La storia della famiglia Fumagalli è stata legata per oltre 70 anni alle lavatrici Candy. Fino al 2018, quando la società è passata al gruppo cinese Haier, che ha appena avviato la riconversione in hub logistico dello storico sito produttivo di Brugherio (Monza Brianza). Così, sette anni fa si è aperto un nuovo capitolo che vede i Fumagalli impegnati in numerosi investimenti in fondi e pmi italiane.
Gli investimenti dopo Candy
La cessione della Candy ha fruttato alla famiglia 475 milioni di euro. Una parte di questo tesoretto è confluito nella Albe Finanziaria, la holding di investimento comune che i fratelli Aldo e Beppe Fumagalli controllavano alla pari. Nel 2023 il patrimonio di Albe è stato diviso tra due veicoli: Alisei Forinvestments di Aldo e Buenafortuna Capital di Beppe. Anche i crediti ancora da incassare dall’operazione Candy sono stati trasferiti alle nuove casseforti, ognuna delle quali è partita con 5 milioni di liquidità bloccata in un «escrow account» (conto fiduciario) previsto dall’accordo con Haier. Il conto è stato utilizzato, ad esempio, per coprire la multa da 22,75 milioni di euro che Candy ha ricevuto nel 2024 dall’Antitrust francese, nell’ambito di un’istruttoria più ampia che ha imposto sanzioni totali per 610,65 milioni a 12 tra produttori e distributori di elettrodomestici.
Inoltre, Beppe Fumagalli è anche presidente di Koinos Capital, società di private equity e venture capital che investe in startup e piccole e medie imprese. Nel portafoglio dei fondi Koinos compare, ad esempio, Jet HR, startup che punta a digitalizzare i processi legati alla gestione delle risorse umane (come il pagamento degli stipendi o l’approvazione delle ferie) e in cui la sgr è entrata nel 2023.
La scommessa su Eurotech
Nonostante la scissione della Albe Finanziaria, i due fratelli hanno continuato a effettuare alcuni investimenti in comune. Come quelli nel fondo Itaca di Gianni Tamburi, nel The Equity Club promosso da Mediobanca e in Invag. In più, sempre insieme i Fumagalli controllano la maggioranza relativa di Eurotech, società di hardware e software quotata a Piazza Affari sul segmento Star.
L’investimento in Eurotech risale al 2019, l’anno successivo alla vendita della Candy, quando la holding Emera ha comprato una prima quota del gruppo IT. All’epoca il capitale del veicolo era diviso tra i Fumagalli e la famiglia Curti, più una quota di minoranza in mano alla New Industry controllata da Marco Costaguta (partner di OC&C Strategy Consultants ed ex di Bain e McKinsey). Negli anni Emera ha progressivamente aumentato la sua partecipazione in Eurotech fino al 24,7% raggiunto a luglio 2025, attraverso un aumento di capitale riservato da 2,5 milioni di euro. Tuttavia, quest’ultima operazione è stata portata avanti solo dai Fumagalli e da Costaguta, senza i Curti.
A inizio anno, infatti, Emera ha cambiato assetto. La famiglia Curti, che controllava oltre il 40% tramite Bluenergy Group e Cgi Holding, ha ceduto le sue quote. Di conseguenza, il capitale della holding è rimasto in capo ai due Fumagalli (con il 46% a testa) e a New Industry (7%). Con la nuova struttura societaria Emera ha sostenuto la ricapitalizzazione di Eurotech, che sta affrontando un momento di difficoltà.
Le difficoltà del gruppo IT
Nel 2024 la società IT ha registrato ricavi per 59,1 milioni (-37%) e una perdita di 36,2 milioni dopo il rosso di 3,1 milioni del 2023. Il declino sembra proseguire nel 2025, con un calo di oltre il 30% del fatturato, a 8,3 milioni, nel primo trimestre e una perdita di 5 milioni. Il secondo trimestre, secondo le stime di Eurotech, dovrebbe andare un po’meglio, ma le prospettive di quest’anno restano fortemente incerte: «È presto per sapere dove andrà il 2025», si legge nell’ultima presentazione finanziaria del gruppo. Molto dipenderà dal secondo semestre, sul quale però la visibilità è «bassa». (riproduzione riservata)
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