di Canio Trione
Il 23 di dicembre del 2014 entra in vigore la Legge n. 190 (meglio detta finanziaria relativa al 2015) che al suo articolo 1 comma 246 recita così: Al fine di consentire di allungare il piano di ammortamento dei mutui e dei finanziamenti per le famiglie e le micro, piccole e medie imprese individuate dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e previo accordo con l’Associazione bancaria italiana e con le associazioni dei rappresentanti delle imprese e dei consumatori, concordano, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, tutte le misure necessarie al fine di sospendere il pagamento della quota capitale delle rate per gli anni dal 2015 al 2017.
Disposizione entrata in vigore il primo gennaio 2015. Disposizione rinnovata ed ampliata più volte negli anni a venire fino ad oggi. Disposizione che si rivolge alle famiglie e alle imprese più piccole ma che produce significativi vantaggi anche e maggiormente alle banche. Come mai se chiedete ad una banca di applicarla non ne sanno nulla anche se la loro Associazione ne abbia calcolato e divulgato gli effetti benefici? Come mai le Associazioni dei Consumatori non hanno preso carta e penna e non l’hanno fatta applicare? Come mai le Associazioni datoriali delle piccole e medie imprese non ne hanno chiesto la applicazione puntuale? Come mai il governo attuale anziché avventurarsi in improbabili ed inutili se non dannosi allargamenti della Zes non procede alla sua applicazione concreta che avvierebbe a soluzione tutti i problemi economici cominciando dallo spopolamento? Come mai le innumeri organizzazioni dedite al controllo del rispetto della legge non se ne sono accorte? Come mai le banche che avrebbero guadagnato un fiume di soldi dalla sua “generosa” applicazione non l’hanno applicata?
Quella disposizione è nata grazie a un nostro personale e preciso suggerimento e all’impegno dell’on. Cariello un deputato barese (meglio: bitontino) che assieme ad un piccolo manipolo di suoi colleghi, (pur essendo all’opposizione) è riuscito a far capire alla maggioranza di allora (che era di sinistra) che bollare un debitore della qualifica di cattivo pagatore se non paga anche una piccola parte del sua rata mensile o semestrale di mutuo o finanziamento non era utile a nessuno; bastava continuare a pagare gli interessi sospendendo la sola “corresponsione della sorte capitale” per far contento il conto economico della banca e ridurre drasticamente la rischiosità del suo mutuo. L’invenzione -peraltro non nuova- del concetto di “sorte capitale” ha cambiato totalmente -come in una rivoluzione copernicana- il rapporto tra banca e debitore. Questa ovvietà che agli occhi dei banchieri è apparsa come una genialità degna di Leonardo da Vinci era stata da noi -inventori della norma- ipotizzata come definitiva e priva di termine o limite alcuno (e quindi un vero e proprio DIRITTO del debitore) ma che il governo di allora volle introdurre limitandolo in tre anni e introducendo l’idea balzana per la quale gli accordi tra banche e consumatori ed imprese dovessero prevalere sulla legge e addirittura di fatto scriverla!!! su mandato scritto e previsto nella legge stessa! cosa semplicemente giuridicamente mostruosa.
Inoltre questa norma -quasi sottovoce- crea il DIRITTO del debitore a disporre “l’allungamento del piano di ammortamento” che pur essendo una ovvia conquista di civiltà è di fatto un’altra rivoluzione copernicana sul piano economico e nel rapporto tra le banche e cliente. Non se ne è accorto nessuno?!?!?!?
Fatto sta che nel concreto quella norma è stata rinnovata più volte e la “filosofia” della distinzione tra sorte capitale e quota interessi è entrata nel lessico comune financo dei cervelli degli “esperti” dei Ministeri e quindi è ormai normalità da allora! financo l’ultimo provvedimento sull’agricoltura recentemente licenziato dal governo lo contempla apertamente (pur profondamente rivisitato danneggiando le imprese).
Solo la disinformazione voluta non si sa da chi ne ferma la applicazione.
Ormai sono passati dieci anni e la bontà di quella rivoluzione copernicana ideata qui a Bari è chiara (a tutti quelli che sanno che esiste) e collaudata e quindi forse non serve attendere più un attimo; peraltro il nuovo governo è di segno differente da quello che lo licenziò in quel modo così fortemente mutilato e quindi è il momento di far tesoro della esperienza maturata per: a) eliminare i limiti inutili a suo tempo imposti, b) restituire alla Legge la sua dignità di Legge, c) far conoscere a tutti l’esistenza della norma, d) procedere alla sua applicazione in tutti i mutui esistenti (come previsto nella norma fin dall’inizio) almeno per i debitori operanti nelle aree prive di servizi pubblici decenti.
Che si aspetta???
Canio Trione
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