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Si apre la vendemmia e mancano duemila operai raccoglitori


La raccolta dell’uva è alle porte (l’inizio della vendemmia nel Padovano è previsto per il 20 agosto con le varietà precoci) e molte aziende agricole sono ancora alla ricerca di lavoratori stagionali. Secondo le organizzazioni del comparto agricolo ne servirebbero dai 1.500 ai 2.000.

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In gran parte per far fronte alla raccolta delle uve sui Colli Euganei, dove i vigneti di collina raramente consentono la vendemmia meccanica e dove fino a qualche anno fa venivano impiegati gruppi di studenti in vacanza. In pianura, fatta eccezione per gli impianti più datati, si utilizzano sempre di più le vendemmiatrici meccaniche dei terzisti con un costo che varia da 800 a 1000 euro per ettaro.

La burocrazia

La metà degli stagionali che lavorano alla raccolta delle uve di solito sono stranieri e qui si presenta il grosso problema della burocrazia per averli regolarmente quando servono. In alcuni casi, come spiega il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini, solo una percentuale irrisoria delle domande presentate in maniera preventiva ancora a novembre del 2024, sono state accettate. Una situazione, secondo Antonini, che in qualche caso potrebbe favorire il lavoro nero se si tiene conto che molti stranieri disposti a lavorare nei vigneti nei prossimi giorni sono già in Italia.

Servono dunque strumenti più snelli e sono in molti gli imprenditori agricoli che rimpiangono i voucher. «Solo il 2% dei voucher veniva richiesto in agricoltura, servono procedure semplici, creare un albo degli stagionali», dichiara Antonini. La modalità del “click day”, secondo le organizzazioni di categoria degli agricoltori, ha messo in evidenza alcune criticità operative che vanno superate attraverso soluzioni più funzionali e accessibili per le imprese coinvolte. Un nodo tutt’ora irrisolto è quello della mancanza di tempi certi per l’effettivo arrivo dei lavoratori extracomunitari spesso dovuta, secondo l’analisi eseguita da Coldiretti Padova, ai rallentamenti nelle fasi di rilascio dei visti da parte delle rappresentanze diplomatiche italiane nei Paesi d’origine dei lavoratori. Un problema di non facile soluzione.

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«Nel Padovano la richiesta di manodopera stagionale in agricoltura si concentra nei periodi di raccolta come la imminente vendemmia, in particolare nei vigneti dei Colli Euganei», spiega Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova.

«Tra i lavoratori gli stranieri rappresentano una quota significativa e sono poco più di un migliaio le richieste per la nostra provincia, circa la metà del fabbisogno stimato complessivo. Per questo raccogliamo con favore la conferma, nel Decreto di programmazione triennale 2026-2028, dei contingenti numerici già previsti nella precedente programmazione. Positivo anche l’incremento delle quote riservate alla gestione delle Associazioni agricole, riconoscendo così il ruolo che queste svolgono a supporto della legalità e della trasparenza. Nel contesto della provincia di Padova, dove l’agricoltura rappresenta un comparto strategico e dove il fabbisogno di manodopera stagionale e strutturale è significativo, anche se i numeri sono inferiori rispetto ad altre zone della regione Veneto, riteniamo essenziale che questa potenzialità si traduca in una reale e tempestiva disponibilità di lavoratori per le aziende».

«Per rispondere concretamente al fabbisogno delle imprese agricole» continua Lorin «è fondamentale che i lavoratori possano essere presenti nel momento in cui sono effettivamente necessari, nell’ambito di un sistema coordinato, in cui le associazioni possano svolgere un ruolo importante. In un quadro in cui persistono fenomeni di illegalità e sfruttamento, è oggi più che essenziale – conclude il numero uno di Coldiretti – rafforzare i meccanismi legali di ingresso e favorire un modello di gestione virtuoso, che coniughi tutela delle imprese, dei lavoratori e del sistema agroalimentare nel suo complesso».

Confagricoltura Padova

Per Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, senza i lavoratori stranieri molte aziende rischiano di non portare a termine la vendemmia. «Per ridurre il lavoro nero dobbiamo intervenire sulla burocrazia, oggi assumere personale per pochi giorni richiede procedure sproporzionate rispetto alla durata del lavoro», spiega Barbetta. «Serve uno snellimento immediato e una semplificazione amministrativa dedicata alla vendemmia, prendendo spunto dall’esperienza dei voucher, ma con le dovute modifiche per garantire sicurezza e regolarità. Solo così potremo dare alle imprese strumenti agili per assumere, trasformando la vendemmia in un’opportunità regolare e trasparente per tutti». —



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