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Merz svela il piano di riarmo


355 miliardi di euro di investimenti spalmati su un periodo di 15 anni per consolidare le forze armate tedesche, con un potere di spesa ben concentrato in mano ai decisori politici della Difesa e una tabella di aumenti graduali già dal prossimo anno. La Germania guidata dal cancelliere Friederich Merz ha svelato i progetti concreti con cui vuole dare attuazione al progetto di sospensione del freno costituzionale al debito per il procurement delle forze armate.

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La lista della spesa di Merz

Per ora si tratta di spese definite a livello tabellare, nella rigida e fredda contabilità di cui i decisori germanici sono maestri, ma che danno l’idea dell’ampiezza dell’ambizione di Berlino.

La lista della spesa è colossale. In ordine crescente, la Germania stanzierà in quindici anni 13,3 miliardi per le comunicazioni satellitari delle forze armate, 15,9 miliardi per rinnovare la sistemistica di telecomunicazione, 20,8 miliardi per veicoli e strumentazione ad essi dedicata, 20,9 miliardi per materiale da campo e strumentazione utile alle truppe combattenti, per poi passare ai grossi calibri: 34,2 miliardi destinati alla Luftwaffe per il rinnovo del parco aeronautico e degli apparati missilistici, 36,6 miliardi per navi e sottomarini, 52,5 miliardi per carri armati e altri veicoli da combattimento, ben 70,3 miliardi di euro per il munizionamento di artiglieria, mortai, fanteria, contraerea e via dicendo.

L’ondata di fondi tedeschi per il riarmo

Il portale tedesco Hartpunkt, specializzato in questioni di sicurezza, ha ben riassunto le linee guida di bilancio del governo di coalizione tra Cdu e Spd, sottolineando come la spesa-extra potrà essere incrementata e si avrà un picco di spesa nel 2029-2030. In quegli anni si prevede che la Germania spenda 52 miliardi di euro l’anno in acquisizione di strumenti militari. Per fare un paragone, tutta la spesa militare del 2024 era pari a 86-88 miliardi di euro secondo le varie stime a disposizione. La Germania vuole spendere nei prossimi anni, per due anni di fila, oltre la metà di questa cifra solo per procacciarsi nuova strumentazione militare.

Con ogni probabilità, nel programma di spesa rientreranno quei progetti di espansione delle forze armate tedesche già programmati o avviati da tempo e non ancora totalmente coperti dal Fondo Speciale introdotto da Olaf Scholz nel 2022. Tra questi, si segnalano il progetto dell’European Sky Shield Initiative (Essi) per un’antiaerea continentale a guida tedesca, il piano congiunto con l’Italia per sviluppare con la joint venture Rheinmetall-Leonardo la costruzione dei moderni carri armati Panther, la produzione dei caccia F-35 destinati alla Luftwaffe in terra tedesca, il progetto tedesco-britannico per costruire un nuovo sistema di attacco balistico in profondità (Deep Precision Strike) per Berlino e Londra.

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Dietro la fredda contabilità dei numeri c’è una strategia al contempo geopolitica e industriale. La Germania punta fortemente sul rilancio della sua capacità militare. Gli Anni Trenta del Duemila dovranno, nelle intenzioni di Merz, essere contraddistinti dal rilancio della capacità combattente della Bundeswehr e dalla ripresa di Berlino, già oggi quarta capitale al mondo per spesa militare, nel gotha delle potenze militari mondiali.

La Germania, come dimostrato da Merz dall’ascesa al potere, crede in una prospettiva critica per l’Europa, in un prossimo decennio di acuta competizione strategica, segnato dal rischio di un confronto diretto con la Russia sull’Ucraina (sulla fine della cui invasione il cancelliere appare quantomeno freddo) o dalla necessità di garantire a Kiev le adeguate garanzie di sicurezza. Al contempo, questo riarmo dovrà il più possibile presentarsi come progetto Made in Germany per far evolvere le prospettive industriali di settori produttivi messi alle corde dai dazi, dalla crisi energetica degli anni scorsi, dall’appannamento della potenza commerciale tedesca.

La mercantilista Germania prevede un piano di vero e proprio keynesismo militare da quindici anni per sostenere la sua economia, oltre che le sue forze armate: il riarmo è l’unica emergenza che poteva consentire il consolidamento di tale svolta.

Palla al “falco” Pistorius

Nei prossimi anni, regista del riarmo sarà il ministro della Difesa Boris Pistorius: “Il piano introduce impegni a lungo termine noti come Verpflichtungsermächtigungen, o autorizzazioni di impegno, validi dal 2027 al 2041, per un valore di circa 325 miliardi di euro, che consentono al Ministero della Difesa di firmare contratti per sistemi importanti come carri armati, navi e aerei che saranno consegnati negli anni successivi”, nota Defense-Blog.

Pistorius da tempo pressa l’industria perché si prepari alla grande sfida del riarmo e otterrà la capacità di accelerare sulla conclusione dei contratti e della disposizione dei programmi di spesa per rassicurare le imprese e la filiera sulla certezza degli ordini e dei flussi di cassa, vero e proprio cruccio per il settore difesa. Resteranno da vincere grandi sfide, per Berlino: disponibilità di acciaio, capacità di mantenere quote di manodopera all’altezza delle commesse, gestione di una logistica di materie prime, semilavorati e mezzi efficiente metteranno alla prova la capacità industriale tedesca. I soldi ci sono, ma da soli non bastano. Servono strategia e programmazione per gestire la sfida industriale e serviranno visione politica e sangue freddo per non vedere come un fine in sé, come spesso sembra essere, il programma di rilancio delle forze armate in un mondo complesso.

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