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“Un’occasione straordinaria da trasformare in sviluppo concreto”


L’ingresso ufficiale dell’Umbria nella ZES – Zona Economica Speciale, insieme alle Marche, segna un passaggio di grande rilevanza per il futuro economico del territorio. A sottolinearlo è il consigliere regionale Nilo Arcudi (Umbria Civica – Tesei Presidente), che vede in questa misura “una scelta strategica che può rappresentare una svolta per il nostro tessuto produttivo”. La ZES unica, istituita dal Governo con il decreto legge 124/2023 e operativa dal gennaio 2024, offre infatti agevolazioni fiscali, semplificazione burocratica e incentivi per attrarre nuovi investimenti.

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Arcudi non ha dubbi: la posta in gioco è alta e il successo dipenderà dalla capacità delle istituzioni e delle comunità locali di muoversi con rapidità e coesione.

Nilo Arcudi sull’ingresso dell’Umbria nella ZES: occasioni e prospettive

Secondo il consigliere, infatti, la vera sfida non risiede tanto nell’annuncio politico, quanto nella gestione concreta. In una nota diffusa Arcudi ha spiegato il suo punto di vista sulla questione: “Al di là del dibattito politico oggi la vera sfida è fare in modo che l’Umbria sappia cogliere fino in fondo questa occasione”. Per farlo, indica alcune priorità imprescindibili, tra cui definire con precisione le aree produttive da includere nella ZES, garantire tempi certi e procedure snelle per le imprese. Ma anche attivare sportelli unici e bandi mirati, assicurare la piena accessibilità agli incentivi fiscali e contributivi e infine costruire un dialogo costante con le parti sociali.

Un modello partecipativo, quindi, che eviti decisioni verticistiche. “Non servono scelte calate dall’alto né autoreferenziali: la ZES sarà utile se costruita insieme a chi fa impresa, a chi lavora e a chi vive i territori”, dice ancora Nilo Arcudi.

Coinvolgere territori, imprese e sindacati

Proprio per garantire questo approccio, Umbria Civica si prepara ad avviare un ciclo di incontri nei Comuni dell’Umbria con aziende, associazioni di categoria e rappresentanze sindacali. L’obiettivo è raccogliere suggerimenti concreti da portare in Regione e costruire una strategia condivisa che non lasci indietro nessuno. 

Il coinvolgimento dei sindacati viene considerato cruciale per garantire che gli incentivi non si traducano soltanto in vantaggi per le imprese, ma anche in nuova e buona occupazione. La scommessa è duplice: attrarre investitori dall’esterno e sostenere il rafforzamento delle realtà produttive già radicate sul territorio, dando stabilità al mercato del lavoro.

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ZES come strumento di crescita equilibrata per l’Umbria

Il consigliere regionale Nilo Arcudi richiama l’attenzione anche sul rischio di spreco delle opportunità. Senza una governance efficace e senza strumenti operativi chiari, il pericolo è che la ZES resti sulla carta, vanificando le attese di cittadini e imprese. “L’obiettivo” – conclude – “è uno soltanto: trasformare questa opportunità straordinaria in sviluppo reale, lavoro e crescita per tutta l’Umbria”.

L’inserimento dell’Umbria nella ZES – Zona Economica Speciale appare dunque come un’occasione irripetibile, che potrà incidere profondamente sul futuro della regione. Ma la condizione necessaria sarà la capacità di tradurre il potenziale in risultati concreti, evitando divisioni politiche e logiche autoreferenziali.

L’analisi di Svimez: senza strategia il rischio è un’occasione sprecata

Alle parole di Arcudi si aggiunge la riflessione di Luca Bianchi, direttore di Svimez, che definisce l’ingresso dell’Umbria nella ZES Unica “un’occasione storica per sperimentare un nuovo modello di sviluppo capace di rilanciare le aree in declino”. Ma l’economista avverte: senza un piano organico e un’azione coordinata, la misura rischia di rimanere un intervento spot.

Bianchi richiama dati significativi sul declino economico umbro: il PIL pro capite, che nel 2000 superava del 20% la media europea, oggi è fermo all’83%. Numeri che raccontano la necessità urgente di politiche industriali e infrastrutturali mirate. Per questo sottolinea che la ZES dovrà individuare settori chiave, rafforzare la competitività e migliorare i collegamenti, in particolare quelli est-ovest verso i porti e le principali arterie commerciali.



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