Eā cominciata la settimana dei dazi. Un conto alla rovescia che fa tremare anche le imprese fiorentine e soprattutto il settore vinicolo, che ancora spera in riduzioni della tariffa del 15% o addirittura esenzioni. I dazi Usa sui prodotti europei saranno applicati dal 7 agosto, in ritardo rispetto alla data del primo stabilita inizialmente. Ma la sostanza non cambia, anzi: la preoccupazione cresce. Se da una parte i farmaci generici sono stati esclusi dalla misura, i vini restano nella lista dei prodotti che subiranno un rincaro doganale del 15%.
“Chiediamo al governo e, assieme al Ceev, alla commissione europea che il negoziato Ue-Usa sul vino prosegua e che il nostro prodotto venga inserito nella lista dei prodotti agricoli europei a tariffa zero o a dazio ridotto”, ha dichiarato anche negli ultimi giorni il presidente dellāUnione italiana vini, Lamberto Frescobaldi. Le conseguenze, infatti, si annunciano pesanti. Accanto al Veneto, la Toscana ĆØ tra le grandi regioni esportatrici storicamente orientate verso il mercato statunitense, con una quota che rappresenta circa il 32% dellāintero export toscano di vino, pari a oltre 380 milioni di euro. E non sono solo i dazi a far temere un contraccolpo. Anche la svalutazione del dollaro, che ha perso quasi il 14% del suo valore, preoccupa non poco.
“Il rischio concreto ā sottolinea Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana ā ĆØ che diverse aziende, specialmente quelle che lavorano quasi esclusivamente con il mercato americano, si trovino in una condizione simile a quella vissuta durante la pandemia. Il tempo per reagire ĆØ minimo, e le risorse da mettere in campo devono essere immediate e concrete. Chiediamo al governo di passare rapidamente dagli annunci ai fatti, stanziando fondi reali per aiutare le imprese più esposte. Serve una strategia dāurto, ma anche una visione di medio termine. Abbiamo giĆ avanzato alcune proposte al ministro degli esteri Antonio Tajani: tra queste, la creazione di un gruppo consultivo permanente che permetta un monitoraggio continuo dellāandamento commerciale con gli Stati Uniti, nel quale devono essere presenti anche le associazioni di categoria”.
CāĆØ poi un altro punto: “A livello europeo ā prosegue Amerighi ā va rilanciata la strategia Mission for Growth, orientata alla ricerca di mercati alternativi, mentre vanno potenziate le risorse di Ice Agenzia. Infine, abbiamo ribadito lāimportanza di riattivare a Palazzo Chigi il tavolo sullāexport”.
Anche in Chianti i dazi fanno paura, cosƬ come preoccupa concretamente la svalutazione del dollaro. “Se confermati, i dazi andranno a pesare sulle importazioni negli Usa. E se proporzionalmente incideranno di più sui vini di fascia alta, a risentirne saranno quelli di fascia più bassi dove la sfida con gli altri competitor si gioca sui centesimi”, spiega Stefano Campatelli direttore del Consorzio Vino Toscana. “Le aziende si dovranno attrezzare e trovare accordi con importatori e distributori Usa su come distribuire lāaumento dei dazi”.
Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti spiega che “la situazione non ĆØ semplice, ma ĆØ ancora tutto in divenire. Aspettiamo il 7 agosto, ma ormai ĆØ da aprile che siamo in ansia con questi dazi”. Per Busi però “ciò che più preoccupa ĆØ che in tutto il mondo cāĆØ un freno dellāeconomia e il rallentamento ĆØ il vero grosso problema. Le incertezze bloccano gli affari di tutto il mondo ĆØ questa ĆØ la vera cosa preoccupante”.
Monica PieracciniAndrea Settefonti
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