Intervista al sindaco: «Giubileo volano da sfruttare. Avanti con gli stadi della Roma e della Lazio. Fiero della nuova piazza Pia»
Forse dire che «siamo solo all’inizio» è troppo. Perché tanto, obiettivamente, è stato già fatto. Ma che non ci sia alcuna voglia di fermarsi nella trasformazione, riqualificazione e modernizzazione di Roma, appare chiaro dalle parole di Roberto Gualtieri.
Il sindaco si gode i risultati ottenuti finora per il Giubileo, che sta rappresentando un vero «trampolino di rilancio per la città», ammette che qualcosa poteva essere fatta meglio, ma soprattutto alza ancora l’asticella. Perché «Roma è certamente migliorata, ha cambiato passo, abbandonato vecchie cattive abitudini e oggi è all’avanguardia in molti aspetti e settori, ma ha ancora tanti problemi da risolvere e gap da colmare. Dobbiamo tutti essere convinti che questa Grande Bellezza può essere ancora più bella. Quindi le maniche restano rimboccate. Ci sono obiettivi immediati, di medio e di lungo termine da raggiungere. Dobbiamo finire i lavori già iniziati, stiamo già programmando quelli entro il 2032 e ipotizzando quelli di Roma 2050».
Gualtieri, partiamo dal presente: l’ultimo grande evento a Tor Vergata con un milione di giovani da tutto il mondo invita a stilare un primo bilancio dell’anno giubilare.
«Non può che essere molto positivo e di grande soddisfazione sia per l’andamento generale del Giubileo, sia per l’organizzazione efficiente che ha fatto toccare con mano il valore aggiunto di tante opere che abbiamo voluto realizzare. Siamo riusciti a terminare tutti i lavori più importanti e funzionali alla riuscita dei tantissimi eventi giubilari. A partire dalla nuova Piazza Pia e dai tantissimi interventi intorno a San Pietro che hanno riqualificato zone in condizioni inadeguate per la loro importanza artistica, culturale, urbanistica, fino agli ultimi lavori straordinari a Tor Vergata per ospitare un milione di ragazzi. Un impegno colossale, perché rispetto al Giubileo precedente l’area è stata totalmente dotata di servizi e strutture oltre che attrezzata per l’evento con un lavoro che ha coinvolto complessivamente circa cento imprese. È stato il più grande allestimento live mai realizzato al mondo dal punto di vista tecnologico e audio video con numeri impressionanti».
Qual è stato il momento più intenso del suo Giubileo?
«Sicuramente il funerale di Papa Francesco e poi l’elezione di Papa Leone: Roma è stata al centro del mondo. Anche in questo caso l’organizzazione e il lavoro sinergico di tutte le istituzioni locali e nazionali e della Santa Sede è stato perfetto».
Il momento più commovente?
«Il funerale di Papa Francesco ma anche gli incontri al Circo Massimo per le confessioni e poi a Tor Vergata con i ragazzi che con i loro canti, la loro fede, la loro gioia, i loro valori di pace mi hanno emozionato e hanno mostrato a tutti il volto di una generazione che fa ben sperare nel futuro».
Tra i lavori realizzati quale l’ha resa più orgoglioso?
«Sono tanti ma se devo scegliere dico piazza Pia. Siamo partiti in ritardo ma non abbiamo voluto rinunciare all’impresa prendendoci un bel rischio. Dall’avvio del processo amministrativo alla conclusione in meno di due anni, abbiamo vinto una sfida temeraria».
Quello che invece si doveva fare meglio?
«La scelta di sfruttare al massimo tutte le risorse disponibili nonostante i tempi così stretti ha inevitabilmente comportato che, avendo messo tanta carne al fuoco, qualche intervento abbia subito ritardi o imprevisti».
Non dribbli la domanda…
«Tra i cantieri giubilari, il mercato di via Sannio: errori di progettazione e lungaggini negli affidamenti ci hanno fatto perdere quasi un anno. Ora però la rimozione del vecchio mercato è quasi terminata e a settembre partiranno i cantieri per il nuovo che sarà pronto prima della fine del prossimo anno. Non dimentichiamo che gli interventi giubilari hanno scadenza fine 2026 e che in molti casi i fondi devono ancora arrivare. Anche il piano Acea dell’illuminazione per complesse ragioni amministrative ha richiesto più tempo del previsto per sbloccare gli investimenti: volevamo partire prima».
Roma si è dimostrata ancora una volta Città Aperta accogliendo milioni di pellegrini.
