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Farmaceutico e agroalimentare, al Sud investimenti confermati grazie a Zes e Pnrr


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L’attenzione è soprattutto lì, sul farmaceutico, soprattutto al Sud. Perché gran parte dell’export verso gli Usa, primo Paese extra Ue per vendite dei prodotti Made in Italy, passa da qui. Novartis, che in Campania, a Torre Annunziata, ha realizzato un polo nazionale per incrementare la produzione dei suoi farmaci salvavita, ampliando il sito grazie anche alla Zes unica, è tra le multinazionali impegnate a rafforzare le proprie strutture produttive negli States, come richiesto dal presidente Trump. Ma questo non vuol dire che in automatico gli investimenti al di fuori degli Usa saranno ridimensionati, come qualcuno teme: in via ufficiosa Novartis ha già smentito queste ipotesi (al pari di un altro colosso del settore, Roche) ma è evidente che solo nelle prossime settimane si dovrebbe avere un quadro più chiaro.

Di sicuro è grazie a Novartis che la Campania brilla al Sud per valore assoluto nell’export: nel 2024, se l’agrifood si è caratterizzato come «l’unico motore di crescita con un aumento del 3,7% rispetto all’anno precedente», ricorda il Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo, il farmaceutico ha coperto da solo quasi il 90% del totale delle esportazioni dei sei poli tecnologici del Sud. Su 9,2 miliardi complessivi, pari ad un incremento dell’8,9% sul 2023, il solo Polo farmaceutico di Napoli ha chiuso l’anno con un significativo +19,8%, attestandosi a 7,1 miliardi di euro grazie soprattutto anche ai massicci investimenti a Torre Annunziata. In Campania, non a caso, l’export del settore è cresciuto del 475% tra il 2018 e il 2023, gli addetti sono arrivati a oltre 4mila tra diretti e indiretti e le aziende del settore sono ormai 14, tra capitale nazionale e straniero. Negli Usa, oltre tutto, è ormai di casa anche un’altra importante azienda campana, la Pierrel, quartier generale a Capua, che due anni fa ha perfezionato l’acquisto di alcuni asset produttivi del Gruppo 3M, storica sigla dell’industria americana.

Agricoltura, primato Ue con il traino del Meridione

La tendenza

Di sicuro, i dati Istat confermano una tendenza che ormai anche al Sud si può ritenere in gran parte acquisita. È la capacità di investire del sistema delle Pmi e di guardare all’internazionalizzazione con sempre maggiore continuità. Specie se, come ormai sembra evidente, la capacità di diversificare i mercati sta diventando una regola, non un’eccezione. Il Made in Italy piace e convince per fattori che vanno al di là della pure strategica qualità dei nostri prodotti: il successo del Piano Mattei per l’Africa, ad esempio, ha ribadito la fiducia dei Paesi di quel continente verso una democrazia stabile sul piano politico come quella italiana, premiando l’approccio “paritario” con i singoli Stati africani e di conseguenza favorendo nuovi e importanti scambi commerciali. La spinta del Pnrr e della Zes unica ha permesso all’economia di accrescere la sua competitività e attrattività come anche i precedenti dati dell’Istituto di statistica su Pil e occupazione dimostrano. Ancora una volta però è importante sottolineare quanto questa tendenza sia maturata e si stia consolidando soprattutto grazie al Mezzogiorno, l’area del Paese cresciuta di più in termini percentuali nel post Covid.

«La quota di imprese del Sud che ha realizzato investimenti nel triennio precedente ha raggiunto il 65%, valore che si avvicina molto alla media nazionale del 67% – osserva SRM nel Panorama di mezza estate appena pubblicato – Si tratta di una crescita notevole rispetto agli anni precedenti, quando la percentuale era inferiore al 50%. Campania e Sicilia mostrano performance superiori alla media del Mezzogiorno, confermando la vivacità imprenditoriale nel Sud Italia». Ma a crescere è anche la quota degli investimenti innovativi che «rappresentano il 40% del totale degli investimenti realizzati dalle imprese meridionali, superando nettamente il dato medio italiano del 33,1%. Questa ripresa è particolarmente significativa, considerando il progressivo calo registrato negli anni precedenti. Gli investimenti innovativi includono innovazione sostenibile, digitalizzazione e collaborazione con il sistema pubblico-privato, mostrando un forte orientamento strategico delle imprese meridionali verso ambiti a elevato valore aggiunto».





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