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Cresce l’uso del legno in edilizia – stefano@stefanoscata.com

Entro il 2050, in Italia sarà necessario realizzare 3,65 milioni di nuove abitazioni: la flessibilità e l’adattabilità degli spazi sarà una delle sfide per il mondo edile. Aumenterà la domanda di spazi e tipologie abitative come il microliving, il co-living e l’housing fondamentali per il target dei giovani, professionisti e universitari. Allo stesso tempo le persone over 65 potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione in Italia. E ancora, in Italia il 24% della popolazione è composta persone con disabilità (permanenti o temporanee), ma nel 2022 solo il 6% delle case in vendita (su Idealista) rispetta i principali criteri di accessibilità, creando uno spazio di opportunità straordinario per le aziende di costruzioni che vogliano investire sul futuro. Anche l’impatto ambientale ridotto, la tecnologie e la digitalizzazione segnano la strada per l’edilizia del domani: il 60% della Gen Z in Italia è disposto a pagare di più per un prodotto sostenibile, mentre il mercato italiano della Smart Home è già in forte crescita: vale 900 milioni di euro nel 2024, con una crescita dell’11%.

Non è un caso che l’Unione Europea chieda fortemente alle aziende di salire a bordo del cambiamento, varando riforme come l’Accessibility Act (in vigore da giugno 2025) o promuovendo l’Agenda 2030 Onu per la sostenibilità e le certificazioni per la parità di genere, per la disabilità, per la trasparenza e responsabilità.

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Il settore edilizio, spinto anche dagli obiettivi del Green Deal europeo, sta vivendo una trasformazione profonda che non riguarda solo materiali e tecnologie, ma anche le competenze e i profili professionali coinvolti. Accanto a una cronica carenza di manodopera, si assiste all’emergere di nuove figure specializzate. Dovranno possedere non solo tecniche avanzate e una solida conoscenza delle normative ambientali, ma anche competenze digitali, capacità di analisi, progettazione integrata e attitudine alla collaborazione. Ma quali sono queste figure specializzate? Ecco un elenco:

    • Building manager: ha il compito di gestire l’efficienza energetica e la qualità ambientale degli edifici nel tempo, assicurando manutenzione e monitoraggio continuo dei consumi;
    • Energy manager: si occupa invece della produzione, dell’ottimizzazione e del risparmio energetico, garantendo l’integrazione delle fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni;
    • Sustainability manager: lavora a livello strategico, traducendo i principi Esg in pratiche operative, dalla scelta dei materiali alla misurazione dell’impatto ambientale;
    • Esperto in smart city: progetta e coordina soluzioni tecnologiche per la mobilità sostenibile, la gestione dei rifiuti e l’efficienza urbana, collegando gli edifici al tessuto intelligente delle città;
    • Ingegnere dei materiali green: sviluppa nuove soluzioni costruttive ecocompatibili, riciclabili e ad alte prestazioni ambientali;
    • Tecnico specializzato in edifici salubri: garantisce il benessere indoor degli occupanti, gestendo aspetti come la qualità dell’aria, l’illuminazione naturale e l’uso di materiali non nocivi.

​La sostenibilità nelle aziende

L’85% delle aziende europee medie e grandi ha già avviato o sta pianificando iniziative dedicate alla sostenibilità, ma solo il 15,7% ha raggiunto obiettivi concreti e non più del 20,5% ha già fatto un bilancio di sostenibilità. È quanto emerge dalla ricerca di Interzero, gruppo attivo nell’economia circolare in Europa, che ha analizzato comportamenti, investimenti e ostacoli alla transizione sostenibile intervistando circa 250 manager di medie e grandi aziende in sei Paesi (Italia, Austria, Polonia, Slovenia, Croazia e Serbia). Le aziende italiane coinvolte nell’indagine, pur non sempre disponendo di team dedicati, hanno nella maggior parte dei casi (54%) strategie ambientali definite e obiettivi a medio-lungo termine, in particolare entro il 2030. La maggior parte ha attivato programmi di economia circolare e riduzione dell’impatto ambientale: oltre il 70% ha introdotto iniziative di design sostenibile e innovazioni di prodotto, mentre il 60-70% adotta materiali biodegradabili o riciclati negli imballaggi. L’investimento in sostenibilità è, tuttavia, ancora contenuto con un budget limitato (39% sotto i 50mila euro) e una percezione del valore economico solo parzialmente riconosciuta.

