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Acciaierie d’Italia ai privati, dopo il primo nulla di fatto Urso non può sbagliare: i tre piani per la vendita


di
Michelangelo Borrillo

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La necessità di cedere, anche con lo «spezzatino», gli impianti ex Ilva. Perché lo Stato non può continuare a gestire un’azienda che perde e che ha bisogno di investimenti notevoli

Vendere. Il prima possibile. Perché lo Stato non può continuare a gestire un’azienda che perde e che ha bisogno di investimenti notevoli. Adolfo Urso, il ministro per le Imprese, non si è nascosto dietro un dito. Lo ha detto chiaramente: «Mi appello alla responsabilità di ciascuno — è stato il primo messaggio rivolto agli interlocutori del tavolo sull’ex Ilva che ha ospitato al Mimit — nel comprendere la necessità di dare un segnale positivo agli investitori che devono valutare se fare una offerta e che tipo di offerta».

La prima inutile gara

Perché il primo (nuovo) tentativo di vendere quella che fu l’Italsider si è rivelato, alla fine dei conti, inutile. Sebbene a fine marzo 2025 la nuova privatizzazione sembrasse cosa fatta, con l’individuazione del miglior offerente negli azeri di Baku Steel, preferiti agli indiani di Jindal Steel e agli americani di Bedrock. Da maggio, però, lo scenario è improvvisamente cambiato, da quando l’incendio scoppiato all’Altoforno 1 dello stabilimento di Taranto ha di fatto dimezzato la produzione di acciaio e ha indotto gli azeri a chiedere una revisione al ribasso del prezzo (fino ad allora superiore al miliardo di euro, 600 milioni più la valorizzazione del magazzino a circa 500 milioni). Tre mesi di stallo, da allora, non hanno permesso di chiudere la gara. 




















































La riapertura del bando

E proprio l’accelerata sulla ormai diventata obbligatoria decarbonizzazione — arrivata a una svolta con la firma dell’intesa al ministero — ha formalmente giustificato la riapertura del bando «alla luce delle nuove condizioni, così da dare la possibilità di partecipare anche ad altri acquirenti» dopo che il tentativo di vendita era finito in un vicolo cieco. Ma adesso occorre fare in fretta: le nuove offerte vanno presentate entro il 15 settembre.

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Il rinvio dei nodi da sciogliere a dopo le offerte

Quindi, una volta verificate le distanze tra il governo e il sindaco di Taranto Piero Bitetti — con il governatore pugliese Michele Emiliano a fare da mediatore — un’intesa andava trovata ad ogni costo. Anche decidendo, nell’impossibilità di sciogliere i nodi più intricati, di rinviarli a dopo il 15 settembre: «La localizzazione degli impianti — ha spiegato Urso — sarà fatta anche sulla base delle manifestazioni di interesse degli investitori».

Le opzioni sul tavolo

Le opzioni sul tavolo sono sostanzialmente tre, due scenari indicati dal governo e il terzo dal Comune di Taranto. L’opzione A prevede tre forni elettrici a Taranto e quattro impianti di preriduzione (uno a Genova), destinati a fornire la materia prima (Dri, direct reduced iron) necessaria alla produzione. In questo caso il fabbisogno di gas sarebbe di 5,1 miliardi di metri cubi annui: da qui la necessità di una nave rigassificatrice. L’opzione B prevede solo i tre forni elettrici a Taranto, senza gli impianti di preriduzione che sarebbero costruiti altrove, probabilmente a Gioia Tauro. Il fabbisogno di gas a regime, nel 2032, si ridurrebbe così a 1,4 miliardi di metri cubi annui, senza necessità della nave rigassificatrice ma con un impatto negativo maggiore sull’occupazione. Per evitarlo, il sindaco di Taranto ha elaborato il piano C: tre forni elettrici, un impianto Dri e uno per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Senza nave rigassificatrice, sebbene il fabbisogno dell’opzione C sia sul limite dei 2 miliardi di metri cubi annui di gas.

L’ipotesi spezzatino

Rinviando i nodi, il governo può riprovare a vendere, a ogni costo. Anche con uno «spezzatino»: non a caso nell’intesa di ieri è stato ribadita la «possibilità di presentare offerte per l’intero complesso aziendale o rami d’azienda o l’intero compendio aziendale Nord o Sud». Purché si trovino uno o più acquirenti, al più presto.


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12 agosto 2025 ( modifica il 12 agosto 2025 | 21:48)

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