PIOMBINO. Vede sfumare i benefici del Superbonus. E si ritrova con i lavori abbozzati dall’impresa edile, eseguiti in netto ritardo rispetto alle scadenze fissate dalla legge. Da qui il contenzioso che si è risolto a distanza di tre anni con il riconoscimento al proprietario dell’immobile del risarcimento dei danni, il rimborso dell’acconto versato e il pagamento delle spese processuali. A stabilirlo è il Tribunale di Livorno con una sentenza che fotografa la corsa ad accaparrarsi lavori da parte delle ditte negli anni in cui la misura introdotta da governo Conte ha iniettato risorse per milioni di euro.
I lavori concordati alla fine di giungo del 2022 avrebbero dovuto essere realizzati con il meccanismo dello sconto in fattura. Il Superbonus, infatti, permetteva di ridurre immediatamente l’importo da pagare per l’intervento di efficientamento energetico dell’edificio, beneficiando della detrazione fiscale anticipatamente, grazie all’impresa che si fa carico della parte detraibile. Ma così non è stato. La ditta non ha svolto il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022, come stabilito dal comma 8 bis dell’articolo 119 del decreto-legge 34 del 2020, il cosiddetto Decreto Rilancio.
Il sistema dello sconto in fattura, seppur utile per incentivare le ristrutturazioni, in molti casi ha finito per creare problemi alle imprese, soprattutto in caso di difficoltà a cedere il credito. Ma nel caso al centro della sentenza ci si è fermati ben prima. È stato appurato dal consulente tecnico d’ufficio, nominato dal giudice per fornire supporto nel processo civile, che la ditta alla data del 30 settembre 2022 non aveva fatto alcun lavoro e neanche montato il ponteggio. Il risarcimento dei danni per 11mila euro, al netto dell’Iva, è stato stabilito dal giudice in rapporto alle spese che il proprietario dell’immobile, assistito dall’avvocato Iacopo Bernardini, dovrà sostenere per ripristinare le caratteristiche originarie della facciata dell’edificio. I pochi lavori effettuati a ottobre 2022, quando il termine per accedere al Superbonus era già spirato, sono stati giudicati tardivi e avulsi dallo scopo contrattuale, diventato ormai irraggiungibile. Si è trattato della demolizione della pensilina presente sulla facciata dell’immobile a cui sono seguite l’installazione del ponteggio e alcune lavorazioni con materiale coibentante. Un intervento di pochi giorni, trascorsi i quali la ditta non si è più presentata sul cantiere.
In tribunale si è trattato di trovare la quadra. Infatti, a fronte della richiesta di risoluzione del contratto di appalto l’impresa edile ha replicato chiedendo il risarcimento per i lavori svolti e il mancato guadagno per circa 54mila euro. Pretese respinte dal giudice che, in quella che si classifica come uno dei primi pronunciamenti in materia di Superbonus nella provincia, ha accolto le richieste del proprietario dell’immobile che aveva deciso di investire circa 140mila euro in lavori di efficientamento energetico proprio in virtù dei benefici del Superbonus.
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