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“Specchietto per le allodole, progetto vecchio che va solo a vantaggio del privato”


Non si ferma il dibattito sul progetto del Comprensorio sciistico Colere-Lizzola. Ad intervenire, ora, è il collettivo terreAltre, convinto che tutta l’operazione sia solamente “uno specchietto per le allodole”.

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Di seguito il loro contributo.


La Valle Seriana sta invecchiando.

Non è solo una questione di cali di nascite, di spopolamento, di gente che se ne va; sono le idee ad essere vecchie.

Di fronte a un innegabile cambiamento climatico, di fronte alle problematiche legate al turismo di massa e al conseguente prezzo pagato dalla popolazione locale in termini di disservizi, traffico, aumento del costo della vita e più in generale, calo della vivibilità dei territori che dovrebbero essere “Casa”, ancora si punta, senza guardarsi attorno, a un comprensorio sciistico e a degli impianti di risalita.

E così, mentre le Guide Alpine raccontano di come ci sia molto interesse, specie da parte degli stranieri, a visitare le Orobie perché sono rimaste più “selvatiche” ed
incontaminate, poli di attrazione per un turismo più attento, sensibile e silenzioso, tendiamo ancora a voler “copiare” le Dolomiti che stanno facendo i conti con le conseguenze del turismo di massa di cui sopra, trasformando la montagna in un luna park visitabile pagando un biglietto. Gli effetti sono sotto i nostri occhi ma conviene far finta di vedere solo i millantati vantaggi portati dal turismo.

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Quello che è incredibile è che Comuni e Comunità Montane, anziché lottare e pretendere (e non chiedere!) che i fondi disponibili vengano usati per sopperire alle lacune nei servizi (tra i quali mancanza di medici di base, la recente polemica per le camere ardenti nelle chiese fuori norma da quasi trent’anni, il nuovo bando di Regione Lombardia per l’emergenza urgenza nei comuni dell’Alta Valle), scelgano di appoggiare il progetto di un privato facendo leva sul fatto che la realizzazione porterebbe anche (ma non solo) benefici alla cosa pubblica in termini di turismo, come se questa “industria del terziario” possa rispondere ai bisogni dei nostri territori.

E mentre succede tutto questo, agli “Stati Generali delle Orobie”, convegno tenutosi recentemente a Clusone, il PD ha ben pensato di non accennare minimamente alla tematica del comprensorio sciistico poiché sarebbe stato in evidente contrasto con la politica dell’ “accontentiamo tutti” che porta avanti con insuccesso da tempo.

Sta girando al contrario: sono i Comuni che dovrebbero avere a disposizione i fondi pubblici per i progetti territoriali, per poi mettere in moto eventuali gare ed assegnazioni.

Qui invece abbiamo un privato che presenta un progetto e ricatta i Comuni per la realizzazione dello stesso, accaparrandosi la torta e lasciando solo una fettina per la
collettività, la quale dovrà davvero fare i conti con tutti gli inconvenienti del turismo di massa.

Sarebbe bello vedere questi fondi a disposizione delle imprese locali, degli artigiani, delle attività famigliari che stanno nascendo e che devono spendere tempo e denaro per corsi di formazione, di sicurezza e burocrazia. Qualche nuovo posto di lavoro verrebbe creato, non trovate? E allora perché non insistere su questo punto creando nuovi sportelli o potenziando quelli già esistenti per assistere le aziende, specie le più piccole e le aziende artigiane, ad accedere a contributi e finanziamenti?

Invece no! Aiutiamo sempre e solo il gigante a diventare sempre più grande.

Questo bisogno di opere grandiose che lasceranno il segno e che andranno inevitabilmente a modificare la vita e la vivibilità delle valli sono il sogno di gloria del
narcisismo di pochi, piuttosto che un progetto di rilancio per tutti. Con il gentile contributo di Pantalone che paga 2/3 della spesa.

