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 ribassi fino al 70%

 

nuovi dazi su 400 prodotti, stallo nelle trattative


L’offensiva commerciale voluta da  Trump e incentrata sui nuovi dazi rischia di scuotere profondamente la tenuta del sistema economico italiano. L’intenzione di incrementare le tariffe su settori strategici come acciaio e alluminio non è soltanto un segnale di chiusura verso i partner internazionali, ma un monito a tutte le imprese che guardano al mercato estero come fonte di crescita.

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Fra i prodotti coinvolti, spiccano nuove categorie che finora avevano beneficiato di favorevoli accordi di scambio, colpendo in modo trasversale il Made in Italy e aprendo scenari complessi sia per le grandi aziende sia per le piccole realtà artigianali.

La prospettiva di un calo dell’export italiano verso gli Stati Uniti dovuta ai dazi è particolarmente allarmante, se si considera che solo nell’ultimo anno il valore delle vendite ha superato la soglia dei 64 miliardi di euro, con risultati significativi in molti ambiti.

Fra questi, il comparto farmaceutico è tra i più esposti: con oltre 10 miliardi di fatturato annuo, vede minacciati gli investimenti e le prospettive di crescita di un settore in rapida espansione. A preoccupare sono soprattutto i possibili contraccolpi diretti sugli stabilimenti che producono per il mercato americano, un tempo considerato porto sicuro per molti marchi di punta.

Nuovi Dazi di Trump: settori in difficoltà e ripercussioni macro

La filiera agroalimentare risulta altrettanto vulnerabile ai dazi di Trump. I produttori di vino, formaggi e altri prodotti a denominazione d’origine potrebbero trovarsi a fronteggiare un contraccolpo su quote di mercato consolidate, con stime di contrazione della domanda fino al 10%.

Parallelamente, il settore della moda e del lusso è una colonna portante delle nostre esportazioni: la prospettiva di una battuta d’arresto su una quota di export pari a 12 miliardi di euro preoccupa i brand pronti a presentare nuove collezioni.

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Sul versante manifatturiero, le stime parlano di una possibile flessione fino a 1,5 miliardi, penalizzando i produttori di macchinari e componenti auto, con effetti a catena anche sull’indotto locale.

Ripercussioni sulle PMI

Le imprese di piccole e medie dimensioni, ovvero le PMI, costituiscono il 70% di quelle operanti sul mercato americano e rischiano di subire tagli al personale o ritardi negli investimenti. Quando si profila uno scenario in cui i daz di Trump potrebbero spingersi fino al 20%, queste realtà d’eccellenza si ritrovano a dover ripensare i propri piani di crescita e a valutare strategie di diversificazione.

Allo stesso tempo, l’Unione Europea è chiamata a un ruolo negoziale cruciale per contenere gli effetti delle misure protezionistiche e garantire un equilibrio alle politiche di scambio transatlantico. Gli occhi delle aziende restano puntati sugli sviluppi a Washington, in attesa di segnali distensivi o azioni correttive che possano alleggerire la pressione finanziaria e commerciale sui produttori italiani.

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