È il momento di prendere decisioni per cambiare rotta, altrimenti entro il 2050 una superficie terrestre quasi pari a quella del Sud America, pari cioè a circa 16 milioni di chilometri quadrati, continuerà a degradarsi. Le Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità, celebrata quest’anno a Bogotá, Colombia, hanno lanciato l’allarme rosso attraversi il tema “Ripristina la terra. Libera le opportunità”.
In particolare, il segretariato dell’Unccd (la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione) sostiene da tempo che riportare in salute 1,5 miliardi di ettari di terra potrebbe far strada all’economia della cosiddetta land restoration, da mille miliardi di dollari all’anno. Secondo le stime ogni dollaro investito in ripristino può produrre un ritorno economico tra i 7 e i 30 dollari con riferimento a diversi servizi ecosistemici, mezzi di sussistenza e resilienza climatica. Nonostante ciò, su scala planetaria, il degrado del suolo e la siccità costano all’economia globale circa 878 miliardi di dollari ogni anno.
È importante sottolineare il fatto che “ciò che fa bene alla terra fa bene anche alle persone e all’economia”, come ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Viviamo in un mondo dove stiamo degradando il suolo a un ritmo allarmante. Non a caso Guterres esorta costantemente i governi, le grandi imprese e le comunità locali a rafforzare le azioni volte a svincolare investimenti per la restaurazione della terra.
Colombia al centro del rilancio ambientale e sociale
Nel 2025, la Colombia ha messo il suolo al centro del proprio sviluppo socioeconomico. Ormai è una priorità urgente poiché ben il 30% del suo territorio è devastato dal degrado ambientale e il 40% dei suoli è vulnerabile alla salinizzazione, con impatti diretti sulla popolazione. Dunque, il Paese ha avviato un piano d’azione di ripristino di oltre 560.000 ettari. In tal modo, il governo intende promuovere l’agroforestazione, la pianificazione rurale e le pratiche agricole sostenibili nelle regioni caraibica e andina.
Come ha dichiarato Martha Carvajalino, ministra dell’Agricoltura della Colombia “il ripristino del suolo è alla base della sicurezza alimentare, dell’occupazione, dell’azione climatica e della pace duratura”. Si può quindi affermare che è necessario una combinazione di politiche ambientali incentrate sulla distribuzione equa della terra e la cura dei suoli. In questo contesto, occorre costatare il ruolo svolto il Global land forum, co-organizzato col Cinep, l’Unione europea e l’International land coalition. Il Paese sudamericano è, pertanto, affiancato in questi sforzi da organizzazioni della società civile, scienziati e agricoltori.
La leadership globale nella restaurazione del suolo
A questo punto occorre evidenziare che tra le macro regioni più attive ci sono: l’Africa subsahariana, che guida le ambizioni globali puntando a ripristinare 440 milioni di ettari, potenzialmente in grado di creare più di 10 milioni di posti di lavoro verdi.; seguono America Latina e Caraibi, che hanno l’impegno preciso di recuperare quasi 220 milioni di ettari (questa cifra rappresenta ben il 14% delle terre degradate mondiali); infine, Asia occidentale e Nord Africa, aree caratterizzate da un forte degrado del suolo corrispondente al 90% del loro territorio, aspirano a ripristinare 150 milioni di ettari.
La Cina: un esempio di progresso
A livello globale l’attenzione va riposta pure sulla Cina, anche se non menzionata durante l’evento di Bogotá. Infatti, il gigante asiatico rappresenta uno dei modelli più rilevanti di progresso nella restaurazione del suolo distinguendosi attraverso programmi come il “Great green wall” cinese e la riforestazione su vasta scala. Così facendo, la Cina sta recuperando milioni di ettari di terre desertificate, soprattutto nella parte settentrionale del Paese.
Per i rappresentanti dell’Unccd, la Cina dimostra che investimenti sistematici e a lungo termine possono invertire il degrado, migliorare la produttività agricola e ridurre la povertà. La strategia cinese è di ispirazione per iniziative simili in Asia centrale e in altre regioni aride del mondo. Il degrado del suolo deve assolutamente essere contrastato poiché “restaurare la terra non è solo una necessità ambientale, ma un imperativo di giustizia ecologica”, ha sottolineato Andrea Meza, vicesegretaria esecutiva dell’Unccd.
Sarà necessario mobilitare 1 miliardo di dollari al giorno per stare in linea con gli obbiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti da Agenda 2030 dell’Onu, in particolare per rispettare i Global land restoration target da qui a fine decennio. Attualmente, sono necessari soprattutto più investimenti privati – che oggi rappresentano solo il 6% – per la realizzazione di attività di land restoration. Incrementare questa percentuale sarà cruciale per trasformare la crisi del suolo in una grandissima opportunità economica, sociale e ambientale.
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