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Zes e ricostruzione post-sisma, la federazione degli edili della Cisl chiede lavoro e partecipazione per lo sviluppo


Mentre l’Umbria entra ufficialmente nella Zona Economica Speciale (ZES), la CISL lancia un appello urgente: trasformare questa opportunità in un motore di lavoro qualificato, partecipazione attiva e sviluppo inclusivo, legando strettamente la ricostruzione post-sisma del 2016 alle risorse del PNRR. Stefano Bicchieraro, segretario generale della CISL Umbria, non nasconde il disagio per i ritardi accumulati, ma vede nella ZES una leva strategica per accelerare i cantieri e rivitalizzare le aree interne, purché si agisca con visione condivisa e rispetto delle regole.

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I ritardi nella ricostruzione e l’urgenza di una svolta sociale

A quasi dieci anni dal devastante terremoto che ha colpito l’Umbria centrale, molte comunità delle zone interne vivono ancora in un limbo di incertezza. Edifici pubblici e privati attendono interventi definitivi, famiglie e imprese faticano a ripartire. La CISL Umbria esprime un profondo disagio per questi ritardi, che minano la coesione sociale e ostacolano il rilancio economico. “È il momento di trasformare la ricostruzione in una vera leva di coesione e sviluppo”, ha dichiarato Bicchieraro, sottolineando come non si tratti solo di mattoni e cemento, ma di un progetto territoriale che integri le aree colpite con i capoluoghi provinciali.

L’ingresso nella ZES, deciso dal governo centrale dopo pressioni continue da parte del sindacato – manifestate in assemblee, congressi e comunicati – rappresenta un cambio di passo. Questa misura, pensata per attrarre investimenti attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche, deve essere messa a sistema con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e le risorse europee. “La ricostruzione non può essere soltanto un’operazione tecnica, deve essere un progetto sociale e territoriale condiviso”, insiste il segretario, evocando la necessità di collegare i cantieri alle politiche attive regionali per evitare che le opportunità vadano perdute.

In questo contesto, la CISL pone l’accento sulla sicurezza e la regolarità dei lavori. I cantieri devono accelerare, sì, ma senza scorciatoie che compromettano i diritti dei lavoratori. “Serve uno snellimento delle pratiche, ma nel rispetto delle regole, dei contratti e della legalità. Ogni cantiere deve diventare un luogo di lavoro sicuro, tutelato e sindacalizzato”, avverte Bicchieraro. Le risorse pubbliche, secondo il sindacato, vanno indirizzate verso imprese sane, capaci di generare occupazione stabile e innovazione, trasformando la ricostruzione in un volano per l’economia locale.

La Zes come opportunità per investimenti e formazione, con partecipazione delle parti sociali

La ZES non è solo un’etichetta: per la CISL, deve servire a rigenerare i territori colpiti dal sisma e le aree industriali in crisi, attirando capitali esterni e favorendo la rinascita produttiva. “La ZES va anche utilizzata per attrarre investimenti nei territori colpiti dal sisma e per rigenerare aree industriali in crisi”, spiega il leader sindacale, legando questa prospettiva alle esigenze di un’occupazione di qualità. Le risorse devono sostenere non solo la ricostruzione fisica, ma anche quella sociale, investendo in competenze e formazione.

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Qui entra in gioco l’aspetto umano della crisi: giovani che emigrano, comunità che invecchiano, competenze che si disperdono. “Accanto alla ricostruzione fisica serve quella sociale. Investire su competenze, giovani, ITS, riqualificazione professionale è essenziale per restituire futuro a comunità oggi in difficoltà”, afferma Bicchieraro in tono determinato. La CISL rivendica un ruolo centrale nelle decisioni, criticando un approccio top-down che esclude i territori e le parti sociali. “Favorire la partecipazione delle parti sociali, la CISL rivendica un coinvolgimento strutturale nei tavoli di ricostruzione. Le scelte non possono restare in mano a pochi. Vanno ascoltati i territori, i lavoratori, le categorie produttive”.

L’appello alle istituzioni per una visione condivisa e inclusiva

Per concretizzare queste idee, il sindacato formula un appello diretto alle istituzioni: alla Regione Umbria, al Governo e al Commissario Straordinario. “Chiediamo un cronoprogramma trasparente per l’avanzamento della ricostruzione, il monitoraggio degli effetti occupazionali e sociali, tavoli permanenti di confronto, e l’inserimento delle aree terremotate tra le priorità del piano strategico ZES”, elenca Bicchieraro. L’obiettivo è chiaro: un’Umbria che non lasci indietro nessuno, con una visione a lungo termine basata su investimenti mirati, diritti garantiti e lavoro dignitoso.

La CISL Umbria si dichiara pronta a contribuire attivamente, forte della sua presenza capillare nei territori. Questo non è solo un comunicato: è un richiamo alla responsabilità collettiva, in un momento in cui le opportunità della ZES e del PNRR potrebbero segnare la differenza tra stagnazione e rinascita. Resta da vedere se le istituzioni raccoglieranno la sfida, trasformando parole in azioni concrete per un futuro più equo e prospero.



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