancio.
Il rischio “effetto baratro” post-PNRR
Uno dei punti più critici toccati da Brunetta riguarda la fine dei fondi PNRR nel 2026. Secondo il CNEL, l’Italia rischia un vero e proprio “effetto baratro” se non verranno attivati per tempo investimenti alternativi. Serve una “staffetta” tra PNRR e politiche di coesione, per mantenere alto il livello degli investimenti pubblici su settori strategici come:
- Infrastrutture energetiche e digitali
- Trasporti e mobilità sostenibile
- Rigenerazione urbana
- Sicurezza del territorio
- Sanità e servizi nelle aree interne
In questo contesto, è centrale anche la SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne), su cui il CNEL ha già lavorato, e di cui auspica una rapida attuazione per contrastare lo spopolamento e la desertificazione dei servizi pubblici nei territori più fragili.
Rilanciare la contrattazione e costruire un nuovo patto sociale
Il Presidente del CNEL ha posto la qualità del lavoro e delle relazioni industriali al centro della strategia di rilancio economico. Secondo Brunetta, è urgente:
- Rinnovare i contratti collettivi, pubblici e privati, per sostenere il potere d’acquisto e i consumi;
- Rafforzare il ruolo della contrattazione come leva per l’innovazione, l’accesso alle tecnologie e lo sviluppo delle competenze;
- Costruire un nuovo patto sociale nazionale, sul modello di quelli promossi in passato nei momenti di crisi.
Ha inoltre annunciato che il CNEL è già in dialogo con il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) per promuovere un patto sociale anche su scala europea, fondato su una migliore distribuzione del reddito, crescita dei salari, produttività e qualità del lavoro.
Brunetta ha chiuso il suo intervento con un messaggio forte e ripetuto:
“Cosa fare? Più Europa, più Europa, più Europa.”
Ha ribadito l’importanza della leadership italiana nella risposta alla crisi globale, facendo riferimento ai documenti elaborati da Mario Draghi ed Enrico Letta come base per l’azione comune. In un contesto di turbolenze globali, l’unica via d’uscita è quella della coesione politica, sociale ed economica, sia a livello nazionale che europeo.
Foto: CNEL
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