un indicatore di esposizione dell’emittente, calcolato secondo metodologie già applicate dalla BCE per orientare gli acquisti di obbligazioni verso aziende più virtuose;
una misura di vulnerabilità del singolo titolo, che tiene conto anche della sua durata residua.
Solo le obbligazioni corporate non finanziarie saranno incluse nella fase iniziale. Restano escluse le obbligazioni bancarie e i titoli di Stato.
Fonte: pexels.com
Impatti indiretti sull’economia reale
Pur agendo direttamente sulle banche, la misura avrà effetti anche sulle imprese industriali e commerciali. Poiché le banche vedranno diminuire l’utilità delle obbligazioni più emissive come garanzia presso la BCE, tenderanno a ridurre la detenzione di questi titoli nei portafogli e a limitare il finanziamento delle aziende più esposte al rischio climatico.
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Questo potrà tradursi in un aumento del costo del capitale, condizioni di prestito più severe e – nei casi estremi – in una riduzione della domanda per le obbligazioni emesse da tali imprese.
Anche gli investitori istituzionali (fondi, assicurazioni, asset manager) inizieranno a tenere conto del fatto che i titoli emessi da imprese ad alta intensità di carbonio perderanno valore come collaterale bancario, accelerando così un riprezzamento complessivo del rischio climatico sui mercati finanziari.
Continuità con la strategia BCE
L’introduzione del fattore clima rappresenta un’estensione del tilting, la strategia avviata nel 2022 volta a privilegiare negli acquisti di corporate bond gli emittenti con migliori performance ambientali.
La principale novità è che l’azione non riguarda più soltanto i titoli già detenuti dalla BCE, ma anche gli attivi presentati dalle banche come garanzia.
Questa evoluzione permette alla BCE di proteggere il proprio bilancio da eventuali svalutazioni legate a shock climatici e, allo stesso tempo, inviare un messaggio chiaro al mercato obbligazionario sull’importanza di integrare il rischio climatico nei sistemi di valutazione.
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Tempistiche e prossimi passi
Ricordiamo che il nuovo meccanismo sarà implementato nella seconda metà del 2026, dopo il completamento degli adeguamenti tecnici e regolamentari necessari.
La calibrazione finale avverrà sulla base dei dati aggiornati disponibili nel primo trimestre dello stesso anno e sarà soggetta a revisioni periodiche, per garantire coerenza con l’evoluzione degli scenari climatici e delle metodologie di analisi.
In sintesi, il 2026 segnerà quindi un punto di svolta nella gestione del rischio climatico da parte della BCE, con il rischio climatico ed il rischio di transizione climatica che diventano fattori cruciali nella valutazione della stabilità finanziaria del settore bancario europeo.
Banche: rischio climatico e rischio di transizione climatica
A partire dal secondo semestre 2026, la Banca Centrale Europea (BCE) introdurrà un nuovo “fattore clima” nella valutazione che sarà realizzata nei confronti delle Banche per erogare i finanziamenti.
Nel suo ruolo di vigilanza sulle Banche EU, la BCE sta progressivamente integrando i rischi legati al clima ed alla transizione climatica nelle sue politiche e nei suoi strumenti di supervisione e controllo,
Questo approccio mira a garantire che – a tendere – le varie Banche diventino sempre più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e che i loro Bilanci non siano esposti a perdite significative a causa di attività economiche o asset che diventeranno obsoleti, o meno redditizi in ragione dei processi di transizione sostenibile.
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È un cambiamento di ampia portata, che porta all’ingresso del rischio climatico ed il rischio di transizione climatica nel cuore della politica economica europea.
Rischio climatico: cosa cambierà per le Banche?
Nel contesto attuale le Banche dell’area euro possono presentare una varietà di strumenti finanziari come garanzia (collaterale) nelle operazioni di rifinanziamento con la BCE, incluse le obbligazioni societarie emesse da imprese non finanziarie.
Finora, il valore riconosciuto a tali strumenti si basava esclusivamente sul prezzo di mercato, al netto di un taglio standard (haircut) applicato per motivi prudenziali.
