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Guerra Fredda Digitale: Italia sotto pressione


Francesco Seminaroti di Palo Alto Networks analizza lo stato di “Guerra Fredda Digitale” in cui si trova il mondo e spiega come aziende e governi possono difendersi

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In questo articolo, Francesco Seminaroti, Sales Director Strategic & Major Enterprise Italy di Palo Alto Networks, analizza l’attuale panorama informatico, caratterizzato da un crescente rischio cyber e da quella che viene definita una vera e propria “Guerra Fredda Digitale”. Scopriamo cosa significa questo scenario e in che modo sta trasformando il mondo della cybersecurity.

Buona lettura!

Siamo alla “Guerra Fredda Digitale”? Come cambia il rischio cyber con gli Stati Nazione

Il panorama delle minacce informatiche è in costante mutamento, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione ancor più profonda nel modo in cui gli Stati impiegano la loro potenza in ambito cyber. Non si tratta più soltanto di attività di spionaggio o di aggressioni mirate; stiamo assistendo a un’escalation che alcuni osservatori hanno già etichettato come una vera e propria “Guerra Fredda Digitale”. Ma cosa significa esattamente questa definizione e come sta influenzando il mondo della sicurezza cyber?

Gli attori statali stanno emergendo come protagonisti assoluti

Mentre in passato la minaccia cyber era spesso associata a figure come criminali, hacktivisti o gruppi terroristici – che non sono scomparsi, ma continuano a operare in modo più o meno visibile – oggi sono i cosiddetti stati-nazione a guidare le operazioni più sofisticate e persistenti. Questi attori dispongono di risorse considerevoli, competenze tecniche avanzate e motivazioni strategiche che vanno oltre il mero guadagno economico. Le loro azioni spaziano dallo spionaggio, finalizzato al furto di proprietà intellettuale, segreti commerciali, informazioni militari e politiche per acquisire un vantaggio strategico, economico o militare, fino al sabotaggio e all’interruzione di servizi infrastrutturali vitali quali energia, trasporti, sanità e finanza, con l’intento di provocare danni concreti o seminare il panico. Non meno rilevanti sono le campagne di influenza e disinformazione che questi attori possono intraprendere, per manipolare l’opinione pubblica o generare discordia, e le attività di controllo interno, che implicano la sorveglianza di massa e la censura per sopprimere il dissenso.

I contorni della “Guerra Fredda Digitale”

Questa espressione evoca diverse caratteristiche distintive. In primo luogo, si manifesta come un conflitto perenne, ma a bassa intensità: a differenza delle guerre convenzionali, non vi sono dichiarazioni formali, bensì un’ostilità continua e meno esplicita, spesso negabile, che si svolge nel cyberspazio, con attacchi frequenti che raramente degenerano in un conflitto armato dichiarato. La deterrenza in questo ambito è un’operazione particolarmente ardua, data la difficoltà nell’attribuire con certezza gli attacchi e nel calibrare una risposta senza innescare un’escalation indesiderata.

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Si osserva in parallelo una frenetica corsa agli armamenti cyber, con le nazioni che investono in modo importante nello sviluppo di capacità offensive e difensive, in una costante competizione per superarsi a vicenda. In questo scenario, anche il settore privato si trova in prima linea: le imprese, in particolare quelle che gestiscono infrastrutture critiche o le cui tecnologie rivestono un ruolo importante per le singole nazioni, sono sovente i bersagli primari e devono difendersi da avversari con risorse statali. Infine, l’ambiguità e la negabilità sono tattiche diffuse, con gli stati-nazione che impiegano gruppi proxy o attribuzioni fuorvianti per celare la propria identità, rendendo così ancor più complessa una reazione efficace da parte delle vittime e della comunità internazionale.

Anche l’Italia nel mirino: un contesto nazionale sotto pressione

Anche il nostro Paese si trova al centro di questa “Guerra Fredda Digitale”. Dati recenti forniti da analisti e osservatori del settore confermano una crescente vulnerabilità dell’Italia agli attacchi orchestrati da stati-nazione e gruppi da essi sponsorizzati. Il Rapporto Clusit 2025 ha evidenziato un incremento significativo degli attacchi gravi nel nostro territorio, con una crescita del 15,2% nel 2024 rispetto all’anno precedente, principalmente causati da due tipologie di attaccanti, cybercriminali e hacktivist.

Le infrastrutture critiche italiane, che spaziano dall’energia alle telecomunicazioni, dai trasporti alla sanità, costituiscono obiettivi privilegiati per queste operazioni. Ma anche il settore pubblico, la difesa, il mondo della ricerca e le aziende che detengono proprietà intellettuale di valore sono costantemente sotto assedio, con l’obiettivo primario di sottrarre dati sensibili e compromettere sistemi strategici. La posizione dell’Italia all’interno dell’Unione Europea e della NATO, unitamente al suo ruolo economico e strategico nel bacino del Mediterraneo, la rende un bersaglio particolarmente appetibile per operazioni di spionaggio e influenza da parte di attori statali. I periodi elettorali, in particolare, o gli eventi geopolitici di rilievo sono spesso accompagnati da tentativi di disinformazione e interferenza, tipicamente provenienti da entità estere.

Strategie di difesa nell’era del conflitto digitale

Per le organizzazioni e i governi, affrontare questa situazione impone un approccio strategico e multidimensionale. È imperativo rafforzare le difese basilari, adottando migliori pratiche di sicurezza come l’autenticazione a più fattori, la segmentazione della rete, la gestione delle patch e una formazione continua sulla consapevolezza della sicurezza. L’adozione di Zero Trust è ormai irrinunciabile, sulla base del principio di non fidarsi di nessuno per impostazione predefinita e verificando costantemente ogni utente e dispositivo che tenta di accedere alle risorse, a prescindere dalla propria ubicazione.

Assume un ruolo centrale l’intelligence sulle minacce: le informazioni raccolte consentono di comprendere tattiche, tecniche e procedure (TTP) degli avversari e anticipare le loro mosse; in questo contesto, la condivisione di informazioni tra i diversi settori e con le istituzioni governative è di vitale importanza. È altresì essenziale sviluppare piani robusti di resilienza e ripristino, per minimizzare l’impatto di un attacco e assicurare continuità operativa.

Anche per questo motivo, è necessario che la collaborazione tra pubblico e privato si intensifichi, con governi e imprese chiamati a lavorare in sinergia per condividere informazioni, elaborare strategie di difesa congiunte e rispondere agli incidenti su vasta scala in modo coordinato. Infine, è cruciale investire in capacità avanzate di rilevamento e risposta, impiegando strumenti come XDR e SIEM per identificare rapidamente le minacce e contenerle prima che possano causare danni significativi.

Indipendentemente dal fatto che si concordi sulla definizione di “Guerra Fredda Digitale”, è innegabile che gli stati-nazione stiano ridefinendo il panorama delle minacce cyber. La posta in gioco è elevata, con ripercussioni significative su sicurezza nazionale, economia e stabilità globale. Per l’Italia, in particolare, la crescente frequenza e sofisticazione degli attacchi impone un impegno costante e una coordinazione a tutti i livelli. Comprendere la natura di queste minacce e adottare strategie di difesa proattive e collaborative è fondamentale per salvaguardare le nostre infrastrutture digitali e la società nel suo complesso

di Francesco Seminaroti, Sales Director, Strategic & Major Enterprise Italy di Palo Alto Networks

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