Manca il coraggio di proporre idee nuove, partire dal piccolo, fare vera ricerca e approfondire cosa potrebbe funzionare (vedi Beyond Snow che studia come rilanciare quei paesi che vivevano di neve, ora che la neve non c’è più, o Riabitare l’Italia).

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Ci si accontenta di giocare una carta già giocata sessant’anni fa e che avrà anche funzionato in passato ma la partita è andata avanti!

Chi si oppone alle “grandi opere” ormai ha la sua etichetta: l’ambientalista che rompe le palle.

A Colere il sindaco Gabriele Bettineschi l’ha ripetuto più volte: “non è una vittoria degli ambientalisti!” come se la nostra critica si fosse sempre e solo fermata all’aspetto ambientale, a cui siamo certamente sensibili.

Vengono ignorate tutte le altre obiezioni, specie quando interessano tematiche sociali, portando avanti una retorica fatta di “gettito fiscale per i Comuni” e “rinascita delle valli”.

La scelta è di ridurre il confronto in scontro tra chi lavora e i buontemponi che difendono l’ambiente, polarizzando la discussione e inducendo le persone a prendere posizione per partito preso, senza approfondire.

Del resto i luoghi comuni sono più facili da gestire rispetto ad un discorso complesso: non devono essere argomentati!

Che non sia una vittoria lo sappiamo: vittoria sarà quando non si parlerà più di comprensorio sciistico ma quando si cercheranno nuovi progetti per le valli; quando si
potenzieranno i servizi che vanno zoppicando, dalla sanità pubblica ai trasporti; quando si investirà in strutture ed infrastrutture che permetteranno alla gente di abbandonare la vitaccia nelle città (con affitti da 1200 euro per un trilocale) e di vivere e lavorare anche nei comuni più periferici.

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Allora sì che si combatterà lo spopolamento! Non con le seggiovie, non con lo sci.

E lo si potrebbe fare con i fondi destinati a questi ultimi. Fondi pubblici che con questo progetto finiscono, per mera volontà politica, nelle tasche di privati. Il danno ambientale, per quanto notevole e irreversibile, è solo un danno collaterale.

Il vero problema è sostenere un progetto faraonico di un privato finanziato con fondi pubblici, pensando che vada davvero a beneficio della collettività.

Vi rinfreschiamo la memoria su come ragiona RSI: presentazione del progetto Infinite Mountain di giugno 2024 a Valbondione. RSI è una società privata, non un benefattore. RSI persegue i propri interessi, con i fondi pubblici, e lo ha espresso chiaramente.

Di là risponde l’eco? Problema vostro.

Sostenere che questo progetto combatta lo spopolamento è un altro grande specchietto per le allodole.

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Molti giovani non resterebbero a Lizzola perché nel 2025 Lizzola ha poco da offrire per chi è cresciuto girando l’Europa con 50 euro di Ryanair o per quelli che sono freschi di laurea.

Le nascite sono di meno perché pochi a vent’anni si sposano e fanno figli: è cambiato il modo di vivere, non solo a Lizzola. E non si può pensare che dipenda da un impianto di risalita.

Le famiglie con figli scendono verso gli altri paesi della valle perché se sei a Rovetta puoi mandare tuo figlio a calcio, in piscina, a pallavolo e a fare mille altre cose. E ce lo puoi pure mandare in bici. A Valbondione, no. Scegliere di vivere in questi paesi, specie con l’attuale carenza di servizi, è per pochi; l’isolamento non è per tutti, ma per chi lo cerca.

Quale è l’opportunità imperdibile? Lasciar fare il super-investimento a questi individui mentre tutte le seccature vecchie e nuove legate al turismo di massa ce le teniamo noi? Certo! Per qualche anno ci sarà qualche turista in più. E poi? Ci metteremo di nuovo a contare le seconde case/piccionaie costruite col cartone e vuote
tra vent’anni perché nessuno le vuole? O continueremo a sostenere le varie RSI attuali e future che, con i soliti fondi pubblici puntualmente sborsati per lo sci alpino e con le solite promesse di rinascita, non fanno altro che far capitolare sempre di più i paesi più disagiati e periferici?

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