In Italia si concentra il maggior numero di aziende strutturate (oltre 250 dipendenti), con divisioni interne dedicate alla sostenibilità e budget fino a 300mila euro su base triennale. Secondo i dati di Interzero sono le più impegnate nella transizione, ma anche le più esigenti: chiedono soluzioni integrate, personalizzate e compatibili con i propri modelli di business. «Nonostante l’interesse dimostrato e la piena coscienza di come l’attivazione di politiche legate alla sostenibilità rappresentino una leva di crescita per le aziende – spiega Mario Bagna, presidente e ad di Interzero Italia – gli ostacoli sul cammino della sostenibilità per le aziende europee restano consistenti: normative europee in evoluzione, impianti obsoleti, alti costi di riconversione, mancanza di alternative tecnologiche e dati insufficienti bloccano molti progetti. Il 60,4% delle imprese ha già definito strategie ambientali, ma chiede supporto concreto per tradurle in azioni efficaci». L’indagine evidenzia come la pratica più diffusa tra le aziende sia il monitoraggio del rispetto delle normative ambientali (72% degli intervistati). A seguire, in ordine di preferenza (e con percentuali sempre superiori al 50%): la dichiarazione ambientale di prodotto (Environmental Product Declaration o Epd); la riduzione della carbon footprint, cioè delle emissioni di gas serra che vengono generate durante il ciclo di vita di un prodotto, di un servizio o di un’organizzazione; le iniziative di eco-design, ovvero la progettazione di prodotti o imballaggi riciclabili, biodegradabili o da fonti rinnovabili; e infine la formazione sui temi della sostenibilità.

La sostenibilità è tra le priorità delle aziende: oltre il 75% delle imprese ha fissato obiettivi ambientali da raggiungere entro il 2030, in linea con i target Ue. Tuttavia, il traguardo appare ancora lontano: solo il 35% misura il proprio grado di circolarità e il 44% redige un bilancio di sostenibilità ovvero un report non finanziario. La riduzione delle emissioni è l’azione più diffusa (75%), seguita dall’uso di materiali riciclati o biodegradabili (+50%) e dall’implementazione di strategie Esg. Secondo la rilevazione di Interzero, i comparti dell’elettronica (82% dei manager lo conferma) e del Food&Beverage (81%) sono i più propensi ad attivare iniziative di sostenibilità nei prossimi tre anni. In coda si trovano i settori dell’edilizia (66%), del retail e della logistica (in entrambi si attiverà il 62,5% delle aziende). Per quanto riguarda la riduzione dell’impatto ambientale del packaging, l’utilizzo di materiali riciclati, la minimizzazione di materiali non sostenibili e l’utilizzo di materiali biodegradabili negli imballaggi risultano tra le pratiche più attuate dalle aziende intervistate (+50%). Si tratta di un dato incoraggiante, se si pensa che solo pochi anni fa la percentuale di aziende attente agli impatti degli imballaggi in Europa era molto inferiore. Il riutilizzo degli imballaggi risulta essere però l’azione meno attuata in ottica di riduzione dell’impatto ambientale del packaging, per via delle difficoltà legate al degrado e alla perdita di materiale eccetera. Ad ogni modo, quasi il 40% delle aziende intervistate dichiara di mettere in pratica anche questa soluzione.