Con l’introduzione del nuovo fattore clima, alcune di queste obbligazioni subiranno una riduzione aggiuntiva del valore riconosciuto dalla banca centrale, qualora siano emesse da Aziende particolarmente esposte al rischio climatico (e che sono presenti nel portafoglio della Banca).
Di conseguenza, le banche saranno costrette a fornire più titoli o titoli con un profilo climatico più sostenibile per ottenere lo stesso ammontare di finanziamento.
Le emissioni delle aziende con una forte dipendenza dai combustibili fossili o operanti in settori altamente emissivi (come energia tradizionale, trasporto pesante e industria pesante) verranno penalizzate e riceveranno un più ampio haircut (taglio del loro valore nominale).
Al contrario, i titoli emessi da imprese con una bassa esposizione al rischio climatico, o attive nella transizione energetica, potranno mantenere quasi del tutto il loro valore come collaterale.
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Come sarà calcolato il “fattore clima” per le Banche?
Il nuovo meccanismo si basa su tre elementi:
un fattore di stress settoriale derivante dagli scenari avversi sviluppati nei test di stress climatici dell’Eurosistema;
un indicatore di esposizione dell’emittente, calcolato secondo metodologie già applicate dalla BCE per orientare gli acquisti di obbligazioni verso aziende più virtuose;
una misura di vulnerabilità del singolo titolo, che tiene conto anche della sua durata residua.
Solo le obbligazioni corporate non finanziarie saranno incluse nella fase iniziale. Restano escluse le obbligazioni bancarie e i titoli di Stato.
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Impatti indiretti sull’economia reale
Pur agendo direttamente sulle banche, la misura avrà effetti anche sulle imprese industriali e commerciali. Poiché le banche vedranno diminuire l’utilità delle obbligazioni più emissive come garanzia presso la BCE, tenderanno a ridurre la detenzione di questi titoli nei portafogli e a limitare il finanziamento delle aziende più esposte al rischio climatico.
Questo potrà tradursi in un aumento del costo del capitale, condizioni di prestito più severe e – nei casi estremi – in una riduzione della domanda per le obbligazioni emesse da tali imprese.
Anche gli investitori istituzionali (fondi, assicurazioni, asset manager) inizieranno a tenere conto del fatto che i titoli emessi da imprese ad alta intensità di carbonio perderanno valore come collaterale bancario, accelerando così un riprezzamento complessivo del rischio climatico sui mercati finanziari.
Continuità con la strategia BCE
L’introduzione del fattore clima rappresenta un’estensione del tilting, la strategia avviata nel 2022 volta a privilegiare negli acquisti di corporate bond gli emittenti con migliori performance ambientali.
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La principale novità è che l’azione non riguarda più soltanto i titoli già detenuti dalla BCE, ma anche gli attivi presentati dalle banche come garanzia.
Questa evoluzione permette alla BCE di proteggere il proprio bilancio da eventuali svalutazioni legate a shock climatici e, allo stesso tempo, inviare un messaggio chiaro al mercato obbligazionario sull’importanza di integrare il rischio climatico nei sistemi di valutazione.
Fonte: pexels.com
Tempistiche e prossimi passi
Ricordiamo che il nuovo meccanismo sarà implementato nella seconda metà del 2026, dopo il completamento degli adeguamenti tecnici e regolamentari necessari.
La calibrazione finale avverrà sulla base dei dati aggiornati disponibili nel primo trimestre dello stesso anno e sarà soggetta a revisioni periodiche, per garantire coerenza con l’evoluzione degli scenari climatici e delle metodologie di analisi.
In sintesi, il 2026 segnerà quindi un punto di svolta nella gestione del rischio climatico da parte della BCE, con il rischio climatico ed il rischio di transizione climatica che diventano fattori cruciali nella valutazione della stabilità finanziaria del settore bancario europeo.
Banche: rischio climatico e rischio di transizione climatica
A partire dal secondo semestre 2026, la Banca Centrale Europea (BCE) introdurrà un nuovo “fattore clima” nella valutazione che sarà realizzata nei confronti delle Banche per erogare i finanziamenti.