«Dobbiamo andarne fieri. Molti quasi non ci fanno più caso ma parliamo di numeri straordinari: ad oggi quasi 20 milioni di persone».
A livello economico che benefici sta portando il Giubileo?
«Non bisogna confondere i piani. Il Giubileo è un evento religioso e civile, l’accoglienza dei pellegrini non ha obiettivi economici. Siamo felici però che non abbia frenato l’arrivo dei i turisti che sono invece in aumento rispetto al 2024 l’anno del record assoluto. Il valore del Giubileo è spirituale, la ricaduta economica è misurabile semmai nelle opere realizzate, che hanno portato qualità urbana e occupazione, e nell’immagine di Roma nel mondo che farà crescere il turismo nei prossimi anni».
Quanto è migliorata secondo lei l’immagine della città?
«Moltissimo, lo si è letto in articoli e inchieste dei maggiori organi di stampa nazionali e internazionali. La percezione di Roma è mutata in positivo: si riconosce che la Città Eterna ha cambiato passo ed è in corso una trasformazione profonda sia per riqualificare e valorizzare il suo patrimonio storico, artistico e naturalistico unico al mondo, sia per rendere la città più moderna e dinamica. Roma negli anni si era adagiata sui cliché che evidenziavano solo problemi, ritardi, inefficienza, confronti negativi con le altre Capitali. Ora viene citata spesso per esempi positivi. Una città che guarda al futuro senza perdere nulla del suo eterno passato e anzi riscoprendolo».
Non c’è ora il rischio di cullarsi sugli allori?
«L’ultima cosa da fare è sentirsi appagati e accontentarci di ciò che è stato fatto. Roma ha ancora tantissimi problemi e su alcuni profili è al di sotto degli standard internazionali. C’è moltissimo da fare, basti pensare ai trasporti, alle troppe diseguaglianze, alla bassa qualità urbanistica e all’insufficiente livello dei servizi in tanti quartieri. La grande bellezza di Roma che abbaglia non deve farci dimenticare che la città può essere ancora più bella. E questa sfida è alla nostra portata».
Uno yes we can alla romana, insomma se po’ fa…
«Abbiamo problemi ma anche grandi potenzialità. Il risultato più importante di questi mesi è che i romani stanno ritrovando la fiducia nella possibilità di fare le cose. Si sta finalmente ridimensionando la cinica rassegnazione che si traduceva nella frase: a Roma non cambierà mai niente».
Sfida ulteriore per l’amministrazione: si alza l’asticella…
«E noi questa sfida l’accettiamo volentieri. Anzi: la cerchiamo. Non basta più che i cassonetti siano svuotati regolarmente, anche la cartaccia a terra non deve essere più ammessa. Sfide, richieste, opportunità».
Come rendere entro cinque anni il Tevere balneabile?
«Un tempo un obiettivo del genere non sarebbe stato preso sul serio, invece ci crediamo: i tecnici ci confermano che già oggi in diversi tratti urbani non siamo lontani dai parametri che garantiscono la balneabilità. Abbiamo già avviato una ricognizione degli interventi necessari. Apriremo un tavolo comune con Governo e Regione, saranno tanti gli enti coinvolti. L’obiettivo è riportare il Tevere al centro della vita cittadina. Nel frattempo continuiamo con la riqualificazione delle banchine, i nuovi parchi fluviali. La balneabilità potrà essere raggiunta entro il 2032, insieme a tanti altri interventi che stiamo progettando».
Ci faccia qualche esempio.
«Dopo la realizzazione della nuova passeggiata archeologica tra via dei Fori Imperiali e via dei Cerchi già avviata, vogliamo trasformare e riqualificare quella originaria. Stiamo ragionando sulla semipedonalizzazione di piazza Venezia che ne faccia una vera piazza e non una rotonda per le auto in cui non si può neanche passeggiare: sullo stile di piazza Risorgimento. E poi tanti interventi nei quartieri intorno al raccordo anulare e nella città con la realizzazione di piazze, boulevard, e servizi. La nuova metro D, la trasformazione delle ferrovie locali in metropolitana di superficie, 50.000 alloggi tra case popolari e a affitto calmierato».
Torniamo al presente: quali sono gli obiettivi da raggiungere da qui a fine anno?