Le buone pratiche

La Leva, impresa specializzata in soluzioni abitative all’avanguardia, ha ottenuto la certificazione GBC Home con livello di rating Silver di Green Building Council Italia per tre edifici di Città Verde, il complesso residenziale situato nel nuovo quartiere di Colle Ardeatino a Roma che già rispetta le previsioni della normativa EPBD per il 2030. «Essere tra i primi a implementare questi protocolli nell’affordable housing – sottolinea Alessandro Guglielmi, architetto dell’impresa La Leva e founder di Città Verde – è un grande passo per rendere accessibile a tutti uno stile di vita di qualità con un’alta sostenibilità sociale, economica e ambientale. Ed è una soluzione vincente per tutti gli interlocutori: per l’ambiente visto che l’adozione delle nuove tecnologie verdi e dell’efficienza energetica riducono le emissioni di CO2 ; per chi ci abita che allo stesso prezzo di altre soluzioni abitative, acquista un alloggio di pregio e certificato, immerso nel verde, con una migliore qualità dell’aria e temperature interne stabili che si traducono in bollette energetiche più basse; e per l’imprenditore il cui immobile aumenta di appetibilità sul mercato e di attrattività per gli acquirenti». L’iniziativa è un esempio di rigenerazione urbana che tramite un’ampia rete di parchi e aree verdi si connette alle aree urbanistiche e paesaggistiche limitrofe in un continuum territoriale. Città Verde non è soltanto un complesso residenziale, ma uno spazio urbano dotato di tutti i servizi necessari. L’area, che si estende per 41 ettari, conta un migliaio di abitazioni, oltre a chiesa, oratorio, scuole, negozi di vicinato, strutture di mobilità sostenibile e parchi pubblici. Attualmente, sono già 440 le famiglie che vi abitano.

La Giunta di Regione Lombardia ha stanziato, su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, dieci milioni di euro per finanziare la nuova edizione del bando Ri.Circo.Lo. C&D. L’iniziativa punta a supportare le piccole e medie imprese che operano nelle filiere delle costruzioni, demolizioni e bonifiche e che adottano modelli produttivi in linea con i principi dell’economia circolare. Nelle prossime settimane verranno approvati i criteri del bando, mentre l’apertura ufficiale delle domande è prevista a ottobre 2025. «L’economia circolare – ha sottolineato Maione – rafforza la competitività e la resilienza del nostro sistema economico. Puntiamo a trasformare gli scarti in nuove risorse, dimostrando che da ciò che viene dismesso nasce nuovo valore. Attualmente, i rifiuti da costruzione e demolizione rappresentano il 40% di tutti i rifiuti speciali, mentre quelli da operazioni di bonifica sono tra i principali a finire nelle discariche per inerti. Il nostro obiettivo è sostenere le imprese fornendo gli strumenti necessari per adottare modelli di sviluppo sostenibili e ridurre il conferimento dei rifiuti speciali in discarica». L’iniziativa punta a favorire progetti che promuovano azioni incentrate sui paradigmi dell’economia circolare in diversi ambiti: simbiosi industriale (valorizzazione degli scarti di un processo produttivo come materia prima per un altro) riducano la generazione di rifiuti alla fonte) (recupero e reintroduzione di materiali nel ciclo produttivo). Per ogni progetto ammesso, il contributo massimo ottenibile è di 1.500.000 euro. La cifra varia in base alla dimensione dell’impresa: per le piccole imprese, può raggiungere il 60% delle spese ammissibili. Per le medie imprese, invece, può arrivare al 50% delle spese ammissibili.

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4BILD – rivenditore multispecializzato di materiali edili e finiture per la casa in Lombardia, punto di riferimento per l’intera filiera – porta avanti il suo impegno verso un’edilizia sempre più inclusiva, sostenibile ed innovativa, facendosi promotore di una riflessione collettiva sulla necessità di uno sviluppo più consapevole, trasversale e competitivo, capace di rispondere alle sfide ambientali e sociali della contemporaneità, sul percorso tracciato dall’Unione Europea. L’azienda ha organizzato una giornata di formazione e confronto aperta a tutta la filiera Pensa nuovo – realizzata in collaborazione con Diversity Lab, che ha visto gli interventi di numerose voci esperte, per mostrare una panoramica di tendenze ed insight per l’edilizia del futuro.

