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Commento Capital Group – Chiarezza sui dazi per il Giappone ma permane incertezza politica « LMF Lamiafinanza


Secondo gli osservatori, il Giappone ha raggiunto un solido accordo commerciale con gli Stati Uniti nelle ultime settimane, ottenendo la certezza di cui aveva bisogno, essendo ancora dipendente da una reflazione alle prime fasi. Allo stesso tempo, tuttavia, il fallimento della coalizione di governo tra Partito liberal-democratico (LDP) e Komeito nel conquistare la maggioranza alle elezioni della camera alta ha intensificato le richieste di una nuova leadership politica. Dopo un fallimento simile alla camera bassa lo scorso anno, crescono le pressioni affinché il primo ministro Shigeru Ishiba si dimetta, proprio mentre ha appena concluso un nuovo accordo commerciale con l’amministrazione Trump. I dettagli completi non sono ancora stati resi noti, ma i parametri generali includono un dazio del 15% sulle esportazioni giapponesi, comprese le automobili, mentre quello del 50% rimane per ora su acciaio e alluminio.

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Il Giappone si è poi impegnato a investire 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con questi ultimi che decideranno i tempi e riceveranno il 90% dei profitti associati, in parte per ripagare il debito pubblico statunitense. Descritto dal presidente Trump come un capitale iniziale, questo “bonus alla firma” sembra aver sbloccato i negoziati. Sebbene non sia ancora chiaro se si tratti di un capitale aggiuntivo rispetto ai precedenti impegni del Giappone di aumentare gli investimenti diretti esteri negli Stati Uniti a 1.000 miliardi di dollari, probabilmente sarà destinato a semiconduttori, prodotti farmaceutici, acciaio, cantieristica navale, minerali strategici, energia (compresa una joint venture nel settore del gas naturale liquefatto), automobili e IA. Dopo due sconfitte elettorali a livello nazionale, il primo ministro Ishiba dovrebbe dimettersi nonostante l’accordo commerciale con gli Stati Uniti. Il suo partito, l’LDP, rimane il blocco più consistente in parlamento, ma ora guida una coalizione di minoranza sia nella camera alta che in quella bassa. Il partito dovrà probabilmente scegliere nuovi leader, definire gli orientamenti politici e decidere se governare in minoranza o cercare partner di coalizione.

Il mercato sottovaluta le probabilità di un governo conservatore o riformista

La politica giapponese è frammentata e spesso opaca, il che rende difficile prevedere lo scenario più probabile. Tuttavia, le seguenti alternative rappresentano opzioni politiche con implicazioni estremamente diverse.

1- Governo fragile: L’LDP si assicura la maggioranza con una manciata di indipendenti o governa in minoranza cercando partner di coalizione per ogni singolo disegno di legge. Ciò probabilmente porterebbe a scarsi progressi politici (a parte l’espansione fiscale), faide politiche, una Bank of Japan (BoJ) cauta e crescenti tensioni se le preoccupazioni e l’impegno degli elettori non migliorassero.

2- LDP e Komeito formano una coalizione riformista più ampia (con il Partito democratico del popolo (DPP) o Ishin no Kai): Questo scenario è improbabile fino alle dimissioni del primo ministro Ishiba, ma dovrebbe portare stabilità, una modesta espansione fiscale, l’autonomia della BoJ per normalizzare la politica e, forse, riforme a favore della crescita.

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3- L’LDP riconquista il potere: Ishiba viene estromesso dall’ala conservatrice del’LDP per riconquistare gli elettori persi a favore di partiti con programmi più populisti o conservatori. La politica verrebbe probabilmente orientata verso l’inversione dei programmi di immigrazione, una maggiore espansione fiscale, l’emissione dititoli di Stato giapponesi (JGB), la repressione finanziaria (con la BoJ sotto pressione per mantenere bassi i tassi), uno yen più debole e, magari, tensioni valutarie con gli Stati Uniti.

4- L’opposizione acquista slancio e forma una coalizione: Il Partito democratico costituzionale, il DPP, Sanseito e altri potrebbero unirsi informalmente per presentare una mozione di sfiducia contro il governo Ishiba e indire elezioni anticipate. Ciò comporterebbe probabilmente un governo di minoranza instabile, nonché espansione fiscale, volatilità dei tassi e irripidimento della curva dei rendimenti (a meno che/fino a quando la BoJ non sarà spinta a riprendere il controllo della curva dei rendimenti).

Sulla base delle prime reazioni del mercato, sembra che quest’ultimo stia scontando lo scenario n. 1, ma un governo più conservatore (n. 3) e una coalizione riformista (n. 2) sono scenari plausibili e sottovalutati.

A nostro parere, la reflazione continuerà in Giappone a condizione che nella seconda metà del 2025 si verifichino tre fattori: riduzione dei dazi, crescita dei salari reali e impegno della BoJ a normalizzare la politica monetaria. Con la riduzione dei dazi (e il loro impatto gestibile sull’attività), la prima di queste condizioni si è verificata. Per quanto riguarda le altre, gli ultimi dati sull’IPC confermano un rallentamento dell’inflazione dei costi, necessario affinché la crescita dei salari nominali possa recuperare terreno e i salari reali inizino a salire. Le aziende hanno ancora la capacità di aumentare i salari quest’anno e il prossimo.

La normalizzazione della politica della BoJ rimane sulla buona strada. Se i salari reali dovessero registrare una ripresa nella seconda metà dell’anno, prevediamo un aumento dei tassi prima della fine dell’anno e un tasso terminale prossimo o superiore all’1,5% (superiore al consensus attuale). Tuttavia, mentre il miglioramento strutturale del Giappone rimane organico e in qualche modo indipendente dalla politica del governo, l’instabilità politica e una potenziale inversione di rotta in materia di immigrazione potrebbero rallentare i progressi. Gli ultimi risultati elettorali mi rendono leggermente meno ottimista.

Conclusioni

I mercati sembrano scontare uno status quo fragile, ma sottovalutano il potenziale di una svolta conservatrice o di una coalizione riformista. Nel frattempo, l’accordo commerciale, sebbene continui a rappresentare un ostacolo per il settore automobilistico e metallurgico, ha rafforzato le aspettative di crescita a breve termine. Con la riduzione dei dazi e l’attenuazione dell’inflazione, le condizioni sembrano favorire una reflazione sostenuta, tra cui la crescita dei salari reali, e un aumento dei tassi da parte della BoJ entro la fine dell’anno. Tuttavia, l’instabilità politica e le possibili inversioni di rotta in materia di immigrazione rappresentano nuovi rischi a lungo termine.



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