L’Unione europea deve adottare “sanzioni immediate” contro Israele, a cominciare dalla “sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele”. E deve “porre fine a tutte le relazioni commerciali ed economiche con gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati”. È quanto chiedono i leader delle principali sigle sindacali europee in una lettera inviata il 19 agosto a Kaja Kallas, Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
“A Gaza una catastrofe umanitaria”
All’origine di questa richiesta c’è la “profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza e per le azioni in corso del governo israeliano” contro la Palestina, spiegano i firmatari della lettera, che denunciano “il continuo e deliberato ostacolo agli aiuti umanitari, la distruzione su larga scala delle infrastrutture civili e l’enorme numero di vittime civili a Gaza, tra cui lavoratori e sindacalisti”.
La lettera porta in calce le firme di Esther Lynch (Ces), Judith Kirton-Darling (industriAll Europa), Jan Willem Goudriaan (Fsesp), Jelmer Evers (Etuce), Oliver Roethig (Uni Europa), Livia Spera (Etf), Tom Deleu (Fetbb), Enrico Somaglia (Effat), Nigel Dennis (Eurocop), Ricardo Gutiérrez (Efj).
Per i sindacalisti – che ricordano di essere “impegnati a favore della giustizia, dei diritti umani e del diritto internazionale” – è “essenziale che l’Ue utilizzi tutti gli strumenti disponibili per realizzare un cessate il fuoco immediato e duraturo e per garantire un accesso completo, senza ostacoli e duraturo agli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza”.
Lo stop a Horizon Europe non è sufficiente
“Siamo consapevoli che la Commissione ha stabilito alcune misure in relazione alla partecipazione di Israele al programma di ricerca Horizon Europe che devono essere adottate con urgenza”, precisano i firmatari della lettera. Il riferimento è la decisione di sospendere Israele dalla partecipazione ad alcune attività di Horizon Europe, il programma di ricerca e innovazione da 95,5 miliardi di euro della Ue. La Commissione europea ha infatti deciso, lo scorso 28 luglio, una sospensione parziale del partenariato che riguarda l’EIC Accelerator, lo strumento che finanzia start-up e piccole imprese con tecnologie emergenti e potenziali applicazioni come intelligenza artificiale, droni e cybersicurezza.
Bruxelles ha motivato la decisione con la violazione da parte del governo Netanyahu dell’articolo 2 dell’accordo di associazione Ue-Israele, che vincola la cooperazione al rispetto dei diritti umani. La misura è arrivata dopo le denunce sulle condizioni umanitarie a Gaza e ha segnato un passo politico rilevante: l’Unione europea ha avviato concretamente un processo di isolamento nei confronti della leadership israeliana.
Fare di più per salvare Gaza
Ma, appunto, non basta. Prosegue la lettera dei sindacati europei: “Queste misure sono ben lontane dall’azione globale e decisiva richiesta di fronte alle violazioni del diritto internazionale umanitario e alle diffuse sofferenze dei civili. Le misure limitate nell’ambito della cooperazione in materia di ricerca non sono commisurate alla gravità della situazione sul campo a Gaza, né riflettono la portata del mancato rispetto da parte del governo israeliano degli obblighi in materia di diritti umani sanciti dall’accordo di associazione Ue-Israele”.
La Ces e le altre sigle ricordano che la Corte penale internazionale ha dichiarato che affamare i civili come metodo di guerra è un crimine di guerra, e richiamano la Ue a una “responsabilità giuridica e morale”: “Il tempo degli avvertimenti e delle dichiarazioni è ormai finito: l’Ue deve intervenire con decisione e immediatamente”.
Le misure da adottare subito
I sindacati invitano pertanto la Commissione europea a:
“Agire in base alla propria valutazione e alle conclusioni delle violazioni e adottare sanzioni immediate, tra cui la sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele, tenendo conto dell’articolo 2 dell’accordo, che subordina la cooperazione al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.
“Porre fine a tutte le relazioni commerciali ed economiche con gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati. Questi insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale, come ribadito da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite. L’Ue deve imporre il divieto di importazione di beni e servizi provenienti da questi insediamenti e di esportazione verso tali territori, garantendo che i mercati europei non siano complici della violazione dei diritti dei palestinesi e della continua annessione di territori”.
Per i sindacati queste misure aiuteranno a “promuovere una risoluzione giusta e duratura del conflitto, basata sulla soluzione dei due Stati e fondata sul diritto internazionale e sui principi di pace, giustizia e uguaglianza”.
Le sigle inoltre esprimono una “ferma condanna” per il recente annuncio da parte del governo israeliano di un’ulteriore operazione militare su larga scala per prendere il controllo della Striscia di Gaza. E invitano l’Ue ad adottare “iniziative urgenti per esercitare pressione sul governo israeliano contro questa operazione. Qualsiasi passo o tentativo di annessione o estensione degli insediamenti viola il diritto internazionale”.
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