«Abbiamo appena rilasciato Julia 2.0, e a breve partirà una campagna di informazione dedicata. La Commissione europea l’ha riconosciuta come esempio e concorrerà al premio per la migliore innovazione digitale. Questa nuova versione di intelligenza artificiale offre assistenza in tempo reale e geolocalizzata su trasporti, eventi, cultura, servizi. Ma stiamo già lavorando al lancio di Julia 3.0 nel 2026 per renderla anche uno strumento a supporto delle pratiche amministrative dei cittadini».
Altre opere imminenti?
«L’apertura delle stazioni Metro Colosseo e Porta Metronia e il parco di Centocelle».
Capitolo termovalorizzatore: quando sarà pronto?
«La realizzazione richiederà i 32 mesi previsti quindi realisticamente tra il 2028 e il 2029 Fino ad allora il sistema transitorio di sbocchi che abbiamo predisposto resterà operativo. Ma Roma diventerà presto autonoma con uno degli impianti più moderni, innovativi e sostenibili al mondo, che prevederà anche il riciclo delle ceneri pesanti e non richiederà discariche. A brevissimo ci sarà la predisposizione della pre-cantierizzazione. E i costi non cambieranno».
Sicurezza: come giudica le parole del prefetto Giannini sulla presenza delle mafie a Roma?
«Ha fatto una fotografia reale. C’è una presenza forte della malavita organizzata, piazze di spaccio, riciclaggio del denaro sporco, racket dello smaltimento dei rifiuti. Siamo al fianco della magistratura e delle forze dell’ordine per combattere le mafie e togliere l’acqua in cui nuotano. Per questo ci siamo impegnati tanto nella riqualificazione urbana di luoghi, quartieri e periferie dove il degrado aiuta la proliferazione delle organizzazioni malavitose. Penso a Tor Bella Monaca dove nel complesso di case popolari che stiamo completamente riqualificando c’era una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa. Le condizioni erano vergognose. Si sono scandalizzati perché ho detto che certe periferie facevano schifo: è vero e bastava andare a vederle. Per anni c’è stato un tacito patto: l’amministrazione non interveniva e non spendeva per riqualificare e in cambio ognuno poteva fare ciò che voleva, dal laboratorio per la raffinazione della droga nei sottoscala, agli abusi edilizi, agli allacci comuni ai contatori come nelle favelas. Stiamo mettendo le mani in tanti territori difficili non solo con interventi di riqualificazione degli edifici ma portando spazi e servizi culturali, sociali, educativi, di inserimento lavorativo per strappare i giovani all’abbandono scolastico e alla disoccupazione che li rende facili prede del reclutamento delle mafie. Stiamo recuperando gli impianti sportivi morosi, presi dalla criminalità o occupati abusivamente. Dove serve, come a Mostacciano, siamo andati con le ruspe. Per restituire servizi ai cittadini. Anche questo serve per combattere le mafie che prosperano dove c’è degrado, abbandono e cultura dell’illegalità».
Esiste un problema di malamovida a Roma?
«In alcuni luoghi sì. Stiamo dando una stretta forte verso chi non rispetta le regole, Sono aumentati i controlli e inasprite le sanzioni. A volte però fatichiamo di fronte alla valanga di ricorsi troppo spesso accolti. E non è facile. Attenzione, il fatto che Roma sia viva e animata alla sera è positivo: non c’è il coprifuoco e piazze e strade sono vissute da romani e turisti. Ma stiamo lavorando per distribuire gli eventi culturali in tutta la città, per animare più i quartieri periferici e anche per decongestionare il centro. Da questo punto di vista le decine di arene cinematografiche in tutti i quartieri sono state un grande successo».
L’Estate romana è stata molto ricca, ma c’è chi ha contestato l’aver permesso tanti eventi nelle aree archeologiche.
«Se gli eventi sono di alta qualità, come le sfilate di Dolce&Gabbana ai Fori che hanno fatto il giro del mondo o i concerti al Circo Massimo o l’opera a Caracalla rivendico la scelta. Non avere una concezione solo museale dei monumenti e consentire ai romani di viverli e di riappropriarsi dei luoghi della Grande Bellezza è un antidoto all’overtourism massificato di bassa qualità che tiene lontani i cittadini dai loro luoghi simbolo. Lo stesso è avvenuto con piazza Pia e i giardini di Castel Sant’Angelo che oggi sono tornati ad essere spazi civici mentre prima i romani li rifuggivano considerandoli zone affollate e anticamere di file per i musei».
L’estate a Ostia ha presentato disagi.
