Dalla zona industriale di Cesena a Houston, in Texas, il passo è breve se ti chiami “Onit” e sei il fiore all’occhiello di un settore in grande crescita come quello specializzato nello sviluppo di software per Industria, Sanità e Terziario, sia del settore privato che pubblico.
L’azienda, composta da 300 dipendenti circa, è nata a Cesena nel 2001 e da una settimana, dopo le aperture degli ultimi anni a Roma, Milano e Bologna, è atterrata anche negli Stati Uniti. Un’apertura importante che decreta l’internazionalità e la continua espansione di un’azienda che ha mosso i primi passi in Romagna e da anni si occupa di software per gestire la logistica di grandi aziende come Amadori, Orogel, Unieuro, Kerakoll, solo per citarne alcune.
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“Stiamo continuando a crescere, il nostro è un settore di business che interessa molto i mercati di riferimento – spiega Fabio Piraccini, amministratore del gruppo – Noi lavoriamo parecchio in Italia ma abbiamo avuto anche progetti esteri soprattutto nella gestione logistica: in Europa, in Thailandia, in Messico, in India e in Cina. Da un po’ di anni non ci siamo limitati a investire in software per gestire magazzini o prodotti all’interno di un’azienda ma abbiamo fatto molta ricerca anche nell’hardware, ovvero strumenti che sfruttano la computer vision e l’intelligenza artificiale per offrire ai clienti più efficienza e sicurezza sul lavoro. Praticamente si tratta di una nuova tecnologia che, oltre a monitorare il prodotto in ogni suo trasferimento, grazie all’installazione di telecamere, riesce ad agevolare il lavoro dei carrellisti, minimizzando errori, limitando gli incidenti e ottimizzando l’efficienza. Siamo riusciti a brevettare un sistema innovativo e stiamo ricevendo molte richieste di interesse a livello mondiale. Per questo motivo, 10 mesi fa, abbiamo iniziato a coltivare l’idea di aprire in America dove il mercato interessato a questa nuova tecnologia è più ampio perché c’è un numero maggiore di grandi aziende. Così è nata Onit US”.
Com’è stata l’accoglienza in America?
Molto positiva. Veniamo da una serie di dimostrazioni itineranti e abbiamo riscontrato molto interesse per i nostri prodotti e i nostri servizi.
Il problema dazi vi riguarda?
Beh, l’incognita, per ora, sono proprio i rapporti internazionali. La componente hardware che proponiamo è soggetta a dazi ma è vero che abbiamo componenti che possiamo assemblare anche negli Stati Uniti. Ci teniamo flessibili per capire un po’ come si evolve la questione. Noi andiamo comunque avanti.
Perché proprio il Texas?
Come detto, 10 mesi fa abbiamo iniziato a cercare il luogo e le persone. E il Texas ci è sembrato in assoluto il migliore. Prima di tutto perché è uno degli Stati con la legislazione più favorevole per le imprese. E’ baricentrico a livello geografico e poi lì abbiamo trovato delle persone che hanno sposato il progetto.
Nella nuova sede di Houston ci sarà anche personale romagnolo?
Al momento abbiamo delle persone americane che tratteranno questo tipo di business. Però periodicamente andiamo anche noi, cesenati, e se in futuro ci saranno giovani che vogliono fare esperienze lì siamo molto contenti di poter dare loro l’occasione.
Mercato americano o europeo?
Ci sono spazi molto interessanti anche in Europa e, proprio a partire dal mercato italiano, penso si possa fare ancora tanto. Per noi resta un mercato strategico. Negli Stati Uniti, dove la maggior parte delle aziende sono multinazionali, c’é molta domanda per prodotti e servizi che migliorano la produttività garantendo più sicurezza. Per ora, comunque, siamo in una fase di esplorazi
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