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L’estate del caporalato sui campi. La Coldiretti: «Ridateci i voucher»


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Secondo Coldiretti la retribuzione con i buoni permetteva di impiegare personale per brevi periodi senza sanzioni. «Erano utili per la flessibilità e la possibilità di coinvolgere studenti e pensionati»

Lavoratori in nero, mancato rispetto dei diritti in materia, irregolarità normative. E ancora, assenza di dispositivi di protezione e di attività di formazione. Il blitz dei giorni scorsi nel Basso Vicentino da parte dei carabinieri delle stazioni di Barbarano e Mossano e di Noventa assieme ai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro è solo l’ultima delle operazioni contro il caporalato e le irregolarità nel reclutamento e nell’impiego di lavoratori nel settore dell’agricoltura.

Fenomeni diffusi nel lavoro agricolo

Fenomeni diffusi soprattutto in quest’ambito. Una situazione che le associazioni di categoria denunciano e contrastano da sempre, con ogni mezzo. Dall’altra parte, sono però più di una le criticità che ostacolano il lavoro degli imprenditori agricoli. Senza che queste possano essere viste come scusanti, burocrazia, difficoltà nel reperire personale specializzato e anche l’abolizione dei voucher, negli ultimi anni hanno messo in difficoltà chi si trova a fare impresa nel settore. «Abbiamo organizzato più di un incontro tra i nostri soci e la guardia di finanza per una sensibilizzazione sul tema e per mettere tutti in guardia», spiega il presidente di Coldiretti Vicenza Pietro Guderzo.

La Coldiretti: «Abbiamo proposto regole contro il caporalato»

«Anche perché, se uno è iscritto ad un’organizzazione rispettabile come Coldiretti, bisogna stare alle regole del gioco. È stata la nostra stessa associazione a proporre una legge contro il caporalato: chi utilizza manodopera in nero, fa concorrenza sleale a chi lavora in regola». Il tema dell’occupazione, in agricoltura, è complesso. Alcune fasi di lavoro, ad esempio, sono prettamente stagionali, basti pensare alla vendemmia o alla raccolta delle olive. Come reclutare e impiegare, dunque, i lavoratori per queste fasi?

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Serve una flessibilità che ora non c’è

Servirebbe una flessibilità che gli operatori del settore riuscivano a trovare, ad esempio, con il sistema dei voucher. «Inizialmente i voucher erano nati per l’agricoltura», continua Guderzo. «Poi, quando sono stati estesi a tutto il mondo del lavoro, si è creato un abuso, questo è innegabile. In agricoltura, la vendemmia dura 15 giorni, per la raccolta delle olive si impiega un tempo simile: per noi i voucher erano utili perché davano la flessibilità e la possibilità di impiegare, ad esempio, studenti o pensionati. Anche perché l’agricoltura è soggetta al meteo, non è come una fabbrica nella quale in un determinato giorno si produce una certa quantità di prodotto. Togliere i voucher è stato un errore: con questo sistema si andavano anche a premiare gli studenti, che magari si pagavano gli studi o le vacanze, oppure i pensionati, che arrotondavano la pensione. L’eliminazione di questo strumento ha reso tutto più complicato, anche perché ha aperto le porte alle cooperative del lavoro».

L’imprenditore si affida alle cooperative di lavoro

E su questo fronte, si apre un altro capitolo del tema occupazionale. «L’imprenditore agricolo può avvalersi del servizio di queste cooperative, ma ha difficoltà nel verificare se esse lavorino regolarmente», continua il presidente di Coldiretti Vicenza. «Anche se c’è l’obbligo di eseguire le dovute verifiche, a livello pratico ciò è impossibile, bisognerebbe trasformarsi in ispettori, vedere se i documenti corrispondono alle persone». Le criticità riguardano anche la manodopera specializzata, ma non solo. «Anche se alcuni lavori sarebbero ben remunerati, risulta difficile trovare lavoratori», spiega Guderzo. «Forse ci sono anche dei problemi culturali. Pensando al settore lattiero caseario, un capostalla o un casaro potrebbe contare su un buon stipendio, ma gli orari sono difficili e i giovani non si avvicinano a queste professioni. La richiesta di lavoratori non specializzati, invece, negli ultimi anni è stata sopperita dalla manodopera straniera, ma anche su questo fronte la burocrazia mette in difficoltà, perché i click day diventano una lotteria».

La difesa del reddito agricolo un asset strategico

Gli stessi imprenditori, anche quelli che non hanno dipendenti, spiega l’associazione, si pongono più di una domanda, quando calcolano il rapporto tra le proprie ore di lavoro e il reddito percepito. «La difesa del reddito agricolo dovrebbe essere un asset strategico a livello europeo», conclude Guderzo. «Invece, ad esempio, l’Europa ci impone di investire in tecnologie e di non utilizzare determinati prodotti e questo mi può anche star bene; nel momento, però, in cui viene stipulato un accordo con i Paesi sudamericani nei quali le stesse sostanze vengono utilizzate diffusamente, è chiaro che si crea una concorrenza sleale».





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