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Formaggi italiani a rischio con l’indagine della Cina sui latticini Ue


La disputa commerciale tra Cina e Unione europea si allarga ai formaggi italiani. Pechino ha infatti deciso di prorogare di sei mesi le indagini anti-sovvenzioni sui prodotti lattiero-caseari europei. Si tratta di una mossa che, secondo i rappresentanti del settore, mette a rischio anche il Made in Italy.

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Dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, passando per mozzarella e pecorini, i marchi più esportati in Asia potrebbero finire travolti dallo scontro che va ben oltre l’agroalimentare. Rischiano infatti di diventare parte di una guerra commerciale iniziata lo scorso anno in seguito ai dazi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina.

La decisione cinese: prorogata l’indagine

Il ministero del Commercio cinese ha annunciato che le indagini anti-sovvenzioni saranno estese fino al 21 febbraio 2026, ovvero di altri 6 mesi rispetto alla scadenza iniziale fissata per agosto 2025. Secondo Pechino, la decisione si deve alla “complessità del caso”.

L’istruttoria era stata avviata il 21 agosto 2024, come risposta alle misure europee contro l’industria automobilistica cinese, in particolare sui dazi imposti alle e-car. Da quel momento, latte e derivati Ue sono diventati il terreno di scontro della strategia di guerra commerciale tra le due potenze.

Perché c’è un’indagine in corso

Facciamo un passo indietro. La decisione cinese è strettamente legata alle tensioni commerciali tra Pechino e Bruxelles. L’Ue ha imposto dazi fino al 45% sulle auto elettriche cinesi, accusando i colossi orientali di beneficiare di massicci aiuti di Stato.

La Cina ha risposto con accuse simili: i produttori lattiero-caseari europei, sostiene, godrebbero di sussidi distorsivi garantiti dalla Politica agricola comune e da programmi nazionali. Bruxelles ha quindi segnalato il caso all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e aperto un nuovo fronte di confronto diplomatico.

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Il settore dei formaggi e del latte diventa così una pedine per la sfida geopolitica più ampia del settore agroalimentare. Per l’Italia però, che nel formaggio vede uno dei principali prodotti esportati all’estero e verso l’Asia, si apre il rischio concreto di creare crisi per le aziende piccole, medie e grandi.

Quali sono i settori a rischio: non solo formaggio

Il mercato dei latticini europei in Cina vale circa 572 milioni di dollari (dati 2023), con una quota crescente occupata dai produttori italiani. L’Italia esporta infatti formaggi per circa 80 milioni di euro l’anno, con prodotti di punta come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino Romano e Mozzarella di Bufala Campana.

Se l’indagine dovesse sfociare in dazi punitivi, questi marchi potrebbero trovarsi in forte difficoltà, perdendo competitività rispetto a Paesi extra-Ue. Ma il rischio non riguarda solo i formaggi. L’istruttoria coinvolge anche:

  • latte in polvere;
  • panna;
  • altri derivati.

Tra le aziende potenzialmente toccate figura anche Sterilgarda, uno dei principali esportatori italiani verso la Cina.





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