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Azioni italiane: il governo Meloni studia il modo per ridurre la presenza cinese


Il governo italiano intende frenare le partecipazioni cinesi nelle aziende strategiche del Paese. Secondo persone che hanno familiarità con la questione, gli sforzi di Palazzo Chigi sarebbero indirizzati sia verso aziende private che controllate dallo Stato. Tutto questo allo scopo di evitare potenziali tensioni con gli Stati Uniti, intenti a tagliare fuori la Cina da settori che hanno a che fare con la tecnologia e la sicurezza. In questo articolo:

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  • Azioni italiane: ecco alcuni casi osservati dal governo
  • Cosa rischia il governo italiano

 

Azioni italiane: alcuni casi osservati dal governo

Sono circa 700 le aziende in Italia che hanno nel proprio azionariato investitori cinesi, benché l’attenzione del governo sia concentrata soprattutto su grandi realtà in settori strategici come l’energia, i trasporti, la tecnologia e la finanza.

Tra le azioni italiane maggiormente sottoposte a sorveglianza da parte del governo figura il produttore di pneumatici Pirelli. L’azienda è partecipata per il 37% dalla società statale cinese Sinochem. Una partecipazione che non è gradita alla Casa Bianca. Washington ha avvertito Pirelli che potrebbe limitare le esportazioni degli pneumatici negli Stati Uniti in quanto contengono sensori informatici. Tutto ciò rientra in un contesto in cui Trump vuole reprimere il software e l’hardware delle società controllate dalla Cina nei veicoli connessi, giacché ciò potrebbe comportare una raccolta di dati.

Roma ha fatto ricorso nel 2023 alla regola del golden power per frenare l’influenza di Sinochem su Pirelli, cercando quindi di proteggere alcune tecnologie come i sensori informatici. Inoltre, su richiesta dell’esecutivo Meloni, il Consiglio di amministrazione di Pirelli ha inferto un duro colpo a Sinochem ad aprile di quest’anno, estromettendolo di fatto dal controllo dell’azienda. Tutto ciò evidentemente non basta. Secondo le persone informate sulla questione, il governo starebbe studiando un modo per costringere Sinochem a vendere la sua quota, sebbene l’investitore asiatico abbia detto che il suo è un investimento a lungo termine. Tra l’altro, i diplomatici cinesi hanno minacciato che se non si troverà un accordo consensuale su Pirelli, le relazioni commerciali tra Italia e Cina potrebbero essere compromesse.

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Pirelli è solo il caso più emblematico. Altre società italiane sono nel mirino di Palazzo Chigi. Una è Cdp Reti, posseduta per il 35% da unità della State Grid Corporation of China. In particolare, nel cda della società pubblica italiana del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che gestisce investimenti partecipativi in Snam, Italgas e Terna, sono presenti due amministratori del gruppo cinese che possono influenzare tutto il processo decisionale dell’azienda. Un’altra situazione di rilievo è quella che riguarda Ansaldo Energia, in cui Shanghai Electric conserva una partecipazione dello 0,5%, quantunque l’abbia ridotta dal 40%. Secondo le persone a conoscenza dei fatti, la presenza cinese impedisce ancora all’azienda di partecipare ad alcune gare d’appalto per l’energia negli Stati Uniti.

 

Cosa rischia il governo italiano

Quando nel 2008, all’indomani della grande crisi mondiale, i capitali della Cina affluivano nelle aziende italiane in difficoltà, il Paese era contento. Negli anni però il Dragone è diventato sempre più aggressivo negli investimenti aumentando la sua influenza. Quanto è bastato per far suonare un campanello di allarme in tutta l’Unione europea. Contestualmente, la rivalità per la supremazia in settori strategici tra Stati Uniti e Cina si è inasprita e le pressioni di Washington anche sull’Italia si sono fatte più intense.

Nel 2023 la terza economia europea ha abbandonato la “Belt and Road Initiative” del presidente cinese Xi Jinping, che prevedeva una serie di investimenti a marchio cinese in vari settori. Ciò ha irrigidito i rapporti tra Roma e Pechino, costringendo il governo Meloni a provare a ricucire i legami recandosi direttamente in Cina. Un portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese ha affermato che la cooperazione in materia di investimenti tra Cina e Italia è reciprocamente vantaggiosa e non dovrebbe essere ostacolata da terzi. “Il governo cinese ha sempre sostenuto le sue imprese nella cooperazione internazionale sulla base di principi basati sul mercato e spera che l’Italia fornisca un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi e salvaguardi efficacemente i loro legittimi diritti e interessi”, ha detto. 





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