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Lavoro, “Senza aumento dei salari il nostro sistema produttivo non si salverà”


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Forte preoccupazione rispetto alla tenuta e alla capacità innovativa del sistema produttivo modenese. Ad esprimerla è il Segretario Generale Cgil Modena, Daniele Dieci, che ha effettuato alcune riflessioni sulla congiuntura economica locale, mettendo in evidenza contraddizioni e difficoltà del territorio modenese

L’analisi: un mondo produttivo a due facce

“Calo della produzione industriale, aumento dei costi delle materie prime, aumento dei costi energetici, crescita della cassa integrazione modenese (+45% rispetto al 2024), instabilità geopolitica, guerra economica, dazi, fragilità del mercato del lavoro e assenza di politiche industriali: tutto questo crea una vera e propria crisi di modello produttivo, che coinvolge le aziende più esposte e, lungo la filiera, quelle che hanno caratteristiche di maggiore fragilità (dimensioni, monocommitenza etc)”, è la fotografia di Dieci.

“Se a tutto questo aggiungiamo la tendenza registrata nelle analisi dei bilanci delle aziende modenesi, che curiamo ormai da diversi anni come Cgil, in cui notiamo una scarsa propensione agli investimenti perché i profitti (che crescono circa del 35% negli ultimi cinque anni) diventano per la maggior parte di essi dividendi per gli azionisti e non investimenti, il quadro si fa ancora più difficile, aggiunge il segretario. 

Il leader sindacale cita poi le più recenti elaborazioni su dati Prometeia rispetto allo scenario economico modenese, che non sono particolarmente lusinghiere, e commenta: “Ci troviamo insomma di fronte ad un mondo produttivo modenese a due facce: da un lato aziende in difficoltà, che arrancano, che ricorrono agli ammortizzatori sociali e soffrono l’instabilità dei mercati, soprattutto nei settori più esposti, soprattutto aziende di piccole dimensioni o che si trovano in fondo alla catena del valore (servizi, terziario, contoterzisti, artigiani etc). Dall’altro, aziende che continueranno anche dentro alla crisi a vedere crescere i propri guadagni”.

Salari al palo e precarietà

“Non accetteremo che ancora una volta il sistema delle imprese invece di investire sull’innovazione e sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici decida di voltarsi dall’altra parte e di mettersi in cascina i profitti. Quell’aumento di valore aggiunto passa in buona parte dalla qualità, dalle competenze e dall’impegno dei lavoratori e delle lavoratrici: è a loro che deve tornare sotto forma di salario, di stabilizzazioni e di miglioramento delle condizioni di vita e lavoro”, attacca Dieci commentando le prospettive di ripresa e di crescita del valore aggiunto nel 2025/26.

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“Siamo infatti in un mercato del lavoro ancora contrassegnato da una fortissima precarietà, basti pensare che le analisi previsionali sulle assunzioni sempre curate dalla Camera di Commercio di Modena indica che nei prossimi tempi solo il 15% delle assunzioni sarà a tempo indeterminato, mentre tutte le altre saranno precarie (a tempo determinato, somministrazione, cococo e altre forme di collaborazione) – aggiunge il segretario – Per questo, vogliamo redistribuire i profitti, aumentare i salari, chiediamo di rafforzare la qualità del lavoro, vogliamo combattere la precarietà. Allo stesso tempo, serve mettere in campo tutte le iniziative per salvaguardare i posti di lavoro in uno scenario economico così incerto, perché difendere il lavoro significa anche difendere il sistema produttivo peculiare modenese, nonostante la crisi legata ai dazi e le incognite di questa fase”.

La proposta

Partendo da questa analisi la Cgil di Modena propne di attivare tutti gli strumenti a supporto di lavoratrici e lavoratori e del sistema produttivo modenese, promuovendo un Osservatorio composto da Organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, Camera di Commercio, Università, Istituzioni, “per leggere in anticipo le dinamiche che si sviluppano e trovare tutte le soluzioni possibili per valorizzare il lavoro, salvaguardare e innovare il nostro modello produttivo, sviluppare politiche industriali locali efficaci per una transizione giusta”. 

“Non ci sarà nessuna stagione di sviluppo e progresso se non si difenderanno i posti di lavoro, se non si investirà sulla formazione e sulla rioccupabilità, se non ci sarà responsabilità sociale e territoriale delle imprese. Non ci sarà nessuna stagione di sviluppo e progresso per il nostro paese se l’Italia si arrenderà alla perdita della nostra manifattura”, chiosa Daniele Dieci.



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