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Debiti della Pubblica Amministrazione: un peso che continua a frenare l’economia italiana


VENEZIA – Nel 2024 la Pubblica Amministrazione italiana ha ricevuto dai fornitori privati richieste di pagamento per quasi 200 miliardi di euro. Di questa cifra, però, oltre 8 miliardi non sono stati ancora saldati, creando un ammontare di crediti insoluti che pesa in modo significativo sull’economia nazionale. Secondo l’Ufficio studi della CGIA, di questi 8 miliardi circa 800 milioni o un miliardo di euro spettano alle imprese venete, in particolare a quelle che lavorano per committenti pubblici del Mezzogiorno.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Il ritardo nei pagamenti da parte della PA non è solo un problema di numeri, ma anche di modalità. Nonostante il Veneto abbia migliorato i tempi di pagamento, molte realtà pubbliche, soprattutto nel Sud, continuano a procrastinare i pagamenti con ritardi anche molto lunghi. Questo non solo rallenta lo sviluppo economico, ma penalizza soprattutto le piccole imprese, spesso costrette a fare i conti con mancati incassi.

A livello europeo, l’Italia resta purtroppo in fondo alla classifica. Nel 2024, il peso dei debiti commerciali della PA italiani è stato pari al 2,7% del Pil, un dato che supera di gran lunga la media UE del 1,6% e che è molto più alto rispetto a paesi come Germania (1,8%), Francia (1,5%) e Spagna (0,7%).

C’è però una buona notizia: i tempi medi di pagamento si sono finalmente ridotti. Per la prima volta dal 2013, la media ponderata nazionale è scesa sotto i 30 giorni, grazie anche a nuove regole europee e all’introduzione della Piattaforma dei Crediti Commerciali, uno strumento digitale che monitora e sanziona i ritardi delle amministrazioni pubbliche. In Veneto, in particolare, le performance sono ormai positive da almeno cinque anni.

Tuttavia, permangono alcune criticità. La CGIA segnala due pratiche scorrette che distorcono i dati ufficiali e che rappresentano un problema concreto per molte imprese. La prima riguarda il fatto che le amministrazioni spesso pagano puntualmente le fatture di importo maggiore, mentre ritardano volontariamente quelle di importi più piccoli, colpendo soprattutto le aziende minori. La seconda è ancora più grave: molti funzionari pubblici decidono arbitrariamente quando le imprese devono emettere la fattura, autorizzandola solo quando l’ente ha già la liquidità per pagare, un modo per “rientrare” nei tempi di legge ma che di fatto aggira le regole e mette le imprese in difficoltà.

Tra le situazioni più critiche ci sono aziende e enti del Mezzogiorno come la RAP Palermo, che ha pagato con 88 giorni di ritardo, o l’Azienda Sanitaria di Crotone con analoghi ritardi. Male anche il Comune di Cosenza e società di trasporto pubblico come ATAC di Roma e AMAT di Palermo, tutte con ritardi ben superiori ai limiti di legge. Perfino grandi stazioni appaltanti come ANAS e GSE hanno accumulato ritardi, sebbene più contenuti.

Contabilità

Buste paga

 

Per risolvere questa lunga emergenza, la CGIA propone di introdurre per legge la possibilità di compensare automaticamente i crediti delle imprese verso la PA con i debiti fiscali e contributivi che quelle imprese hanno nei confronti dello Stato. Un meccanismo semplice che potrebbe dare respiro a molte realtà imprenditoriali, spesso schiacciate da ritardi e mancati incassi che mettono a rischio la loro stessa sopravvivenza.

Finché queste misure non saranno adottate, il problema dei ritardi nei pagamenti continuerà a frenare la crescita e l’innovazione, specialmente nelle aree più fragili del paese, dove le imprese attendono ancora di vedere riconosciuto il lavoro svolto per la Pubblica Amministrazione.





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