Ambiente, energia, nuovi materiali, alimentazione del futuro, economia circolare: sono alcune tra le sfide più urgenti della nostra epoca. Ed è proprio in questi ambiti che si muovono i 13 progetti selezionati da Fondazione Cariverona con il bando Ricerca e sviluppo, che stanzia 1,2 milioni di euro per promuovere la collaborazione tra mondo della ricerca e imprese del territorio attraverso il coinvolgimento di giovani post-doc under 35. Una risposta concreta a un’urgenza collettiva: trasformare conoscenza e innovazione in strumenti reali per costruire un modello di sviluppo sostenibile, resiliente e competitivo.
“Oggi più che mai abbiamo bisogno di una ricerca che non resti chiusa nei laboratori, ma entri nelle aziende, nei campi, nelle fabbriche e nei servizi, generando impatti visibili e reali, a vantaggio di tutti”, afferma Bruno Giordano, presidente di Fondazione Cariverona. “Con questo bando vogliamo mettere in moto energie nuove, trattenere giovani talenti e stimolare sinergie tra chi studia e chi produce”. I progetti coinvolgono realtà di ricerca con sede operativa nel Triveneto o nelle province di Ancona e Mantova insieme ad aziende attive nei territori della Fondazione (5 a Verona, 5 a Vicenza, 2 ad Ancona e 1 a Mantova) con l’obiettivo di affrontare in modo concreto le grandi trasformazioni in atto.
Molte delle iniziative selezionate guardano alla materia prima del futuro, traendo valore dagli scarti e puntando su materiali biocompatibili, riciclabili o rigenerabili. Si va dallo sviluppo di nanostrutture di cellulosa batterica per packaging biodegradabili e ceramiche innovative, alla progettazione di enzimi capaci di separare e riciclare polimeri misti, oggi tra i più complessi da trattare. C’è chi lavora al riutilizzo intelligente delle plastiche post-industriali, migliorandone la selezione tramite nuovi processi a umido, e chi progetta sistemi per ottimizzare l’estrazione dell’ammoniaca nei biodigestori, rendendo più efficiente la produzione di biometano.
Un altro filone centrale guarda a come nutrirsi in modo più sano, sostenibile e circolare. Alcuni progetti puntano sulle microalghe, coltivate in ambienti chiusi con luce artificiale, come fonte per la produzione di astaxantina naturale, un potente antiossidante oggi ottenuto per lo più da sintesi petrolchimica. Altri promuovono una filiera innovativa a base di insetti e microalghe, dove tutto si rigenera: dallo scarto dell’allevamento nasce il substrato per coltivare alghe ricche di omega-3, che a loro volta nutrono nuovi insetti, chiudendo un ciclo sostenibile. Sempre in campo agroalimentare c’è anche chi lavora a migliorare la fermentazione degli insilati (foraggi conservati in assenza di ossigeno) per ridurre le emissioni di metano negli allevamenti e valorizzare i sottoprodotti agricoli.
Ulteriore fronte d’innovazione è quello dei processi industriali intelligenti ed efficienti. Alcuni progetti studiano robot semi-attivi a basso consumo, che usano attuatori leggeri ed elasticità dinamica per ridurre i costi energetici. Altri sviluppano sistemi avanzati per il monitoraggio predittivo delle macchine utensili, ad esempio nelle lavorazioni del legno, per prevenire guasti, ridurre sprechi e migliorare la qualità. C’è anche chi immagina sistemi digitali intelligenti – come i gemelli digitali (digital twin), che riproducono virtualmente impianti e processi – insieme a strumenti di analisi dei dati e AI per ottimizzare la produzione industriale in base alla disponibilità di energia rinnovabile. Questo approccio consente di migliorare l’efficienza, ridurre i consumi e tracciare con precisione i materiali lungo tutta la filiera produttiva.
Ma c’è chi si spinge ancora più lontano: uno dei progetti punta a ripensare l’intero ciclo di vita dei satelliti, dall’uso di materiali riciclabili al fine vita, per ridurre l’impatto ambientale delle missioni spaziali. L’obiettivo è ambizioso: definire nuovi standard per una economia circolare anche nello spazio, con sistemi di propulsione a basso impatto, rientro controllato e riutilizzo dei componenti.
Accanto alla spinta verso un’economia verde e circolare, il bando mette al centro le persone: tutti i progetti coinvolgono infatti giovani ricercatori under 35, creando opportunità concrete di formazione avanzata, crescita professionale e radicamento sul territorio. Una leva per contrastare la cosiddetta “fuga dei cervelli” e valorizzare il capitale umano delle nostre università e centri di ricerca.
“Crediamo che la sostenibilità non sia solo una questione ambientale, ma anche sociale e culturale. Per questo sosteniamo la ricerca che fa rete, che rigenera competenze e crea filiere innovative”, aggiunge Giordano. “Solo così possiamo rendere il nostro tessuto produttivo più forte e pronto alle sfide globali”. Il bando, giunto alla sua quinta edizione, conferma la volontà della Fondazione di investire con visione e responsabilità nel futuro, alimentando un ecosistema dove ricerca e impresa si parlano, si rafforzano e innovano insieme, per il bene del territorio e delle generazioni che verranno. Grazie a questa iniziativa, dal 2020 la Fondazione ha sostenuto complessivamente oltre 60 progetti, investendo quasi 6 milioni di euro nella ricerca applicata per il territorio.
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