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La fatica della filiera locale: «Meno competitività»


L’analisi Enrico Vavassori, presidente Confapi Lecco-Sondrio «Le ditte tedesche in crisi per l’auto ora producono i nostri stessi articoli»

«Non c’è dubbio che in questo momento sui dazi abbia vinto Trump e che l’Europa sia stata debole nelle trattative», afferma Enrico Vavassori, presidente di Confapi Lecco Sondrio e imprenditore metalmeccanico alla guida della trafileria di famiglia.

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Con la sua azienda Vavassori esporta anche in Germania, un mercato già difficile e che ora lo sarà di più visto l’Impatto che i dazi Usa avranno sull’economia tedesca, prima esportatrice europea verso gli Usa.

«Abbiamo in Germania un mercato che sta diventando sempre più faticoso, perché le aziende con gli impianti fermi a causa della crisi indotta dalle difficoltà dell’automotive ora producono anche gli articoli che noi esportiamo in Germania. Anche solo per il costo del trasporto ora per noi resta difficile continuare a servire la Germania, uno dei nostri Paesi europei di riferimento oltre a Francia, Slovenia, Croazia, Austria».

La nuova tariffa doganale al 15% colpisce gran parte dei settori anche del made in Italy. «Per quanto riguarda l’alimentare, il lusso, i mobili e altri settori di produzioni di alta gamma certamente chi è ricco – aggiunge Vavassori – continuerà a comprare anche se per recuperare sui costi dei dazi le imprese esportatrici aumenteranno i prezzi, che pagheranno i clienti finali. Ad avere un problema vero – sottolinea – saranno le nostre aziende manifatturiere, e non solo in senso economico: ritengo sia stata fatta una valutazione politica sbagliata. Certo, una tariffa del 15% appare un vantaggio rispetto al 30% che Trump aveva minacciato di applicare. Ma ritengo che l’interlocuzione fra Ue e Usa sarebbe dovuta avvenire dopo che altre nazioni avessero concluso le loro trattative, avremmo potuto gestire con un maggior punto di riferimento la negoziazione. Comunque sia, ritengo che nel medio termine cioè nel giro di un anno e mezzo tutte le tariffe saranno riviste in quanto porteranno a una crescita di inflazione negli Stati Uniti, che difficilmente riusciranno a gestirla».

Secondo dati di Unimpresa, trasporti e meccanica pagheranno il prezzo più alto per i nuovi dazi.

L’export italiano di meccanica verso gli Usa vale 18 miliardi di euro, pari al 27% delle esportazioni e con un dazio teorico stimato in 2,7 miliardi. I trasporti hanno una quota di export verso gli Usa dell’11% per un totale di 7 miliardi e un dazio teorico di 1,05 miliardi. La chimico-farmaceutica, pari al 20% dell’export e per un valore di 13 miliardi di euro, stima un dazio teorico di 2,5 miliardi. La moda, (17%, per un valore di 11 miliardi di prodotti venduti agli Usa) stima un dazio di 1,65 miliardi, mentre l’alimentare (12%, per un valore di 8 miliardi) ha un dazio teorico di 1,2 miliardi. Infine, fra occhialeria, gioielli, arredi la quota totale di export è del 9% per 6 miliardi di euro e un dazio stimato pari a 0,9 miliardi.

Nell’incertezza di questi giorni «sarebbe interessante anche capire – aggiunge Vavassori – che misure a contrasto inseriremmo noi, ma per ora non è dato saperlo», e questo pone un problema politico in ambito europeo considerando la decisa contrarietà al risultato dell’accordo espressa da Francia, Spagna, Repubblica Ceca «che vedono il risultato ottenuto come una vera prostrazione ai desideri degli Stati Uniti. Non so – afferma Vavassori – se sia così, ma di certo ci sono risvolti negativi sull’economia e sulle imprese».

Circa l’annuncio del Governo italiano di voler stanziare risorse a supporto delle imprese, non è chiaro chi pagherebbe il conto.

Diverse le ipotesi sul campo, da una rimodulazione del Pnrr per 14 miliardi di euro all’erosione del fondo per il clima e del fondo di coesione, comunque non prima del via libera di Bruxelles. Quindi risorse che non arriverebbero direttamente dall’Italia: «Non c’è dubbio – afferma Vavassori – che l’economia vada sostenuta, ma in questa situazione e considerando i conti del bilancio italiano si andrebbero a individuare risorse a scapito di qualcos’altro».

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