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«L’artigianato piemontese è al collasso!»: i numeri di CNA


Ancora un allarme dal mondo artigiano: dopo CGIA interviene CNA Piemonte. «L’artigianato piemontese e italiano è in caduta libera. In dieci anni, in Italia, sono andate perdute circa 400.000 imprese artigiane. In Piemonte il saldo negativo tocca quota 43.000 unità: un’emorragia che non è più un segnale d’allarme, ma un grido disperato che le istituzioni devono ascoltare e affrontare con misure concrete».

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In Piemonte negli ultimi 10 anni un imprenditore artigiano su quattro ha chiuso bottega. La nostra regione è al quarto posto: -26% dal 2014 al 2024, in numeri assoluti significa 43.818 imprenditori in meno, in 10 anni. Di questi, 7.249 hanno cessato fra il 2023 e il 2024 (-5,5%): 1.158 in provincia di Cuneo (-5,1%), passando da 22.699 a 21.541.

Giovanni Genovesio e Delio Zanzottera, presidente e segretario CNA Piemonte: «Siamo al punto di non ritorno. Se non si interviene adesso, l’artigianato rischia di collassare definitivamente. Le richieste del settore sono note e urgenti: Transizione energetica sostenibile e accessibile. Credito agevolato e rapido per sostenere le aziende e sblocco della rottamazione quinquies attualmente in discussione. Formazione professionale per colmare il mismatch di competenze. Sburocratizzazione reale, per liberare le energie imprenditoriali».

Per CNA la crisi si traduce anche in numeri recentissimi. Secondo i dati diffusi da EBAP sull’utilizzo di FSBA – Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (la cassa integrazione del mondo artigiano), nel primo semestre del 2025 la cassa integrazione è aumentata del 42% rispetto allo stesso periodo del 2024.

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Hanno pagato il prezzo più alto 1.727 imprese e 8.333 lavoratori, in particolare nei comparti orafo, tessile e automotive. Analisi indipendenti confermano l’allarme.

«L’indagine della CGIA di Mestre mostra che l’artigianato è tra i settori più vulnerabili alla stagnazione economica, al calo della domanda e ai costi crescenti. A questo si aggiunge il Business Scan di SevenData, secondo cui quasi un’impresa su cinque in Piemonte (19,9%) è a rischio insolvenza nei prossimi 12 mesi. Non stiamo parlando di chiusure già avviate, ma di un rischio sistemico che può travolgere interi comparti e territori».

CNA propone sei pilastri fondamentali: tutela e valorizzazione dei prodotti artigianali tramite indicazioni geografiche; sostegno al passaggio generazionale (oggi solo 1 impresa su 3 riesce a trasmettere l’attività); innovazione tecnologica e adozione dell’Intelligenza Artificiale; riduzione del gap energetico con i competitor europei, anche attraverso il Piano Transizione 5.0; facilitazione dell’accesso all’export per chi non è digitalizzato; ridefinizione normativa e fiscale del perimetro artigiano.

«Le imprese resistono con dignità e coraggio. Ma senza una svolta immediata e coraggiosa, non potranno sopravvivere ancora a lungo – concludono -. Le imprese artigiane, i lavoratori, le famiglie pagano un doppio prezzo: quello della crisi economica e quello dell’indifferenza politica. Per questo CNA Piemonte lancia un appello chiaro e durissimo: non c’è più tempo. Senza misure immediate e coraggiose, l’artigianato rischia di scomparire. Con esso svanirà una parte essenziale dell’economia, della cultura e dell’identità del nostro Paese».



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