Facchetti (Coldiretti): «Sarà molto più complesso monitorare il percorso dei finanziamenti». Garbelli (Confagricoltura): «Ma la congiuntura dei prezzi ci dice che è il momento di crescere»
Dallo scorso 17 luglio, data in cui la Commissione von der Leyen II ha presentato le linee programmatiche relative al Bilancio europeo per il periodo 2028-2034, c’è grande preoccupazione soto il cielo della Bassa bresciana. E non protrebbe essere altrimenti, dato che l’agricoltura provinciale vedrebbe decurtare i trasferimenti da Bruxelles a Brescia di oltre un quinto delle risorse storiche.
Laura Facchetti, presidente della Coldiretti Brescia, punta il dito sulla poca chiarezza e la conseguente mancanza di trasparenza dell’intera operazione: «Il fatto che la Commissione voglia accorpare la Pac a un più ampio capitolo di spesa denominato “Persone, Paesi e Regioni” significa, nella realtà, che sarà molto più complesso monitorare il percorso dei finanziamenti. Sarà più facile non far capire quali tagli verranno fatti, ad esempio, per coprire le spese per il riarmo».
Prima, è il pensiero di Facchetti, l’agricoltura aveva a disposizione un pacchetto esclusivo su cui discutere, da domani ci sarà invece un assalto alla diligenza che premierà chi avrà più capacità di esercitare presione sugli organismi di Bruxelles. Nel merito poi delle ripercussioni dei tagli sulla capacità agricola continentale, la numero uno della Coldiretti aggiunge: «In un contesto segnato da guerre e tensioni globali, servono investimenti sul cibo, non carri armati. Mentre Cina e Stati Uniti investono singolarmente 1.400 miliardi in agricoltura, l’Europa taglia del 20% la Pac: mi sembra un comportamento controproducente e pericoloso. Certo, la partita non è chiusa e la nostra organizzazione farà sentire la voce degli agricoltori italiani, lombardi e bresciani».
Sulla stessa linea il presidente provinciale di Confagricoltura, Giovanni Garbelli, il quale ragiona: «Bocciamo l’impostazione ma, detto questo, credo ci siano ancora i margini di trattativa necessari. Abbiamo già manifestato a Bruxelles il nostro disappunto e il fatto che, trasversalmente, molti europarlamentari abbiano pubblicamente espresso la loro solidarietà nei confronti delle nostre posizioni è sicuramente un segnale positivo e confortante».
Ma Garbelli entra anche nel merito del nuovo dispositivo, in particolare sulla maggior libertà d’azione che gli Stati potrebbero avere nell’allocare la quota parte dele risorse comunitarie. «Potrebbe essere a prima vista un fattore positivo, considerando quanto spesso le misure decise in Nordeuropa siano poco tagliate sulle reali esigenze dell’agricoltura mediterranea, tuttavia la preoccupazione è che aumenti la complessità burocratica, e con essa le procedure amministrative per richiedere i finanziamenti e certificare le voci di spesa».
Tutto questo mentre le imprese, godendo di una fase economica e commerciale caratterizzata dalla tenuta dei prezzi di carni e latticini, stanno investendo in tecnologia e produttività: «Credo che la miglior risposta alla complessità geopolitica che abbiamo di fronte sia quella di investire sulla qualità dei nostri prodotti e sulla loro capacità di conquistare nuovi mercati esteri. Per questo le imprese domandano oggi alla politica meno burocrazia e più strumenti per investire in tecnologia, in produttività, in sostenibilità ambientale e nel benessere animale» conclude Garbelli.
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