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Fuga dai territori: chiusi 261 sportelli bancari nel primo semestre 2025


Continua l’accelerazione delle chiusure degli sportelli bancari. Nei primi sei mesi del 2025 sono state rimosse 261 filiali: sempre meno italiane e italiani hanno la possibilità di entrare in una banca nel loro comune di residenza. A fotografare questo fenomeno è l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, realizzato elaborando i dati di Banca d’Italia e Istat.

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È la nuova epoca dominata dalla tecnologia e dalla consulenza personalizzata: l’home banking, le app bancarie, le challenger bank e le soluzioni su misura stanno rivoluzionando l’approccio alla territorialità, seppure in Italia la diffusione dei servizi digitali sia ancora al di sotto della media europea. A utilizzare l’internet banking è infatti il 55% degli utenti italiani, contro una media europea del 67,2%. La percentuale si abbassa nella fascia delle persone sopra i 65 anni, che si affidano alla banca virtuale solo nel 33,9% dei casi rispetto a una media Ue del 44,7%.

 

In questo articolo:

 

  • Quanti sportelli bancari ci sono in Italia a giugno 2025
  • Quali banche hanno più filiali nei territori

 

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Quanti sportelli bancari ci sono in Italia a giugno 2025

In totale in Italia al 30 giugno 2025 si contano 19.395 filiali, -261 rispetto alle 19.656 conteggiate al 31 dicembre 2024: il calo è del -1,3%. I nuovi comuni completamente desertificati sono 34 per 83.698 abitanti e 6.116 imprese rimaste senza filiale. Il 43,2% dei comuni, pari a 3.415 paesi e città, non ha nemmeno uno sportello, con 4,73 milioni di residenti rimasti senza una filiale (+1,8% rispetto al 31 dicembre 2024) e 6,48 milioni di cittadine e cittadini che vivono in zone in via di desertificazione, ossia quelle con un solo sportello (+3% sul 31 dicembre 2024).

È significativo il caso di Trentola Ducenta, comune campano in provincia di Caserta: nonostante gli oltre 20.000 abitanti, è rimasto privo di sportello. Friuli Venezia Giulia (-2,3%), Marche (-2,3%), Sicilia, Veneto e Basilicata (-1,9%) sono state le regioni più colpite nel periodo di tempo preso in esame. L’Osservatorio della Fondazione Fiba di First Cisl sviluppa anche l’Ipd, l’Indicatore di desertificazione provinciale: un indice che assegna a ogni provincia italiana un punteggio in base alla percentuale del numero di comuni senza sportello o con uno sportello, della popolazione residente, delle imprese con sede legale in questi comuni e della relativa superficie.

Al 30 giugno 2025 le province più desertificate sono Isernia, Vibo Valentia, Aosta, Verbano-Cusio-Ossola, Cosenza, Campobasso, Rieti e Avellino. Viceversa, le province meno desertificate sono Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Ferrara, Grosseto, Pisa, Ragusa, Ravenna e Reggio Emilia, tutte con il valore di 1 nell’Indicatore di desertificazione assoluta. La new entry tra queste ultime è Ferrara, che ha tratto vantaggio dall’inaugurazione della filiale di Banca Centro Emilia a Copparo, aperta lo scorso aprile per rafforzare la presenza sul territorio e il legame con la comunità. Nelle grandi città, invece, la desertificazione bancaria avanza inesorabilmente: Milano è 22esima, Roma 38esima e Napoli 46esima.

 

Quali banche hanno più filiali nei territori

I tagli alla rete fisica sono un effetto diretto del risiko bancario che coinvolge Unicredit, Banco Bpm, Mps, Mediobanca e Generali. In Italia è Intesa Sanpaolo il primo gruppo per presenza sui territori, seguito da Iccrea che però ha quasi appaiato Ca’ de Sass in testa alla classifica. Il gradino più basso del podio è occupato da Unicredit. Nei primi sei mesi del 2025, l’unico istituto ad aver aperto nuove filiali (un totale di 9 sportelli) è Cassa Centrale Banca, adesso al quinto posto nella graduatoria nazionale. Ecco la classifica degli sportelli dei primi otto gruppi bancari italiani:

 

  1. Intesa Sanpaolo: 2.477 filiali;
  2. Iccrea (Bcc): 2.449;
  3. Unicredit: 2.247;
  4. Bper Banca (con Banca Popolare di Sondrio): 2.174;
  5. Cassa Centrale Banca (Bcc): 1.508;
  6. Banco Bpm: 1.432;
  7. Banca Monte dei Paschi di Siena: 1.260;
  8. Crédit Agricole Italia: 993.

 

Grazie all’offerta pubblica di acquisto e scambio promossa da Bper Banca su Banca Popolare di Sondrio e alle prossime mosse annunciate dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna, l’istituto emiliano ha conquistato la Lombardia: nella regione più ricca d’Italia, Bper è la prima realtà per numero di sportelli con 673 filiali, pari al 17,9% del totale. Superate Banco Bpm (523 sportelli, 13,9%), Intesa Sanpaolo e Iccrea (entrambe a 501 sportelli, 13,4%). Ora in Lombardia, che conta una rete totale di 3.750 sportelli, il 58% delle filiali è in mano a quattro soli gruppi: Bper e Popolare di Sondrio, Bpm, Iccrea e Intesa Sanpaolo.

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Anche il 2025 è segnato in profondità dalla desertificazione bancaria – spiega Riccardo Colombani, il segretario generale nazionale di First Cisl –. La chiusura degli sportelli non si arresterà nemmeno nella seconda parte dell’anno, almeno considerando le chiusure preannunciate da Intesa Sanpaolo, impegnata a completare il progetto di banca digitale. Sul fronte del risiko, il fallimento dell’ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm, che in base alle prescrizioni dell’Antitrust avrebbe comportato le vendite di filiali a tutela della concorrenza, ha eliminato il rischio di chiusura, molto consistente al Sud, soprattutto in Molise e Sicilia, nella realistica eventualità di mancanza di acquirenti”.

Il risiko sta modificando i rapporti di forza tra i gruppi bancari sui territori – aggiunge Colombani –. Una banca con origine popolare come Bper, storicamente radicata in Emilia Romagna, è, sommandovi la rete di Popolare Sondrio, la prima realtà in Lombardia in termini di presenza territoriale, cioè di filiali, detenendone quasi il 18% del totale. È di fondamentale importanza che Bper non dimentichi la sua storia e che sappia valorizzare la cultura d’impresa di Popolare di Sondrio, non andando oltre le poche vendite richieste dall’Antitrust e continuando a garantire il radicamento anche in regioni come Sardegna e Calabria, dove la presenza del gruppo è da sempre rilevante. È proprio la progressione dimensionale della stessa Bper a dimostrare che si può coniugare l’interesse del lavoro con quello degli azionisti, delle famiglie e delle imprese anche in aree territoriali più svantaggiate economicamente”.

La territorialità è elemento inscindibile della cooperazione a mutualità prevalente – conclude il segretario di First Cisl –. Il Gruppo bancario cooperativo Iccrea, secondo per numero di sportelli a livello nazionale, ha quasi appaiato Intesa Sanpaolo in testa alla classifica. Anche il gruppo cooperativo Ccb è posizionato al quinto posto nella classifica dei gruppi bancari per numero di filiali. È auspicabile che il sistema delle Bcc, nel rilanciare l’equilibrio tra l’attività di coordinamento dei gruppi e l’autonomia funzionale di ogni singola banca, possa essere ancora più protagonista nel sistema bancario italiano, impiegando il capitale di cui dispone in abbondanza per aumentare le sue quote di mercato”.





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