Nel suo ruolo di vigilanza sulle Banche EU, la BCE sta progressivamente integrando i rischi legati al clima ed alla transizione climatica nelle sue politiche e nei suoi strumenti di supervisione e controllo,
Questo approccio mira a garantire che – a tendere – le varie Banche diventino sempre più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e che i loro Bilanci non siano esposti a perdite significative a causa di attività economiche o asset che diventeranno obsoleti, o meno redditizi in ragione dei processi di transizione sostenibile.
È un cambiamento di ampia portata, che porta all’ingresso del rischio climatico ed il rischio di transizione climatica nel cuore della politica economica europea.
Rischio climatico: cosa cambierà per le Banche?
Nel contesto attuale le Banche dell’area euro possono presentare una varietà di strumenti finanziari come garanzia (collaterale) nelle operazioni di rifinanziamento con la BCE, incluse le obbligazioni societarie emesse da imprese non finanziarie.
Finora, il valore riconosciuto a tali strumenti si basava esclusivamente sul prezzo di mercato, al netto di un taglio standard (haircut) applicato per motivi prudenziali.
Con l’introduzione del nuovo fattore clima, alcune di queste obbligazioni subiranno una riduzione aggiuntiva del valore riconosciuto dalla banca centrale, qualora siano emesse da Aziende particolarmente esposte al rischio climatico (e che sono presenti nel portafoglio della Banca).
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Contributi per le imprese
Di conseguenza, le banche saranno costrette a fornire più titoli o titoli con un profilo climatico più sostenibile per ottenere lo stesso ammontare di finanziamento.
Le emissioni delle aziende con una forte dipendenza dai combustibili fossili o operanti in settori altamente emissivi (come energia tradizionale, trasporto pesante e industria pesante) verranno penalizzate e riceveranno un più ampio haircut (taglio del loro valore nominale).
Al contrario, i titoli emessi da imprese con una bassa esposizione al rischio climatico, o attive nella transizione energetica, potranno mantenere quasi del tutto il loro valore come collaterale.
Come sarà calcolato il “fattore clima” per le Banche?
Il nuovo meccanismo si basa su tre elementi:
un fattore di stress settoriale derivante dagli scenari avversi sviluppati nei test di stress climatici dell’Eurosistema;
un indicatore di esposizione dell’emittente, calcolato secondo metodologie già applicate dalla BCE per orientare gli acquisti di obbligazioni verso aziende più virtuose;
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Solo le obbligazioni corporate non finanziarie saranno incluse nella fase iniziale. Restano escluse le obbligazioni bancarie e i titoli di Stato.
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Pur agendo direttamente sulle banche, la misura avrà effetti anche sulle imprese industriali e commerciali. Poiché le banche vedranno diminuire l’utilità delle obbligazioni più emissive come garanzia presso la BCE, tenderanno a ridurre la detenzione di questi titoli nei portafogli e a limitare il finanziamento delle aziende più esposte al rischio climatico.
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Continuità con la strategia BCE
L’introduzione del fattore clima rappresenta un’estensione del tilting, la strategia avviata nel 2022 volta a privilegiare negli acquisti di corporate bond gli emittenti con migliori performance ambientali.
La principale novità è che l’azione non riguarda più soltanto i titoli già detenuti dalla BCE, ma anche gli attivi presentati dalle banche come garanzia.
Questa evoluzione permette alla BCE di proteggere il proprio bilancio da eventuali svalutazioni legate a shock climatici e, allo stesso tempo, inviare un messaggio chiaro al mercato obbligazionario sull’importanza di integrare il rischio climatico nei sistemi di valutazione.
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Tempistiche e prossimi passi
Ricordiamo che il nuovo meccanismo sarà implementato nella seconda metà del 2026, dopo il completamento degli adeguamenti tecnici e regolamentari necessari.
La calibrazione finale avverrà sulla base dei dati aggiornati disponibili nel primo trimestre dello stesso anno e sarà soggetta a revisioni periodiche, per garantire coerenza con l’evoluzione degli scenari climatici e delle metodologie di analisi.
In sintesi, il 2026 segnerà quindi un punto di svolta nella gestione del rischio climatico da parte della BCE, con il rischio climatico ed il rischio di transizione climatica che diventano fattori cruciali nella valutazione della stabilità finanziaria del settore bancario europeo.