«Li limiterei al ritardo nell’apertura dei chioschi a Castel Porziano a causa della complessità amministrativa che si era stratificata. Li abbiamo appena assegnati e quattro su cinque riapriranno nei prossimi giorni. Considero questa una stagione di svolta in cui è stata riportata la legalità con l’assegnazione delle concessioni balneari tramite gare e l’aumento dei servizi nelle spiagge libere. L’ambizione ora è trasformare il litorale di Roma con la completa riqualificazione del lungomare con il parco delle dune, meno cemento e più allestimenti naturali e sostenibili, come legno e bambù. Vogliamo diventi un vero gioiello».
Il salto del tema so che è feroce: gli incidenti e i morti sulle strade.
«Registriamo un costante calo dei decessi rispetto agli anni precedenti, ma sono numeri ancora intollerabilmente alti e non ci accontentiamo. Nonostante la normativa sembri fatta apposta per scoraggiare gli interventi, abbiamo deciso di rafforzare il piano di sicurezza stradale presentando misure aggiuntive: mille strade a zona 30, potenziamento degli attraversamenti pedonali rialzati e luminosi, black point, autovelox. Stiamo facendo tanto ma dobbiamo fare ancora di più, stringendo i tempi e migliorando la capacità realizzativa».
Lei è un fautore del verde, cosa risponde a chi le contesta colate di cemento in diverse piazze tra cui quella dei Cinquecento?
«Respingo al mittente queste critiche. Nessuna amministrazione sta piantando tanti alberi come la nostra: sono già oltre trentamila in strade e parchi e 130.000 nei 65 nuovi boschi che stiamo realizzando. Entro il 2026 saranno 800.000: non è mai accaduto nella storia di questa città. Permesso che il progetto di piazza dei Cinquecento è uno dei pochi che abbiamo ereditato, lì era impossibile piantarli perché non c’è il terreno sottostante per le radici a causa della metropolitana. In altre zone ci sono vincoli precisi della soprintendenza per la piantumazione davanti ai monumenti. Ho chiesto un tavolo per un aggiornamento delle linee guida. Contestare scarsa attenzione al verde a questa amministrazione è davvero surreale».
Da sindaco e fruitore del parco si è molto amareggiato per le osservazioni su villa Pamphili dopo il terribile duplice omicidio.
«I tragici fatti di sangue non hanno a che fare con la sicurezza e il decoro della villa. Chiunque la viva come me, sa che è tra le meglio curate in Italia e molti edifici interni sono in via di restauro e riqualificazione. È tenuta benissimo, vigilata, sicura, pulita. Andateci e lo vedrete».
Green sarà anche il nuovo stadio della Roma a Pietralata?
«Come dimostra la relazione del presidente dell’ordine degli agronomi le polemiche legate al boschetto di Pietralata erano strumentali. A settembre si concluderanno tutti i sondaggi archeologici. Lo stadio sarà tra i più belli al mondo, avrà sei ettari di verde di cui due boschivi. Riqualificherà un intero quadrante e sarà pronto tra il 2028 e il 2029».
E il progetto di Lotito sul nuovo Flaminio?
«Le intenzioni ci sono, ma aspettiamo la documentazione integrativa».
Alla luce di tutto quel che ci ha detto sul presente e sul futuro, come si può ancora immaginare Roma Capitale senza poteri speciali?
«Il Ddl è stato un primo importante passo condiviso ora si apre un percorso parlamentare che deve affrontare in parallelo il disegno di legge ordinario che definirà in concreto le risorse e il livello di autonomia amministrativa e finanziaria. Spero si mantenga il livello di condivisione avuto fino ad oggi».
Il prossimo anno comincerà la campagna elettorale: finito il Giubileo, si ritireranno fuori le asce di guerra?
«Spero di no e auspico venga mantenuta la distinzione tra una leale collaborazione istituzionale e la discussione politica. Io continuerò a comportarmi così».
Dopo i primi anni di poca esposizione lei ha cambiato comunicazione diventando molto social.
«All’inizio del mio mandato mi sono concentrato sul lavoro amministrativo predisponendo oltre 1000 interventi senza inseguire visibilità a tutti i costi. Poi passo dopo passo abbiamo deciso di raccontare come stavamo trasformando Roma: i social si sono rivelati lo strumento ideale».
Sono usciti fuori anche suoi imitatori. Non tutti i sindaci hanno questa fama. Ci ride su o si arrabbia?
«Assolutamente ci rido su, se si è molto presenti, ci sta che si possa anche essere presi in giro».
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