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L’ascesa di “miss” Fantini, ecco chi è la zarina di Urso


Nulla o quasi si muove al ministero delle Imprese e del Made in Italy senza che lo decida Rita Fantini diventata in pochi mesi una delle collaboratrici più influenti di Adolfo Urso, il ministro accumulatore di gaffe seriali. Basti pensare al caso sollevato dall’attore Luca Zingaretti sulla fila scavalcata dalla moglie, Olga Sokhnenko, al check-in di un aeroporto o allo scivolone del ministro meloniano sull’inglese alla Camera con la traduzione di factory in “fattorie” al posto di fabbrica.

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Fantini, ex partecipante di Miss Italia (edizione 2014), è giovanissima, 32 anni, ed è molto determinata. Ufficialmente a capo della segreteria, per 150mila euro annui, ormai negli uffici ministeriali e al governo viene definita come la «zarina del Mimit». Fantini sta a Urso come Giusi Bartolozzi sta a Carlo Nordio al dicastero della Giustizia.

Esamina i dossier al Mimit, filtra gli incontri di Urso, ne tiene l’agenda, suggerisce sempre più spesso la strategia. Custodisce insomma molti atti, compresi i più riservati, del pesante dicastero di via Vittorio Veneto. Urso, a sua volta, la ascolta, si fida ciecamente e le assegna con maggiore frequenza le possibili soluzioni ai problemi più delicati. Dall’Ilva fino a Stellantis.

Miss Fantini

Eppure fino all’inizio dello scorso anno il nome di Fantini diceva poco o nulla. Da Lanciano, nel chietino, è approdata a Palazzo Piacentini ad appena 30 anni, come una delle componenti dello staff del ministro. Poi all’improvviso il balzo a capa della segreteria. Che tutto muove e tutto decide. Qualche interlocutore, del mondo delle imprese, alla ricerca di un contatto con il ministero, si è sentito rispondere: «Bisogna parlarne con Fantini».

Nelle gerarchie informali è ormai equiparabile al capo di gabinetto di Urso, Federico Eichberg, uomo macchina da anni, con un rapporto consolidato all’interno della fondazione FareFuturo, fucina del pensiero prima finiano e poi meloniano. Eichberg è anche figura di riferimento dell’Opus Dei, come testimonia l’incarico ricoperto dal 2022 di vice-presidente della Biomedical university foundation. La struttura di ricerca sanitaria è legata storicamente all’organizzazione di San Josè Maria Escrivà. Resta un punto di riferimento, senza dubbio, per Urso.

Eppure le malelingue mormorano: «Di questo passo finiamo dall’Opus Dei a Miss Italia». Dicerie, certo. Ci sono i fatti, però. Da Palazzo Piacentini filtra il racconto di un episodio spiacevole: la visita istituzionale di un alto prelato al ministro Urso. L’ecclesiastico, imbattutosi in Fantini, avrebbe poi protestato per l’approccio troppo informale con cui sarebbe stato accolto.

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L’ascesa

Molti i veleni, dunque, all’interno del ministero, che più in particolare fanno riferimento alla partecipazione di Fantini allo storico concorso di bellezza, nel 2014, quando è stata eletta anche Miss Rocchetta Bellezza. Si parla degli anni in cui era studentessa di economia all’università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara. Esattamente dieci anni dopo, abbandonata fascia e tiara, è stata nominata da Urso segretaria particolare al Mimit, a marzo del 2024, per un compenso di 73mila euro all’anno.

Passano pochi mesi e a novembre scatta l’ulteriore promozione a capa della segreteria, sfruttando l’addio di Mario Melillo: il dirigente, proveniente da Sace, decide il ritorno alla “casa-madre”. Perché? Mai chiariti i veri motivi, al netto di dichiarazioni di circostanza. Certo è che nello staff di Urso ci sono stati tanti addii. Poco male. La scalata di Fantini porta al raddoppio dello stipendio, arrivando a poco meno di 150mila euro annui. Ma ancora di più sono aumentati i suoi poteri e le sue responsabilità: negli uffici ministeriali, nessuno ha remore ad ammetterlo.