In seguito al primo bando lanciato nel 2023, quest’anno tre Comuni altoatesini riceveranno circa 451mila euro di contributi dal Fondo per le costruzioni in legno per progetti di edilizia pubblica realizzati con l’utilizzo del legno: Prato allo Stelvio per l’ampliamento della scuola primaria, Lagundo per il centro culturale, la Comunità comprensoriale della Val Venosta per la casa in legno a km 0 di Martello. Una volta completati, questi tre nuovi edifici pubblici contribuiranno alla protezione del clima con un totale di 901 tonnellate di carbonio stoccato a lungo termine. Il fondo per l’edilizia in legno, istituito dalla giunta provinciale nel 2023, sarà dotato di 1,2 milioni di euro l’anno fino al 2030. Al fondo possono accedere gli Enti pubblici territoriali come i Comuni, le Comunità comprensoriali o le Amministrazioni separate di beni di uso civico, in quanto proprio gli enti pubblici dovrebbero svolgere un ruolo guida nella cultura edilizia rispettosa del clima. E poiché per l’anno in corso sono ancora disponibili fondi, il termine di presentazione delle domande è stato prorogato. Mentre il Gruppo Rubner, l’holding altoatesina leader nell’edilizia in legno, si appresta a chiudere il bilancio consolidato 2024 a quota 400 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente (385 milioni). Intanto, procedono la ristrutturazione della sede di Chienes e la digitalizzazione dei processi produttivi di Rubner Türen, specializzata in portoni e porte per interni ed esterni, per cui il Gruppo ha impegnato un investimento di 25 mln di euro. «L’industria del legno insieme all’edilizia residenziale e commerciale continuano a guidare il business. Abbiamo registrato una riduzione delle richieste del cliente privato preoccupato delle incertezze economiche, compensata dalla tenuta delle opere pubbliche, in particolare dall’edilizia scolastica, e dalla crescita del segmento commerciale dove sempre più imprese scelgono di costruire in legno», precisa Peter Rubner, presidente del Gruppo Rubner.

Il Fondo per le costruzioni in legno finanzia la costruzione di nuovi edifici ad uso pubblico con una superficie lorda di almeno 300 metri quadri, l’ampliamento e la sopraelevazione di strutture ad uso pubblico con una superficie lorda aggiuntiva di almeno 100 metri quadri e altri progetti di edilizia pubblica in legno o in legno misto. Il contributo ammonta a 500 euro per tonnellata di carbonio sequestrato negli elementi costruttivi in legno e nei materiali isolanti delle parti dell’edificio fuori terra. Non saranno ammesse a contributo domande con un importo inferiore a 25.000 euro. Il finanziamento massimo ammonta a 200mila euro per opera edile. La dimostrazione del previsto utilizzo di materiali edili e isolanti rinnovabili, che sequestrano carbonio e provenienti da gestione sostenibile, viene fornita tramite lo strumento di calcolo ‘CO2-Tool_Wood’, che permette di determinare la quantità di materie prime rinnovabili utilizzate nel progetto e la relativa quantità di CO2 stoccata. Le domande di finanziamento devono essere presentate, prima dell’inizio dei lavori, alla Ripartizione Foreste in formato elettronico entro il 15 settembre 2025.

Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance, e Antonio Ciucci, presidente Ance Roma – Acer, hanno firmato un protocollo d’intesa per la condivisione del Codice di Condotta Cis – Cantiere Impatto Sostenibile. Il Codice di Condotta volontario, sviluppato da Assimpredil Ance, per la messa in atto di comportamenti orientati alla decarbonizzazione, alla tutela dell’ambiente in un’ottica di economia circolare, alla legalità, alla regolarità contrattuale nei rapporti di lavoro, alla sicurezza e alla prevenzione della salute dei lavoratori, al sociale e alla catena di fornitura nell’ambito più generale della responsabilità sociale d’impresa, è stato adottato da Ance Roma – Acer e potrà essere utilizzato dalle imprese attraverso la sottoscrizione, da parte di ciascun soggetto aderente, del Manifesto contenente gli otto impegni di sostenibilità, nel rispetto della logica Planet – People – Profit che è alla base dei criteri Esg per gli investimenti sostenibili (Environment, Social, Governance).





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