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“Bene l’azione Agcm su Meta AI, ora regole più eque”


Un segnale concreto verso un corretto avanzamento delle politiche antitrust nel contesto digitale”: così Asstel, l’associazione di categoria che rappresenta la filiera delle telecomunicazioni italiane in seno a Confindustria, commenta positivamente l’istruttoria aperta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nei confronti di Meta, in relazione all’integrazione dell’assistente virtuale Meta AI all’interno dell’app WhatsApp. L’associazione coglie tra l’altro l’occasione per confermare l’urgenza di un intervento normativo per riequilibrare le condizioni di mercato tra attori globali e operatori infrastrutturali locali.

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Big tech e telco: una concorrenza distorta

Da tempo Asstel denuncia l’asimmetria regolatoria tra piattaforme digitali e imprese Tlc. Le big tech, questa la vision dell’associazione, pur offrendo servizi analoghi a quelli degli operatori di rete, non sono sottoposte agli stessi obblighi. L’elenco è lungo: intercettazioni, assistenza clienti con personale fisico, adempimenti sulla privacy, requisiti di trasparenza.

I grandi attori digitali operano con un potere economico e tecnologico dominante, superiore all’intero mercato delle telecomunicazioni italiane”, sottolinea l’associazione. Basti pensare che il fatturato annuale di un singolo colosso digitale può superare i 26 miliardi di euro, cifra corrispondente all’intero settore delle telecomunicazioni nel nostro Paese nel 2024.

In questo scenario, sostiene Asstel, gli operatori che investono nelle infrastrutture di rete si trovano penalizzati, perché soggetti a vincoli normativi molto più stringenti rispetto alle piattaforme globali, le quali possono invece agire con maggiore libertà e flessibilità.


La richiesta: verso un ecosistema normativo equo e trasparente

Asstel esprime fiducia, attraverso la nota, nell’operato dell’AGCM, auspicando che l’istruttoria in corso contribuisca a definire un contesto competitivo più equilibrato, in cui anche l’adozione dell’intelligenza artificiale avvenga in modo trasparente, etico e sostenibile.

Non si tratta, però, solo di un tema italiano. L’associazione rivolge infatti un appello anche alle istituzioni europee: “Confidiamo che le prossime iniziative della Commissione Europea vadano nella stessa direzione”, per giungere a un sistema regolatorio adatto alla struttura dell’ecosistema Tlc e alla sua evoluzione digitale.

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L’indagine su Meta è stata avviata ufficialmente dall’Antitrust italiana il 2 agosto 2025. Al centro del procedimento c’è l’integrazione automatica del servizio di intelligenza artificiale Meta AI su WhatsApp, lanciata nel nostro Paese a partire da marzo.

Secondo l’AGCM, Meta – che detiene già una posizione dominante nel mercato delle app di messaggistica – avrebbe combinato in modo strategico i due servizi (WhatsApp e Meta AI) per consolidare ulteriormente il proprio potere di mercato, rendendo difficile per i concorrenti proporre soluzioni alternative.

Meta AI è comparso come una nuova chat fissa nell’interfaccia dell’app, senza possibilità di disattivazione, e in posizione di rilievo nella schermata principale. Per l’Autorità, questa scelta potrebbe configurare un abuso di posizione dominante, perché “condiziona” la libertà di scelta degli utenti e ostacola i concorrenti basati su AI.


I dubbi sulla privacy e sull’uso dei dati

Oltre al profilo concorrenziale, l’AGCM ha sollevato interrogativi anche sul trattamento dei dati. In particolare, l’Autorità vuole chiarire se le conversazioni tra utenti e Meta AI vengano utilizzate per l’addestramento dei modelli linguistici proprietari di Meta.

Sono state rilevate discrepanze tra le comunicazioni all’interno di WhatsApp e i termini di servizio: sebbene Meta sostenga che le interazioni siano utilizzate solo in forma aggregata e con il consenso dell’utente, l’AGCM ritiene necessario approfondire le reali modalità di raccolta e impiego delle informazioni.

Il 1° agosto, i funzionari dell’Antitrust, con il supporto del Nucleo Speciale della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni presso la sede italiana di Meta.


La risposta di Meta: “IA utile, in ambiente sicuro”

Meta ha risposto all’indagine confermando la piena collaborazione con le autorità italiane. In una nota, l’azienda sottolinea che l’obiettivo dell’integrazione dell’AI è quello di offrire funzionalità avanzate in un ambiente familiare e sicuro per milioni di italiani. Il servizio, afferma Meta, non è obbligatorio: l’utente può scegliere se interagire con l’assistente o meno.

Tuttavia, non è prevista al momento una funzione per disattivare o rimuovere completamente Meta AI dall’app, e le conversazioni con l’assistente – a differenza di quelle private – non sono protette da crittografia end-to-end, poiché devono essere elaborate per generare risposte personalizzate.

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Un fronte aperto tra regolazione e innovazione

La presa di posizione di Asstel contribuisce a dare rilievo a una questione sistemica: la necessità di aggiornare le regole del gioco nell’economia digitale. L’inchiesta su Meta può rappresentare un primo passo verso un riequilibrio dei poteri, che premi l’innovazione ma garantisca condizioni eque tra chi investe sulle infrastrutture e chi opera sulle piattaforme.

La sfida è ora nelle mani delle autorità nazionali ed europee, chiamate a costruire un framework regolatorio capace di sostenere la concorrenza, tutelare i consumatori e valorizzare il ruolo delle Tlc nell’ecosistema digitale.



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