Fantini, laureata con una tesi sul management dello sport, dal titolo «Red Bull Italia e lo sviluppo aziendale attraverso lo sport», continua la sua carriera fulminante. E tra le tante cose, non è passata inosservata la differenza di sostanza con il curriculum del predecessore: Melillo vanta una lunga trafila dirigenziale dentro Sace, società controllata dal ministero dell’Economia, che si occupa del sostegno alle imprese in particolare sulle esportazioni. Prima è stato amministratore delegato o comunque manager di altre realtà aziendali.

Di Fantini ci sono poche tracce di esperienza da dirigente: prima di arrivare a Palazzo Piacentini era in Cassa depositi e prestiti, assunta a cavallo del passaggio di gestione tra l’ex amministratore delegato Fabrizio Palermo e l’attuale ad Dario Scannapieco, per un compenso di circa 40mila euro.

Il suo ingresso in Cdp è datato 2021, con mansioni principalmente nel campo della comunicazione e dell’organizzazione eventi, poi è passata ai rapporti con le istituzioni finanziarie. In fase di restrizioni Covid, in tanti la ricordano vagamente come una neo-assunta.

Poltrona scottante

Tant’è. Largo ai giovani. Fantini, descritta come una sorta di Re Mida, ha il merito di essere riuscita a trasformare in oro un incarico che con Urso è stato molto difficile da gestire dal suo insediamento.

Melillo è stato solo l’ultimo ad andare via. Ne sa qualcosa Valentina Colucci, la prima a occupare casella al comando della segreteria. Alle spalle aveva già le esperienze di capo segreteria di Federico D’Incà, l’ex 5 Stelle ministro dei Rapporti con il parlamento, e di Vittorio Colao, negli anni da ministro dell’Innovazione tecnologica, entrambi nel governo Draghi.

E ancora prima era stata al fianco di Maurizio Martina, al ministero delle Politiche agricole, e di Sandra Zampa, durante il mandato di sottosegretaria alla Salute. Un profilo abituato al ruolo di capo segreteria.

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La sua uscita di scena è stata traumatica. Il litigio è stato innescato dal mancato accordo con i benzinai, risalente al gennaio 2023, per scongiurare lo sciopero. Un malinteso aveva convinto Urso che ci fosse un accordo per scongiurare la protesta. Così non era.

Al posto di Colucci è quindi approdato Mario Ciampi, docente, con un ricco curriculum alle spalle: anche lui ha avuto incarichi in FareFuturo e in altre fondazioni riconducibili all’Opus Dei. Dall’inizio del 2024 è però diventato vice capo di gabinetto, in pratica il numero due di Eichberg. Ciampi, che ha appunto lavorato anche in società di grande rilievo in passato e al ministero degli Affari esteri, nel frattempo è stato scavalcato da Fantini.

La giovane, esperta in comunicazione, non sembrava avesse le doti della predestinata, in grado di arrivare così in alto negli uffici ministeriali. Prima, infatti, tra il 2017 e il 2020, si è divisa tra Camera e Senato con vari compiti per il gruppo di Forza Italia, dai social media alle relazioni istituzionali, passando per la predisposizione di testi per gli interventi.

Il suo mentore – raccontano – è stato Fabrizio Di Stefano, titolare di una farmacia, ex parlamentare (prima senatore e poi deputato) abruzzese del Popolo della Libertà, per cui è stato anche vice-coordinatore regionale. Si racconta di una grande stima nei confronti dell’allora giovanissima – poco più che 20enne – Fantini.

L’estrazione politica di Di Stefano è quella della fiamma, cresciuto nel Fronte della Gioventù, movimento giovanile del Msi, e poi diventato dirigente di Alleanza nazionale, per cui è stato consigliere regionale abruzzese. È con Di Stefano che Fantini muove dunque i passi da “tecnica” in politica, senza tuttavia mai candidarsi in prima persona.

Messo alle spalle il lavoro con Forza Italia in parlamento, inizia a frequentare i locali degli ambienti romani di Fratelli d’Italia, la parte più mondana del partito di Giorgia Meloni, i club della destra capitolina.

Dalla provincia, infine, Fantini approda a una delle postazioni più pesanti del governo. Oggi può contare su uno stipendio tre volte superiore a quello percepito in Cdp. E un peso massimo di FdI, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la ritiene bravissima nel suo lavoro.

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Non è un caso, quindi, che abbia accumulato tanto potere, diventando la zarina di uno dei dicasteri da cui passano le questioni cruciali per l’economia italiana.

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