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Costa Smeralda, ecco quanto vale il «brand» della zona più famosa della Sardegna


di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

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Fondato nel 1962 per volere dell’Aga Khan, il Consorzio è nato con l’obiettivo di programmare lo sviluppo urbanistico e valorizzare dal punto di vista turistico una delle coste più belle e più ambite al mondo

Se la Costa Smeralda è da anni sinonimo di bellezza, glam e di  sostenibilità bisogna ringraziare Karim Aga Khan. A lui si deve l’invenzione di un brand di successo che ha già superato i 60 anni di vita. Perché «Costa Smeralda», forse non tutti lo sanno, è un marchio registrato: i 55 chilometri quadrati di costa gallurese, tra Rena Bianca e Poltu Quatu, dove da più di mezzo secolo trascorre le vacanze il jet set internazionale, un tempo erano infatti conosciuti come Monti di Mola. Questo pezzo di paradiso in terra, però, i montimolesi, per secoli, lo hanno sentito come «ingrato, povero, privo di valore» e quel mare da cartolina una maledizione. Così, quando nel 1962 il centinaio di pastori che ancora vi vivevano vendettero per primi le loro terre al principe ismaelita, fu quasi una liberazione. La corsa alle coste sarde comincia da lì. Dal sogno di un principe musulmano, dagli investimenti faraonici, dal Comitato di Architettura, dalle grandi regate veliche e… dal Consorzio, che oggi si estende su 3.500 ettari di terreno, il 96,3% dei quali ancora verde e incontaminato.

Un po’ di storia

Fondato il 14 marzo del 1962 per volere del principe Karim Aga Khan, il Consorzio Costa Smeralda è un esempio di eccellenza nella gestione privata del territorio. Un sistema che sa attrarre investimenti, ma anche valorizzare il patrimonio immobiliare esistente. Tecnicamente, la sua organizzazione è simile a quella di un condominio di lusso, ma con una capacità di azione e una portata ben superiori. Sebbene non vi siano poteri che prevalgano su quelli del Comune di Arzachena, con cui ha stretto accordi per la manutenzione delle strade, la cura del verde e la pulizia delle spiagge, il Consorzio esercita una certa influenza sulla gestione urbanistica, sullo sviluppo immobiliare e sulle politiche ambientali attraverso il suo Comitato di Architettura, un organismo unico nel suo genere nel panorama delle destinazioni turistiche mediterranee. Il Comitato di Architettura, infatti, vigila sulla realizzazione di ogni nuova costruzione o modifica dell’esistente, preservando la coerenza con lo stile architettonico e paesaggistico che ha reso la Costa Smeralda famosa nel mondo. 




















































2 milioni di fatturato

Ma per salvaguardare il valore economico di questa fetta di Sardegna è diventato fondamentale assicurare anche quello ambientale. Così, la gestione condivisa delle risorse, dal verde alla sicurezza, ha portato il Consorzio a dare vita a una realtà in equilibrio tra esclusività, conservazione e sviluppo, che continua a evolversi. Tra le quote degli associati e il resto delle attività, il Consorzio fattura circa 2 milioni di euro l’anno. Ma essendo un’associazione senza scopo di lucro, tutti i suoi ricavi vengono reinvestiti nella realizzazione di opere nel suo comprensorio, «l’area gestita da privati» più vasta d’Europa.

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Il fondo sovrano del Qatar

Controllato dal fondo sovrano del Qatar, proprietario dei principali asset turistici a 5 stelle aderenti al Consorzio, quest’ultimo annovera al suo interno 22 splendide spiagge; un confine costiero di oltre 55 chilometri; attività alberghiere come Cala di Volpe, Cervo, Romazzino, Pitrizza, la Marina di Porto Cervo (uno dei più importanti porti nel Mediterraneo) e il Pevero Golf Club (tutti della Smeralda Holding, la società italiana a socio unico detenuta da Qatar Holding, braccio operativo di Qatar Investment Authorithy). A tutti questi si aggiungono poi altri asset minori come spazi commerciali, uffici, appartamenti, bar, ristoranti; per un totale di quasi 4 mila consorziati provenienti principalmente da Nord America, Nord Europa e, più recentemente, dal Medio Oriente.

Un giro d’affari di oltre mezzo miliardo

Numeri importanti che diventano impressionanti se allargati a tutto il «sistema» Costa Smeralda. Se al fatturato dei Servizi Consortili, infatti, si sommano quelli della società Sardegna Resorts (il braccio operativo di Smeralda Holding), di Porto Cervo Marina, Safebay, Land Holding, si sfiorano i 160 milioni di euro; ai quali si devono aggiungere i 93 milioni generati dal sistema aeroportuale di Olbia Costa Smeralda (Geasar, Eccelsa, Cortesa, Alisarda real estate). Anche se secondo il suo ultimo report di sostenibilità, l’aeroporto genera un effetto economico sul territorio di oltre 300 milioni di euro. Dunque, come certifica uno studio dell’università UniOlbia, insieme al Cipnes Gallura, il lascito dell’Aga Khan in Costa Smeralda vale un giro d’affari di oltre mezzo miliardo di euro l’anno. A questa cifra, poi, si dovrà aggiungere anche il fatturato del gruppo Atitech, che a giugno ha firmato l’accordo strategico con Alisarda Real Estate Srl per gestire a Olbia la manutenzione dei jet privati. 


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